All’ospedale Piemonte si festeggia la millesima nascita. Perchè smantellare?

Pesa 3 chili e 850 grammi ed è l’ultimo cucciolo della signora Irene Russo. Ma Roberto, nato alle 18 del 24 dicembre è anche il neonato numero mille partorito all’ospedale Piemonte dall’inizio dell’anno.

Lui non può saperlo, ma oltre ad essere la gioia della mamma, del papà e dei fratellini Alessia e Christian è anche l’orgoglio di un nosocomio dal destino sempre incerto, soprattutto da quando l’ex assessore alla sanità Massimo Russo ha varato una riforma “perfetta” sulla carta ma di gran lunga carente quando ai dati si sostituiscono le persone.

Se in un anno in un ospedale nascono più di mille bambini non soltanto non è una struttura da chiudere, ma è da potenziare. Invece Roberto è venuto al mondo in una realtà che sembra quasi un “ospedale da campo”, sempre sul punto di essere smantellata ed in attesa di impegni che non vengono mai portati a termine. Attualmente il reparto di ostetricia e ginecologia ha operativi solo 12 posti letto (e paradossalmente è con questa dozzina scarsa di posti che sono nati mille messinesi) sui 24 disponibili. I lavori al padiglione 4 che dovevano essere conclusi in 90 giorni sono in itinere da due anni, ma anche questo rientra nella logica messinese delle incompiute. E dei 121 posti letto complessivi strappati all’ex assessore Russo dopo battaglie infinite e petizioni per garantire al Piemonte il ruolo di presidio d’emergenza, non c’è alcuna traccia. I posti infatti attualmente sono 78.

Nel frattempo ogni giorno c’è un trasferimento, uno spostamento dal Piemonte al Papardo di personale, medici, infermieri, ausiliari, macchinari. Una sorta di lenta migrazione che non si comprende se sarà definitiva o meno e a quale logica corrisponda. Ogni giorno si sposta un pezzo di storia e di esperienza dal centro città all’estremo opposto, nella zona nord. Dopo le 18 mila firme raccolte, dopo mesi e mesi di lotte del Comitato Salviamo il Piemonte, sembra tutto essere finito in un limbo. L’accorpamento Piemonte-Papardo e la soluzione del lasciare la struttura del viale Europa aperta come presidio di soccorso ed emergenza è rimasta di fatto “sospesa”. Non sono arrivate né le somme previste né i 121 posti letto. Nel frattempo però lo smantellamento procede quotidianamente. Ad ottobre i sindacati hanno protestato ribadendo la richiesta dei 12 milioni di euro destinati alla definitiva ristrutturazione del Piemonte. Il direttore generale dell’Azienda Papardo-Piemonte, Armando Caruso ha inoltre presentato una proposta per evitare quanto previsto dalla riforma Russo e cioè il taglio di uno dei due punti nascita tra Papardo e Piemonte, suggerendo di realizzare nel nosocomio del centro un Polo materno infantile. L’idea non ha incontrato l’entusiasmo della Cgil che si è detta perplessa sul destino del reparto del Papardo, che conta 600 nascite l’anno. La riforma regionale prevede che il punto nascita venga soppresso al di sotto dei 500 parti ed il paradosso messinese è che in entrambi i casi, sia Papardo che Piemonte la soglia viene superata e sarebbe una follia far chiudere battenti anche ad uno solo dei due punti. Ma anche il progetto del centro infantile proposto da Caruso è al momento solo un’ipotesi che lascia in piedi alcuni interrogativi di non facile soluzione, sul piano pratico e finanziario. La politica deve dare risposte e le deve dare in fretta perché il nosocomio del viale Europa non può essere soppresso né depauperato e non solo perché è in pieno centro, ma perché i dati parlano chiaro: mille bambini in un anno non sono numeri da reparto di paesino sperduto nelle montagne. Né del resto si può cancellare un reparto che assiste l’intera zona nord. Il piccolo Roberto è una buona notizia che invita a riflettere. Non possiamo chiedere ai medici, agli infermieri, agli ausiliari del Piemonte di continuare ad operare in condizioni di quotidiana “smobilitazione” con il rischio che una mattina entrino in corsia e non trovino neanche una lettiga Bisogna dare risposte chiare o in un senso o in un altro e questo può farlo solo la politica ed il governo regionale.

Il Comitato Salviamo il Piemonte ha già chiesto all’assessore regionale alla sanità Lucia Borsellino un incontro per capire quale siano le sorti della struttura, quali le intenzioni della Regione sia a proposito dei 121 posti letto che della loro funzionalità, nonché sui finanziamenti previsti e su tutte le questioni lasciate in sospeso. L’augurio che ci fa Robertino è quello che la “culla” di Messina, culla in senso concreto, non venga smontata, perché serve ancora. Grazie al cielo.

Rosaria Brancato