Prima accoglienza allo sbando in Sicilia. Al PalaNebiolo arrivano in 111 e scappano

Dai trasferimenti agli sbarchi direttamente dal mare, Messina è ormai coinvolta totalmente nel fenomeno delle migrazioni, come il resto della Sicilia. Il flusso di persone che attraversano il Mediterraneo è continuo, solo negli ultimi due giorni sono stati registrati oltre duemila arrivi. Per ultimi, sono arrivati 321 migranti nel porto di Augusta, soccorsi in mare dalla nave San Giorgio della Marina Militare, impegnata nell'operazione Mare Nostrum.

Un altro fenomeno che caratterizza le cronache delle migrazioni di questi giorni, oltre agli sbarchi e al mal funzionamento del sistema di prima accoglienza, sono le fughe. Scappano a centinaia dai luoghi improvvisati e privi di statuto giuridico che sono sorti in tutta la Sicilia. Uno di questi centri, nato come centro di “smistamento” e strutturatosi sul modello degli ex Centri Puglia, è il PalaNebiolo di Messina, che non rimane escluso da questo fenomeno. Se a dicembre gli allontanamenti hanno interessato gruppi di trenta, quaranta persone, per un massimo di cinquanta, ormai coinvolgono blocchi di centinaia di persone. Sono stati 117 i migranti ad allontanarsi dopo lo sbarco dal mercantile “Prospero” il 9 Aprile. Tra loro, la maggior parte delle 22 donne giunte sul molo di Messina insieme ai 361 compagni di viaggio.

Dei 111 migranti di nazionalità eritrea giunti ieri sera al PalaNebiolo, invece, sono tutti fuggiti nel corso della notte, nonostante abbiano eseguito le pratiche per richiedere la protezione internazionale. Nel centro del PalaNebiolo, dunque, restano 250 migranti nella tendopoli e 40 ancora nel Palazzetto – riaperto dopo lo sbarco del 9 Aprile – come se nulla fosse avvenuto. La maggior parte delle persone che si allontanano dai centri, compreso quello di Messina, provengono dalla Siria e dal Corno d'Africa (Eritrea e Somalia). Si tratta di persone che hanno come meta paesi del Nord Europa – Germania e paesi Scandinavi in testa – nei quali nella maggior parte dei casi hanno già dei familiari ad attenderli, per questo scappano, spesso senza farsi neppure identificare. Tutto questo per sfuggire ai vincoli della direttiva europee che regola i flussi migratori, chiamata “Dublino”, che obbliga i migranti a procedere alla richiesta di asilo nei paesi in cui sbarcano e dove svolgono il fotosegnalamento e il C3 – ovvero il modello per richiedere la protezione internazionale. Questo condannerebbe molte persone a rimanere in Italia per un tempo infinito. Un motivo che, insieme alle condizioni drammatiche in cui viene svolta la prima accoglienza in Italia, spinge molte persone a fuggire subito dopo lo sbarco, se le forze non le hanno nel frattempo abbandonate. Come sottolineano i dati di una recente inchiesta pubblicata sull'Espresso, tra i migranti che scappano dai centri ci sono anche molti minori. Dall'inizio del 2014, risulta infatti, che sulle nostre coste sono sbarcati oltre 2.300 minori non accompagnati, ovvero completamente soli. Il rischio, in caso di fuga, è che i migranti in generale e questi ragazzi in particolare vengano catturati nelle maglie della malavita e del lavoro in nero.

Nel frattempo, interviene il deputato nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà, Erasmo Palazzotto, che risponde alle dichiarazioni dell'esponente della Lega Nord, Matteo Salvini:

"L'operazione Mare Nostrum costa, in un anno, quanto un caccia da guerra F-35. Sostenere, come Salvini, che i costi delle operazioni di soccorso dei migranti in mare siano insostenibili per l'Italia è pura demagogia". "Salvini ha annunciato una visita in Sicilia? Si tolga i paraocchi della propaganda e venga a vedere la condizione in cui ci troviamo, noi siamo pronti ad accompagnarlo. Capirà che il problema non sono i costi del soccorso, ma la speculazione fatta sulla pelle dei rifugiati e il modo in cui vengono spesi i fondi per l'accoglienza. All'Europa non dobbiamo chiedere di consentire respingimenti – continua Palazzotto – ma di superare l'agenzia Frontex e il programma Eurosur, che ogni anno costano milioni di euro senza produrre alcun risultato. Nessuna misura militare o normativa potrà fermare infatti un fenomeno ormai strutturale. Non ci sono confini da difendere, non siamo davanti a un’invasione. Serve invece una politica comune dell'Ue per gestire in maniera unitaria questo fenomeno – conclude il deputato di SEL – un'agenzia europea che si occupi di soccorrere in mare i rifugiati, sulla falsa riga di Mare Nostrum, e garantire un'accoglienza dignitosa a tutti i rifugiati che, fuggendo da guerre e persecuzioni, arrivano alle frontiere d'Europa”.

Eleonora Corace