Sequestro bis a Genovese, i legali: “e’ vero accanimento giudiziario, ecco perche'”

Un secondo decreto di sequestro, che estende il precedente. E che riguarda la quasi totalità degli indagati, sigle societarie comprese, ad eccezione di Daniela D'Urso, moglie dell'ex sindaco Giuseppe Buzzanca, anche lei ai domiciliari. Dodici pagine che dispongono la messa dei sigilli anche alle villette di Ganzirri delle sorelle Schirò, consorti dei deputati Francantonio Genovese e Franco Rinaldi, che non sono però quelle ben più sontuose dove la famiglia effettivamente abita e dove Chiara Schirò sta scontando i domiciliari. In ogni caso, nelle abitazioni è riconosciuta la facoltà d'uso. Poche le novità sostanziali nel nuovo decreto di sequestro emesso dalla magistratura nell'inchiesta Corsi d'oro. Che però sembra destinato a far alzare il livello dello scontro tra i due fronti della Procura e del collegio difensivo. Il perché lo spiega una nota del legale delle sorelle Schirò, l'avvocato Nino Favazzo, che parla di accanimento giudiziario. Di là del balletto delle cifre, sempre altalenanti, nei casi dei sequestri, perché basate su stime spesso discutibili, l'avvocato racconta un particolare preciso: non soltanto i beni erano già nella disponibilità degli interessati quando fu emesso un primo sequestro, cioè a dire sequestrabili anche allora, quando il giudice non ritenne di doverlo fare; ma, soprattutto, dopo i provvedimenti, Chiara Schirò aveva formalizzato la disponibilità a coprire la somma che si riteneva illecitamente ottenuta. Invece i giudici hanno scelto una strada diversa, procedendo col secondo sequestro. Di seguito, la nota dell'avvocato Favazzo:

Solo nella tarda mattinata di oggi è stato notificato alle mie assistite, Chiara ed Elena Schirò, un decreto di sequestro preventivo avente ad oggetto titoli di credito per un ammontare di euro 207 mila 500 euro ed un bene immobile, nei confronti della prima, due terreni di valore imprecisato, nei confronti della seconda. Il nuovo decreto è stato emesso su titoli e beni già nella disponibilità delle signore Schirò alla data del primo provvedimento cautelare, ad integrazione di quest'ultimo e fino alla concorrenza dell'importo di euro 393 mila 500 euro quanto a Schirò Chiara ed euro 6370 mila quanto a Schirò Elena. Al solo fine di offrire a chi legge argomenti di riflessione quanto più possibile completi e non notizie parziali, avverto il dovere di precisare: 1) contrariamente a quanto si legge nell'odierno decreto, in esecuzione dell'originario provvedimento, nei confronti di Elena Schirò, sono stati sequestrati titoli e contanti per un valore complessivo di euro 6408,36 ad integrale copertura del presunto profitto del reato alla medesima contestato.

La iniziativa giudiziaria oggi assunta, in esecuzione della quale sono stati sequestrati ben due "spezzoni" di terreno, di estensione imprecisata ma, già da soli, di valore certamente superiore ad euro 6370,00, risulta pertanto illegittima; 2) nei confronti di Chiara Schirò, a fronte di un profitto di reato quantificato in euro 393 mila 500 euro con il primo provvedimento, sono state sequestrate somme di danaro per euro 26 mila con quello odierno, titoli di credito per un ammontare di euro 207 mila 500 euro. Per la differenza, pari ad euro 160 mila euro, il sequestro è stato esteso ad un immobile di proprietà, di valore non precisato ma di gran lunga superiore a tale ultimo importo.

Senza indugiare ulteriormente sui numeri, che si prestano ad ovvie e differenti letture di parte, ciò che ha lasciato l'amaro i bocca ai protagonisti di questa vicenda giudiziaria e che induce a considerare anche l'odierno sequestro, più che un atto dovuto, una vera e propria espressione di accanimento giudiziario, è il fatto che, subito dopo il primo sequestro, pur senza condividerne le ragioni ed i contenuti, tanto da aver proposto impugnazione, Chiara ed Elena Schirò hanno chiesto di poter garantire personalmente, l'intero importo ritenuto essere profitto dei reati loro contestati, a mezzo un contratto di fideiussione bancaria, in favore dello Stato, irretrattabile, fino alla decisione definitiva di merito sulla eventuale confisca. La richiesta ha registrato il parere negativo del pubblico ministero ed è stata rigettata da quel medesimo giudice che, a distanza di qualche mese, su richiesta dello stesso ufficio requirente, ha emesso il nuovo decreto di cautela reale. Oggi, a sequestro avvenuto, viene da pensare al titolo della nota commedia shakespiriana "Molto rumore per nulla". Ma forse il rumore non è mai troppo forte, se serve a coprire il nulla.