All’uscita dalle scuole elementari, i padri “al bar dello sport” e le madri nevrotiche

Tempostretto.it ha deciso di destinare uno spazio ai blogger. Il nostro giornale on line “ospiterà” i blogger che vogliano fare uscire i propri articoli dal loro “habitat naturale”, il blog, e “consegnarli” ad un pubblico più ampio.

I blogger interessati a questa iniziativa editoriale possono inviare una mail con il link del blog e dell’articolo che si vuole pubblicare su Tempostretto.it al seguente indirizzo di posta elettronica:info@tempostretto.it . Le pubblicazioni avverranno nei week end.

Spazio oggi alla riflessione intitolata “Per chi suona la campana” sul blog www.fondamentalmentetuttoaposto.it

“PER CHI SUONA LA CAMPANA”

Se quando ero più giovane i luoghi di interazione sociale erano locali, palestre e aule universitarie, adesso che sono una donna realizzata, matura e solida, il contatto con coetanee/i si realizza in luoghi ben diversi. Per chi ha la fortuna di avere prole, le occasioni ovviamente si moltiplicano grazie ai parchi, alle feste e alle sale d’aspetto dei pediatri. Ma il luogo per eccellenza in cui confrontarsi con i propri simili è il piazzale/cortile/marciapiede antistante le scuole. L’ora di ingresso non si presta al confronto, perché ovviamente ognuno ha la propria percentuale di ritardo rispetto al suono della campana ed il proprio metodo di lancio del figlio: chi accompagna la creatura fino dentro l’aula, chi gli dà un calcio ben assestato per centrare il portone aperto, chi lo fa rotolare giù dall’auto in corsa e così via. Ma all’uscita di una scuola elementare (per quanto mi riguarda, alle medie si prende l’autobus), si incontrano tutte le tipologie di genitori e facenti funzioni.

Tipologia 1, la madre partecipe. Sono quasi sempre casalinghe, ti dicono che hanno scelto di non lavorare perché i figli vanno seguiti e guardano te, donna lavoratrice, come se la notte lasciassi il bambino solo a casa per andare a farti una dose di eroina. Arrivano a scuola mezz’ora prima del suono della campana e si confrontano tra di loro sullo svolgimento dei compiti. Le ho viste battersi il cinque per la risoluzione delle equazioni. Sono tutte candidate come rappresentanti dei genitori e sanno tutto sulle maestre, persino l’antiacido che prendono per sopportare i loro figli. Abitano quasi tutte nei dintorni della scuola e hanno l’odiosa abitudine di tenere le chiavi di casa in mano, come se scendessero a firmare una raccomandata. Quando i bambini escono si caricano i loro zaini sulle spalle e corrono verso la pasta e fagioli “riposata” che hanno preparato mentre noi alzavamo il PIL.

Tipologia 2, la mamma strafiga. Camminano come se fossero alla settimana della moda di Milano e indossano tra abbigliamento e accessori l’equivalente del mio intero 730. Hanno l’espressione del viso di chi sente un forte odore di letame e ciò è dovuto al fatto che si scocciano parcheggiare il suv in quinta fila e raccogliere la prole a scuola. La loro presenza in mezzo a noi è frutto di un banale contrattempo: o il marito è bloccato dal lavoro o la tata è morta. Si avvicinano ai loro simili ma solo per controllare che anche le altre Louis Vuitton siano originali. Ricordano di avere figli per raccontare le feste di compleanno in cui invitano non solo i bambini, narcotizzati da animatrici siriane, ma anche i genitori che bevono vino bianco ghiacciato in giardino. Non solidarizzano tra loro, né tantomeno con le altre mamme. Non riconoscono le maestre e spesso neanche i figli. Ho visto qualcuna di loro prendere un bambino a caso tra la folla, per poi prenderne uno diverso il giorno dopo. L’importante per loro e scappare con un bambino, tanto a quell’età sono tutti uguali. E poi il suv sta bloccando 4 macchine.

Tipologia 3, la sporty mamma. Sono poche, ma buone. Che facciano le istruttrici in palestra o vogliano stare comode avendo pulito i lampadari a casa, indossano tute, pantajazz, leggins, felpe, canotte, body e tutto ciò che è comodo e sportivo. Sembrano tutte concorrenti della finale di Amici. Non camminano, saltellano. E siccome mens sana in corpore sano, queste produttrici di serotonina sorridono. Non hanno borse né chiavi della macchina perché probabilmente camminano a piedi dando un senso alle scarpe che indossano. Interagiscono con tutti perché sono le più gioviali e non temono il freddo. C’hanno il fisico.

Tipologia 4, i padri. Quando si incontrano fra di loro, smettono di essere davanti la scuola dei figli e si teletrasportano al bar dello sport. Ridono, scherzano e si danno pesanti pacche sulle spalle. Si raccontano i week end trascorsi a fare sport estremi (nessuno che pranzi dai suoceri) e guardare partite di calcio. Con gli auricolari del telefonino perennemente inseriti e i gli intramontabili ray ban, raccolgono i pargoli entusiasti (tutti, dico tutti, i bambini esplodono di gioia nel vedere il padre, mentre grugniscono alla madre) e li fanno montare in sella alle loro vespe evergreen.

Tipologia 5, le madri nevrotiche. Eccomi. Ci sono anch’io e altre madri come me che hanno i minuti contati e che pensano all’uso che avrebbero potuto fare di quel tempo di attesa del suono della campana. Siamo riconoscibili perché apparteniamo alla famiglia dei marsupiali: abbiamo grandi borse contenenti kit di sopravvivenza fuori-casa-per-12-ore. Ci riuniamo in branco e ci lamentiamo le une con le altre. Se una di noi inizia a colpirsi la testa è perché o ha dimenticato di lasciare al figlio la quota dell’assicurazione per il quarto giorno consecutivo o ha saputo che la riunione con le maestre ha la stessa data e ora dell’appuntamento col dentista. Non prendiamo mai un solo bambino, ne abbiamo sempre un paio in omaggio perché facciamo i turni con altre nostre simili. Abbiamo sempre un abbigliamento non consono al clima perché usciamo troppo presto da casa e ci torniamo vittime dell’escursione termica serale. Il venerdì però, siamo radiose.