Notturni hopperiani e Giufà: i frammenti imperfetti di Ascanio Celestini

Due notturni hopperiani fanno da cornice a “Storie e controstorie”, lo spettacolo dalla scaletta variabile che Ascanio Celestini ha portato in scena al Forte Teatro Festival del Parco ecologico San Jachiddu in uno degli appuntamenti più attesi dell’intera stagione culturale estiva.

Luci abbassate e sospiri in penombra per due storie di ossessione e sdoppiamento rapide, incalzanti, abili a manipolare tic linguistici e barocchismi del quotidiano. In mezzo un lungo ed inaspettato excursus sulla barzelletta come strumento rivelatore delle attitudini di un popolo: contro gli ebrei, razziste, volgari, gergali, settoriali (“Cosa devi fare per mettere un pianista nelle condizioni di iniziare a suonare? Mettergli davanti uno spartito. E per far smettere di suonare un chitarrista? Mettergli davanti uno spartito”), barzellette e motti come ultimi residui vivi di una tradizione orale in via di definitivo dissolvimento. Celestini interroga quindi il mito di Giufà, lo “sciocco” per eccellenza delle storielle di area mediterranea: lo spettacolo inizia a perdersi in lunghe digressioni (o articolate elaborazioni) giocate tra intenti metaforici e recupero culturale, un monotono fluire poco attraente e spesso narrativamente sconnesso. Un nuovo notturno, dunque, per riconciliarsi con il Celestini cantore delle insicurezze sentimentali: l’autore di “Lotta di classe” e “Io cammino in fila indiana” torna a viaggiare sui territori più sicuri caratterizzati dal suo tradizionale delirio controllato; impegno civile e relativismo, scorrerie emotive e critica alla modernità per concludere uno spettacolo costruito da troppi frammenti imperfetti.

L’attività del Forte Teatro Festival proseguirà sabato 25 (ore 21) con “120 chili di jazz” dell’argentino César Brie. A seguire, lunedì 27, andrà in scena “Due”, una produzione del Clan degli Attori a cura di Giovanni Maria Currò con Mauro Failla.

Domenico Colosi