L’Agorà della Città Metropolitana: perchè stare insieme. Dite la vostra

Tempostretto apre da oggi un FORUM SULLA CITTA’ METROPOLITANA.

Finora il dibattito è stato circoscritto solo ad alcune sedi istituzionali, come se le Città Metropolitane siano soltanto un’entità astratta che non inciderà mai sulla vita dei cittadini. Non è così. La Città Metropolitana è una cosa concreta, una realtà palpitante che può fare “volare” il nostro territorio, o, al contrario, lasciarlo cadere, se non se ne coglie l’opportunità unica e non più rinviabile.

I Comuni hanno pochi mesi di tempo ormai per decidere se aderire o meno alla Città Metropolitana di Messina. Ecco perché Tempostretto vuol dedicare quotidianamente questo spazio al dibattito concreto sulle prospettive reali, spazio ai dubbi, alle domande, alle riflessioni.

Il Forum è rivolto ai 51 Comuni della provincia chiamati ad esprimersi se far parte della Città Metropolitana di Messina o no. Quindi daremo spazio alla voce dei 51 sindaci, dei Consigli comunali e dei singoli Consiglieri. Ma non solo. Questo spazio è dedicati a quanti vogliono dare il loro fattivo contributo ad una realtà che sta per realizzarsi comunque,sia che ci attardiamo sia che ne cogliamo il senso.

E’ il pro-rettore Michele Limosani, con queste riflessioni, ad aprire il forum, per trovare le ragioni di un nuovo e diverso “stare insieme”, guardando all’Europa ed al futuro.

Città metropolitana di Messina e libero consorzio: una questione preliminare

Città metropolitana di Messina o adesione ad un libero consorzio di nuova istituzione?

La risposta non è immediata. Non aiuta certamente la decisone dei sindaci e delle comunità, la scarsa informazione sui veri termini della questione (cos’è una città metropolitana? qual è la differenza tra città metropolitana e libero consorzio?) e il silenzio, disarmante, della politica regionale e nazionale.

Una scelta, ancora, che rischia di essere pesantemente condizionata dalla storia, ed in particolare, da un rapporto ormai “sclerotizzato” tra il comune capoluogo e il resto dei comuni della ex Provincia regionale di Messina, e da un diffuso atteggiamento che incoraggia il populismo che poco spazio lascia all’approfondimento delle questioni.

Una scelta da assumere, poi, in un contesto in cui pressanti sono le richieste che quotidianamente investono i sindaci (l’assistenza agli anziani e ai disabili, l’impianto idrico fatiscente, la manutenzione stradale, la fuga dei giovani, la disoccupazione, le concessioni edilizie, ecc.) ed evidenti a tutti sono le difficoltà di rispondere a tali bisogni, a causa di una cronica mancanza di fondi statali e regionali.

Città metropolitana o libero consorzio, dunque, e bisogna fare in fretta; la legge ha previsto solo sei mesi di tempo per decidere se rimanere o lasciare la città metropolitana e la complessità delle procedure fissate dalla normativa sulla creazione di nuovi consorzi rende i tempi disponibili molto ristretti.

Nel tentativo di orientare la riflessione nella giusta direzione, occorre partire dalla considerazione, per la verità ribadita più volte nei numerosi convegni che hanno accompagnato la discussione all’ARS della legge sull’abolizione della province, che la città metropolitana e/o il libero consorzio di comuni sono “enti intermedi”, ossia entità sovracomunali. Per loro stessa natura, quindi, tali istituzioni sono chiamate ad esercitare funzioni e competenze (in Sicilia saranno definite entro sei mesi) che affrontano questioni che interessano i territori e le comunità di più comuni e sono di natura strategica per il comprensorio (mobilità, ciclo integrato dei rifiuti, ambiente, sviluppo economico, utilizzo del suolo).

La città metropolitana o il libero consorzio, quindi, dovranno essere in grado di pianificare azioni e realizzare infrastrutture materiali ed immateriali, che produrranno effetti su interi territori e non su un singolo comune; la logica non è quella del pronto intervento, bensì quella del sistema e della crescita, con effetti che si propagano nel medio-lungo periodo.

Bisogna sforzarsi di elaborare un piano di sviluppo e di interventi in grado di produrre nuovi investimenti, favorire i processi di innovazione, migliorare la qualità dei servizi alle persone e alle imprese, per creare nuova occupazione e ulteriori insediamenti produttivi; solo così il sistema sarà in grado di generare risorse finanziarie aggiuntive per gli enti locali.

Qualche esempio: la realizzazione di un unico waterfront che da Scaletta Zanclea si spinge fino a Giardini Naxos e di una Pedemontana per liberare il lungomare dal flusso di automobili; l’istituzione del Parco dei Peloritani; la previsione di un’intervalliva Ionio-Tirreno; un sistema di mobilità intra-metropolitano; un Polo Tecnologico sulla ricerca e l’innovazione; l’informatizzazione dei sistemi di gestione dei servizi degli enti locali funzionale alla creazione di una smart-city; i porti turistici; la riqualificazione dei porti per la logistica e i trasporti, etc.

In una logica di sistema, in cui ragionare insieme ai comuni contigui è indispensabile, occorrerà pertanto:

1) RIFLETTERE sulla storia, l’identità e la vocazione del territorio con i sindaci dei comuni che accettano di percorrere la strada dello sviluppo e le forze sociali ed economiche che rappresentano gli interessi del territorio;

2) DELINEARE gli assi strategici e le linee direttrici generali di un piano di sviluppo che interessa il comprensorio;

3) INDIVIDUARE, sia pure in linea di massima, interventi e azioni puntuali a livello macroeconomico per lo sviluppo di questo territorio;

4) DEFINIRE un minimo di governance e di coordinamento a livello comprensoriale tra i diversi sindaci e le istituzioni socio-economiche.

Solo dopo aver sciolto questi nodi, si potrà affrontare la questione relativa al contenitore istituzionale per rendere sostenibile e attuabile il progetto di sviluppo.

Città metropolitana di Messina e libero consorzio? La vera questione

Passiamo dunque ad occuparci della questione centrale che riguarda la decisione relativa all’adesione dei comuni ad un nuovo libero consorzio o la permanenza all’interno della città metropolitana di Messina.

Assumo nel mio ragionamento che sia stato superato agevolmente quello che definisco il “test di coerenza”, ossia la verifica di compatibilità e integrazione tra il piano elaborato dal comprensorio e la strategia di sviluppo più generale che ispira la costituzione del nuovo libero consorzio o quella della città metropolitana. Una volta superato il test di coerenza, come anticipato in precedenza, i comuni saranno chiamati dunque ad affrontare la questione del contenitore istituzionale. Ora, in questa prospettiva, occorre osservare che:

1) IL RILANCIO economico del paese sarà necessariamente trainato dalle città metropolitane (cfr. Manifesto della rete delle dieci associazioni industriali metropolitane Sole 24 ore). Nelle città metropolitane, infatti, si concentra il 36% del PIL, il 35% degli occupati, il 32% degli italiani e il 34% della popolazione straniera. Lo stesso sottosegretario alla Presidenza del Consiglio on. Delrio ha confermato che la competitività del paese e la capacità di attrarre investimenti esteri nel nostro paese passa per le aree metropolitane.

2) LA CITTÀ METROPOLITANA è un’istituzione presente nel mondo occidentale, nei paesi europei e quindi in Italia. E’ un’articolazione dello Stato relativa agli enti territoriali prevista dalla nostra costituzione e disciplinata con legge nazionale. Il libero consorzio dei comuni, invece, è un istituto previsto solo dalla Regione siciliana. L’appartenenza alla Città metropolitana di Messina li inserisce automaticamente in un contesto non solo nazionale ma anche europeo.

3) LA CITTÀ METROPOLITANA è considerata dall’Unione Europea come l’organismo territoriale prioritario cui destinare rilevanti risorse finanziarie. Le città di Messina, Catania e Palermo fanno parte del “C15”, cioè il Club delle 15 città metropolitane italiane. Un club legittimato a dialogare con il governo nazionale per definire le linee strategiche e progettuali sulle quali impegnare le future risorse finanziarie europee dei PON destinate alle città metropolitane e dell’Agenda Urbana. Tre città, inoltre, in grado di condizionare la distribuzione delle risorse finanziarie previste dalla programmazione regionale sulla base del piano strategico regionale sull’innovazione e destinate anche alle smart-city a valere sui fondi PO-FERS 2014-2020.

4) LA CITTÀ METROPOLITANA svolgerà un ruolo strategico, riconosciuto a livello nazionale ed europeo, nella attività di coordinamento e di gestione delle risorse finanziarie assegnate ai territori negli “accordi di area vasta” che mettono insieme le città metropolitane e i liberi consorzi (come quello ad esempio del Distretto del Sud-Est che unisce la città metropolitana di Catania e i liberi consorzi di Siracusa e Ragusa).

Alla luce di tali considerazioni a me pare che la scelta sia obbligata. Se dovessi scegliere tra essere il sindaco oppure l’assessore al turismo, alle attività produttive, all’innovazione della Città Metropolitana di Messina piuttosto che del libero consorzio Taormina/Etna, non avrei dubbi: sceglierei la Città Metropolitana di Messina.

Città metropolitana di Messina: il rapporto con la città

Sono convinto che l’Amministrazione comunale di Messina cercherà di sostenere e promuovere apertamente la città metropolitana di Messina a 51 comuni. Però, secondo autorevoli esponenti del governo locale, anche nella sfortunata ipotesi di una forte riduzione del numero di comuni che decidono di rimanere all’interno della città metropolitana, il Comune capoluogo sarebbe comunque in grado di sostenere la sfida e le responsabilità che il nuovo status metropolitano conferisce alla città in termini di opportunità e risorse finanziarie.

A prescindere dal comune capoluogo, dunque, i Comuni del comprensorio devono assumere direttamente l’iniziativa e organizzarsi politicamente per non giungere impreparati alla meta. E’ opportuno, in questa prospettiva, dare vita subito ad un coordinamento politico tra i Comuni che intendano rimanere nella città metropolitana e richiedere l’immediata istituzione di tavoli politici e tecnici per la definizione della strategia che caratterizza lo sviluppo della città, prevedendo la partecipazione di tutti gli attori istituzionali, “Stakeholder”, che possono contribuire in maniera significativa alla crescita del sistema.

Tutto ciò anche al fine di definire gli obiettivi e gli interventi di sistema, aprire un dialogo con il governo nazionale e regionale, integrare gli interventi sul PON metro, che, in alcuni casi, sono sembrati più misure coerenti con un piano di risanamento urbano piuttosto che azioni strategiche di sistema per la crescita di una città metropolitana che intende candidarsi per competere con altri sistemi territoriali nel mediterraneo.

Michele Limosani, professore di Politica Economica Università di Messina