Città Metropolitana, la delusione e le perplessità dei 26 sindaci a Palazzo Zanca

Non è iniziato nel migliore di modi il rapporto tra il Comune di Messina ed i 51 Comuni che dovranno aderire alla Città Metropolitana.

O meglio, l’incontro che si è tenuto a Palazzo Zanca non è quello che i sindaci si aspettavano, soprattutto dopo aver a lungo lamentato ritardi, carenza di comunicazione e condivisione su un progetto che dovrà decollare senza che nessuno ne conosca il meccanismo, gli strumenti, la rotta di viaggio.

I sindaci si aspettavano di più e speravano di poter far valere le loro perplessità, invece la riunione di Palazzo Zanca è servita solo alla giunta Accorinti per spiegare quali siano le intenzioni di Messina per Messina.

All’appello hanno risposto solo 26 Comuni sui 51 previsti. E tra i 26 sindaci era presente anche Lino Monea, sindaco di Francavilla che non è inserita tra quelli che faranno parte della Città Metropolitana, ma può decidere se aderire o meno.

Presenti quindi i sindaci di Alì, Pietro Fiumara; Antillo, Davide Paratore; di Barcellona P.G., Maria Teresa Collica; Castelmola, Orlando Russo; Fiumedenisi, Alessandro Rasconà; Gaggi, Francesco Tadduni; Giardini Naxos, Pancrazio Lo Turco; Letojanni, Alessandro Costa; Milazzo, Carmelo Pino; Monforte San Giorgio, Giuseppe Cannistrà; Pace del Mela, Giuseppe Sciotto; San Filippo del Mela, Pasquale Aliprandi; S. Marina Salina, il delegato Giuseppe Capasso; Saponara, Nicola Venuto; Scaletta Zanclea, Gianfranco Moschella; Torregrotta, Antonino Caselli; Villafranca Tirrena, Matteo De Marco; Mongiuffi Melia, Rosario D'Amore; Nizza di Sicilia, Giuseppe Di Tommaso; Pagliara, Domenico Prestipino; Roccafiorita, Giuseppe Santo Russo; Sant'Alessio Siculo, Rosa Anna Fichera; Spadafora, Giuseppe Pappalardo; l'assessore ai lavori pubblici del comune di Taormina, Salvatore Fiumara; Valdina, Gianfranco Picciotto.

A fine riunione però, molti avevano già lasciato l’Aula consiliare del Comune senza aver avuto quelle risposte o quei chiarimenti che attendevano. Il più grande timore, dalla zona jonica a quella tirrenica, è una Città Metropolitana Messina-centrica, nella quale non vi sia né redistribuzione delle risorse né delle decisioni, e nella quale l’attenzione è più volta a Reggio Calabria che non a Taormina piuttosto che a Capo d’Orlando.

Alla platea di amministratori si sono rivolti il sindaco, Renato Accorinti, gli assessori Cacciola, Cucinotta, Signorino, Mantineo, il segretario generale Le Donne, il commissario della provincia Filippo Romano e la presidente del consiglio comunale, Emilia Barrile. In aula presenti solo pochissimi consiglieri comunali, nonostante l’importanza dell’argomento, e i presidenti circoscrizionali.

“Di fronte a noi si presenta un’occasione unica- ha detto Accorinti- Riuscire di fronte alle tantissime bellezze così diverse a trasformare un’opportunità in una ricchezza. Se non ci riusciremo sarà solo nostra la colpa, la responsabilità”.

Ed in effetti la legge che istituisce la Città Metropolitana è targata 2013 e non rappresenta alcuna eredità del passato. Vero è però che, fatta la legge, è stata messa, ancora incompleta, nel cassetto, per rinviare al dopo la definizione dei dettagli su funzioni, competenze, gestione. Insomma è stato congelato proprio il cuore delle norma.

“Per noi è un onore avervi qui- ha dichiarato Emilia Barrile- Essere comune capofila non vuol dire essere protagonista, i protagonisti dobbiamo essere tutti insieme”. A seguire il commissario della provincia Romano, e gli assessori si sono soffermati sulla spiegazione della normativa, che comunque è ben nota ai sindaci, perché sono amministratori allo stesso modo della giunta di Palazzo Zanca.

“Stare uniti e lavorare in sinergia – hanno evidenziato gli assessori – perché questa è la grande opportunità per la nostra terra. Vogliamo creare un sistema a rete con gruppi produttivi per creare imprese e supporto alla ricerca e all’adozione di nuove tecnologie, un nodo cruciale nei sistemi di trasporto e di comunicazioni e nella portualità, gateway per le relazioni a scala interregionale. Il punto di partenza può essere l’integrazione del sistema trasporti nello Stretto, un sistema che si configuri come polo d’eccellenza intermodale dei trasporti e che risponda alla domanda di mobilità di un bacino d’utenza di oltre 500mila abitanti. L'obiettivo è quello di condividere un percorso comune di collaborazione tra i Comuni interessati per avviare un processo di integrazione territoriale in ordine alle attività economiche, all’erogazione di servizi essenziali, alle caratteristiche socio-ambientali e culturali”.

Il primo a parlare è stato Picciotto, sindaco di Valdina, “la legge è buona, ma deve essere recepita dalla gente. Il distacco dalla politica è ormai tale che i cittadini non sono interessati più a nulla. Propongo quindi di creare un ufficio, un punto informativo, in modo che chiunque possa avere quelle risposte e quei chiarimenti che oggi è impossibile persino a noi avere”.

La proposta, alla luce dei fatti, è più che condivisibile, dal momento che i 51 Comuni della Città Metropolitana aderiscono automaticamente con un voto dei Consigli comunali, ma possono, volendo, decidere di uscirne con una procedura che è bene conoscere. E quel che i sindaci avrebbero voluto sapere dalla giunta Accorinti sono soprattutto le “ragioni dello stare insieme per chi rappresenta i Comuni più piccoli o per quelle zone, come la jonica che temono di finire fagocitata nonostante sia un polo pulsante vivo e in ottima salute”. Di queste ragioni non si è ancora parlato e lo ha detto chiaramente Orlando Russo, sindaco di Castelmola: “Noi avremmo preferito aderire al Libero Consorzio Taormina-Etna, ma non ci sono state le condizioni. Questa legge è confusionaria, aderiamo a qualcosa che non conosciamo, non sappiamo dove ci porta. Noi sindaci dovremmo avere il coraggio di raccogliere le firme e chiedere l’abrogazione di questa legge gattopardesca. Qui oggi abbiamo solo sentito quello che Messina vuole fare per Messina e non basta. Noi vogliamo chiarezza, risposte”. Analisi simile per il sindaco di San Filippo del Mela, Pasquale Alibrandi “la normativa è buona, occorre però una leadership forte. Catania e Palermo son già partire, Messina arriverà terza se non si attrezza e fa progetti, dobbiamo correre anche noi”. Il sindaco di Villafranca, De Marco, ha puntato sulla necessità di un cambio culturale, se non si cambia la mentalità non si cambia nulla.

Ci saranno altri due incontri, uno nella zona jonica ed uno nella tirrenica, quindi c’è ancora tempo per correggere il tiro. I 51 sindaci vogliono sapere quale progetto ha Palazzo Zanca per la Città Metropolitana intesa nel suo insieme che è fatto di tante realtà con identità distinte che hanno voglia di fare squadra, purchè per qualcosa che unisca tutti, aiuti tutti, faccia crescere tutti.

“Siamo stati periferia della Provincia per anni” diceva al Forum di Tempostretto un sindaco della zona jonica nei giorni scorsi “adesso non vogliamo essere periferia della Città Metropolitana”. Sta a questa giunta, nelle prossime settimane, coinvolgere realmente i sindaci e le comunità, accendere quella fiammella che va oltre la spiegazione della normativa e arriva al cuore.

Rosaria Brancato