Città Metropolitane, Giovanni Frazzica: “Finora nulla di buono all’orizzonte”

Già da diversi mesi Tonino Genovese, Segretario generale della Cisl di Messina, va dicendo che la provincia di Messina è a rischio “balcanizzazione”. Questo allarme sulla mancanza di una strategia complessiva verso la città metropolitana ed il liberi consorzi nasce dal timore che si tenta di privilegiare spinte ed interessi localistici a danno di un interesse strategico complessivo che, al di là dell’attuanda legge regionale, dovrebbe tener conto della legislazione nazionale, ma soprattutto di quella europea che, in ultima analisi, è quella che se correttamente interpretata e applicata può fare affluire realmente quei finanziamenti tanto necessari per fare partire i progetti.

In questa fase, ibrida e transitoria, in cui le Province non ci sono più, ma i Liberi Consorzi e le Città Metropolitane (peraltro non previste dallo Statuto della Regione siciliana) non ci sono ancora, può avvenire di tutto. E tutto sta avvenendo. Un pugno di comuni della fascia orientale tirrenica sono corteggiati dalle Madonie per entrare a far parte di un ipotetico consorzio a cavallo tra le due ex province di Messina e di Palermo. Gli stessi comuni, a cui si aggiungerebbe anche Acquedolci, sarebbero interessati da una proposta “indecente”, proveniente stavolta da Enna, che in cambio dell’affaccio a mare offrirebbe l’intervento sul territorio dei facoltosi emiri dell’ennese. E’ chiaro che dietro queste proposte c’è l’agitarsi di personaggi che vogliono allargare la loro sfera di influenza politica, utilizzando il giusto malcontento di territori che soffrono di marginalità o che coltivano ambizioni represse. Ma lo spirito della legge è quello di razionalizzare i servizi e di ottenere risparmi, non di creare nuovi potentati. L’interpretazione che se ne fa a livello di politica locale è completamente diversa, è come se fossero suonate le trombe della guerra di indipendenza, Taormina si vuole staccare dall’odiata Messina per andare con Giarre, salvo a fare un drammatico passo indietro quando capisce che a comandare sarebbe proprio Giarre che, pur non avendo un Teatro Greco, ha un maggior numero di abitanti. E probabilmente sarà la stessa logica dei numeri, applicata al contrario, che frenerà i bollenti spiriti dei garibaldini milazzesi (il loro bel lungomare si chiama Marina Garibaldi) che vorrebbero fondersi anche col nebroideo sindaco di Capo d’Orlando che, periodicamente, distrugge a martellate la targa che intitola a Giuseppe Garibaldi una piazza cittadina. Certamente mentre Sant’Agata, Patti e Capo d’Orlando stanno ragionando su come organizzare il Consorzio dei Nebrodi, non dovrebbero essere disponibili ad aprire le braccia a Milazzo che si stacca da Messina in cui è il numero due per entrare in una realtà in cui, in virtù dei numeri, diventa il numero uno. In tutto ciò c’è un’incognita Barcellona, ma accantoniamola per il momento, facciamo invece altre considerazioni: lo schema di Area Metropolitana della UE prevede la cosiddetta Area Vasta, enità urbanizzata che eroga servizi per cinque milioni di cittadini, realtà del tipo Parigi o Londra per intederci. In un primo momento Leoluca Orlando aveva proposto di fare dell’intera Sicilia unì’Area Vasta di cui lui, in quanto Sindaco di Palermo era, ovviamente, la guida naturale. Enzo Bianco sostenne che le aree metropolitane dovevano essere tre, allargando a Catania e a Messina, ma ottenuto questo riconoscimento si mise subito a lavorare per costruire la super-provincia del sud-est aggregando già Ragusa e Siracusa. Oggi Crocetta vuol far consorziare con Catania anche Gela, che porta in dote centomila abitanti ed un notevole patrimonio storico-culturale ed industriale. Reggio Calabria viene considerata Città Metropolitana per la legge nazionale perché insieme a tutta la sua provincia raggiunge cinquecentomila abitanti. L’Amministrazione di Messina non ha alcuna forza attrattiva sul suo retroterra provinciale, se mai dovesse riuscire una conurbazione con Reggio, Messina, in queste condizioni sarebbe in posizione subordinata. L’on. Bernardette Grasso aveva proposto che in sede di prima applicazione della legge l’intera Provincia di Messina venisse considerata Area metropolitana, in pratica come Reggio Calabria, in tal caso partiremmo da una base di 650 mila abitanti. Ma fino ad ora non è stata ascoltata.

Giovanni Frazzica