Il sindaco di Sant’Alessio: “Sì allo stare insieme con pari dignità e rispetto reciproco”

“In questo momento sulla Città Metropolitana non c’è chiarezza, così come accade in ogni fase di cambiamento. E’ normale che si crei disorientamento perché non si sa bene a cosa si va incontro. Finora noi siamo stati all’interno della Provincia, che non ha mai dato grandi risposte, ma c’era. Subito dopo l’abolizione delle Province c’è stato un salto nel buio. Adesso c’è poca chiarezza sui percorsi che porteranno alla Città Metropolitana”. Il sindaco di Sant’Alessio, Rosanna Fichera condivide con gran parte dei colleghi i timori in vista di quello che rischia di diventare un nuovo salto nel buio. Dalla zona jonica a quella tirrenica infatti le perplessità degli amministratori sono tutte legate da un lato alla carenza di informazioni e di comunicazione, dall’altro ad una visione Messina-centrica della Città Metropolitana che finirebbe con il penalizzare i Comuni più piccoli o più “deboli”.

“Io sono molta concreta- prosegue Rosanna Fichera- Se dobbiamo parlare di Liberi Consorzi posso dire che nei fatti noi ci siamo dentro, c’è la continuità territoriale, ad esempio con Taormina, condividiamo anche quel settore di sviluppo che è legato al turismo. Quindi è chiaro che il discorso di continuità è fondamentale. Ma se parliamo di Città Metropolitana, Messina cosa ci offrirebbe? Cosa ci dirà Accorinti? Sappiamo che lui guarda più a Reggio Calabria che non ai Comuni della provincia, come questi della zona jonica e questo ci preoccupa. Vogliamo capire bene quali sono le sue intenzioni. La tradizione mi porta a dire Messina e quindi sì alla Città Metropolitana, ma io devo fare delle scelte, come sindaco, nell’interesse dei cittadini, perché poi sono loro che vengono a chiedere a noi, non certo al presidente della conferenza o al sindaco della Città Metropolitana”.

L’adesione alla Città Metropolitana in questo momento diventa quasi una scelta “a scatola chiusa” che però vede i Comuni della zona jonica fortemente penalizzati da una visione sbilanciata verso l’Area Integrata dello Stretto e tutto questo, mentre, ad esempio, Catania, spinge per attrarre sempre più nella sua orbita naturale realtà come Sant’Alessio, Taormina, Giardini, Letojanni e lo fa con proposte concrete, che mirano allo sviluppo del territorio e dell’economia.

“Da sindaco ho contribuito a fare inserire nel raddoppio ferroviario Giampilieri Fiumefreddo la stazione di Sant’Alessio. Questo sa cosa vorrà dire? Che dalla stazione di Sant’Alessio si arriverà a Catania in 30 minuti e i turisti che atterrano all’aeroporto di Catania impiegheranno mezz’ora per arrivare da noi. Per questo vogliamo capire cosa ha da dire Messina ai comuni di questo versante, ai comuni della Val d’Agrò. Sant’Alessio, Santa Teresa Riva, siamo i “piedi sul mare”, ma ci sono quelli interni che hanno bisogno di fare sistema. So che per i messinesi è difficile fare sistema, non abbiamo la forma mentis, ma nel frattempo Catania corre. Il cambiamento rispetto al passato deve essere reale e le scelte non riguardano solo noi sindaci, ma devono essere condivise con la comunità con i Consigli Comunali”.

Ulteriori perplessità per il sindaco di Sant’Alessio riguardano sia i tempi, perché ormai è evidente a tutti che la scadenza di settembre non potrà essere rispettata neanche dall’Ars, che i dettagli di una normativa che si è limitata a rinviare ai mesi successivi la definizione di compiti, ruoli, dettagli.

“ Io mi chiedo ma i bilanci della Città Metropolitana chi li redige? Che cosa si farà nel campo dei servizi? Basti pensare al fallimento degli Ato e ad una trasformazione in Srr finora mai decollata. Non vorrei che alla fine comandano 3-4 comuni e tutti gli altri finiscano con il soccombere. Noi abbiamo responsabilità nei confronti dei cittadini. E’ a loro che dobbiamo rispondere. Quale sarà il peso dei singoli Comuni e con quali criteri? Come si vota? Non vorrei che finisse come con gli Stati Generali della Francia, quando il Primo stato, il clero, e il Secondo stato, l’aristocrazia, si univano e i loro voti contavano più di quelli del Terzo Stato, che rappresentava il popolo ed era più numeroso, ma con quel sistema finiva per soccombere sempre. Quindi sì al cambiamento ma nel rispetto dei territori, delle storie, delle identità. Lo stare insieme dipende da noi e deve essere uno stare insieme con pari dignità e rispetto reciproco. In tutto questo dobbiamo ancora capire il binario normativo, c’è ancora confusione e nell’opacità non c’è chiarezza. Un dato è certo, noi faremo sentire la nostra voce e uniremo le nostre esigenze come Comuni della Val d’Agrò per evitare di essere schiacciati da altre logiche”.

Rosaria Brancato