Il “patto della pasta aglio, olio e peperoncino”che ha rinsaldato la maggioranza pro-Accorinti

Anche sul piano di riequilibrio rimodulato Giunta e Consiglio comunale hanno deciso di andare a braccetto e camminare insieme per tentare di tirare fuori dalle sabbie mobili del dissesto il Comune di Messina. A porgere la mano all’esecutivo guidato dal sindaco Accorinti è stata la stessa maggioranza multicolore che aveva votato il 2 settembre il primo piano di riequilibrio, seppur – questa volta – con singole defezioni.

Dentro ci sono Udc, Dr, Forza Italia, SiAmoMessina, Cambiamo Messina dal Basso, Articolo4 e singoli esponenti del Pd, il cui acronimo – come ha commentato malignamente qualche consigliere comunale- non sta più per partito democratico ma per partito diviso. Gli otto consiglieri di area Pd presenti in aula al momento del voto si sono infatti spaccati, confermando che manca un leader, una linea unica ed un’idea di partito e di città. E non solo dentro il Consiglio comunale.

Cardile, Cucinotta , Pagano e Santalco hanno votato favorevolmente; Contestabile, Russo, Sindoni e Zuccarello hanno bocciato il provvedimento, gli ultimi due cambiando idea rispetto al 2 settembre, quando sulla manovra finanziaria avevano alzato disco verde; David e Barrile si sono astenuti. Astensione anche per Faranda di Ncd.

Come detto poc’anzi, la fotografia della maggioranza che ha votato il piano rimodulato, e dal primo momento sostiene ed appoggia l’amministrazione Accorinti, resta indetica nel colore anzi nei colori politici, anche se perde singoli pezzi. Ad esempio, il 2 settembre l’Udc si presentava in formazione completa, mentre questa volta in aula c’erano solo tre consiglieri su 6: Gioveni, Rizzo e Perrone; assenti Consolo, Carmelina David e Mondello.

I Dr si sono presentanti in quattro su sei, uno in più rispetto al 2 settembre: ad Abbate, Amata e La Paglia si è aggiunto anche Carreri, che aveva seguito i lavori in streaming nella stanza del gruppo ma è stato tirato dentro l’Aula al momento del voto, proprio per evitare che si parlasse di spaccatura. Assenti Interdonato e Sorrenti, esattamente come lo scorso 2 settembre. Il coordinatore dei Dr messinesi, Salvo Versaci, spiega che «la scelta del Gruppo è stata dettata solamente da una necessità: non negare una possibilità, probabilmente l’ultima, alla città di Messina. Da domani vigileremo affinché i conti economici ed i bilanci di previsione possano divenire atti concreti».

Assente Giovanna Crifò,che il 2 settebre era in Aula e aveva votato favorevolmente, Forza Italia ha contribuito a far passare la proposta di delibera presentata dalla giunta Accorinti con due voti, quelli di Trischitta e del febbricitante Parisi, che nonostante le precarie codizioni di salute è tornato al Comune per non far mancare il suo sì quando la votazione sul piano sembrava incerta e si giocava sul filo di lana.

Ad un certo punto,infatti, i voti dei gruppi che abbiamo sin qui citato, uniti a quelli delle due accorintiane Fenech e Risitano, di Adamo di SiAmoMessina e Amadeo di Articolo4, sembravano non essere sufficienti a dare il via libera alla manovra finanziaria rivista e corretta. Il fronte del no era più ampio di quanto sperato anche per la insolita massiccia presenza in aula dei consiglieri, sebbene i lavori sarebbero stati validi anche con soli 16 presenze.

La maggioranza traballava vistosamente, i consiglieri comunali si sono contati per tutto il tempo e quando qualcuno ormai pavenatava la bocciatura del piano tutto è improvvisamente cambiato davanti ad un buon piatto di pasta aglio, olio e peperoncino sapientemente cucinato da Nino Buda, il gestore del bar di Palazzo Zanca. A pendere le "adesioni" c’ha pensato il capogruppo di Forza Italia Trischitta, indaffaratissimo a chiedere ai colleghi di partecipare alla “mensa”. Intorno alla spaghetatta last minute si è raccolta una larghissima maggioranza trasversale. Per qualcuno si è trattato solo di un momento di ristoro, altri invece – tra una forchettata e l’altra- hanno cambiato idea, siglando quello che molti hanno simpaticamente ribattezzato il “patto della pasta aglio, olio e peperoncino”, che rischia di fare invidia al patto del Nazareno tra Belusconi e Renzi.

Al ritorno in aula, pance piene e maggioranza più corposa, nonsotante i momenti di tensione che hanno avuto come protagonisti – in due diversi momenti- Trischitta, sicuramente il più accanito sostenitore della manovra finanziaria, e Zuccarello e Lo Presti, tra gli oppositori del piano rimodulato. Per rinvigorire la maggioranza è stato decisivo il ripensamento dei due dei tre consiglieri del gruppo “Felice per Messina” Claudio Cardile e Giuseppe Santalco (nel frattempo era andato via Carlo Cantali) , che non sono usciti dall’Aula come avevano confidato ai colleghi ed hanno votato positivamente, mentre nella votazione di settembre risultavano tra gli astenuti. Anche David e Cucinotta sono rimasti al loro scranno, a dsipetto dell'accordo, tacito, iniziale. Alla fine, il piano è passato con 17 voti favorevoli, 9 contrari e 3 astenuti. Da segnalare anche la presenza in Aula di tutti e tre gli esponenti del Megafono, circostanza che in questi 20 mesi non si era mai verificata. Burrascano, De Leo e Scuderi hanno votato in maniera compatta “no” al piano. Anche la Scuderi, come i colleghi Sindoni e Zuccarello, ha cambiato idea rispetto al 2 settembre. I tre consiglieri ritengono oggi che il piano non sia sostenibile e che il rischio dissesto sia solo riviato di sei mesi, quando la Corte dei conti – alla prima verifica – accerterà che il Comune non è nelle condizioni di risanare i propri conti con le misure messe a punto nella manovra finanziaria targata Accorinti.

Chi non ha mai cambiato idea sul piano di riquilibrio sono invece gli ex accorintinai Sturniolo e Lo Presti e le due consigliere Contestabile e Russo, che anche questa volta come il due settembre hanno respinto la proposta al mittente.

Dopo il voto in Consiglio comunale, la giunta Accorinti può tirare un sospiro di sollievo, perché porta a casa un risultato non così scontato. La città resta appesa ad un filo, in attesa di un responso ben più importante di quello dell'Aula, cioè quello della Corte dei Conti, che entrerà nel merito delle singole misure e non farà sconti né giochetti politici.

Danila La Torre