Le pari opportunità delle infrastrutture nel Regno delle due Sicilie

Non avevamo neanche finito di discutere sui tagli dei treni, sulla continuità territoriale, sullo stato delle Ferrovie che è più vicino al pleistocene che all’alta velocità, che il crollo del viadotto Himera ci ha riportato al periodo borbonico, quello del Regno delle Due Sicilie, con la differenza che le “due” Sicilie sono nella stessa isola, senza bisogno di scomodare il Regno di Napoli. Il crollo lungo la Catania-Palermo è gravissimo perché è avvenuto in Sicilia e come nei castelli di carte se ne tocchi una cadono tutte le altre, l’effetto a catena sarà devastante ed andrà di pari passo ai tempi biblici e all’incapacità di risolvere quella che è la più grande calamità siciliana: l’assoluta carenza infrastrutturale. In occasione dell’Expo le Ferrovie metteranno in pista i Freccia Rossa simili alle schegge: Roma-Milano in poco più di due ore, lo stesso tempo che una nave traghetto con a bordo il treno notte impiega tra Messina e Villa, carico e scarico compreso. Messina-Palermo in treno la fai nel doppio delle ore. L’assessore Pizzo ha dettato i tempi, 7 giorni per il progetto esecutivo della bretella, 90 giorni per la realizzazione della bretella stessa in attesa dei lavori alle carreggiate. Nel frattempo sono aumentati i treni veloci tra Catania e Palermo, si pensa a voli low cost e i passeggeri dirottati sui pullman raccontano di viaggi ai limiti della follia con circumnavigazione dell’isola. Arrivi sfinito dopo 5 ore a Palermo partendo da Catania e passando da Messina, ma vuoi mettere la magia del paesaggio? L’unica cosa positiva del crollo sono state le dimissioni dell’imperatore Ciucci, l’uomo del Ponte,passato indenne ad ogni governo e passato alla storia per la sua doppia personalità. Nel 2013 il presidente e amministratore dell’Anas,nonché direttore generale Ciucci decide di auto licenziarsi per quest’ultima carica con una buonuscita di oltre 1 milione ed 870 mila euro. Poi si fa ricorso da solo, perché le due personalità non si parlano tra loro e il Ciucci direttore generale licenziato da Ciucci presidente non ha avuto il preavviso,così si risarcisce con altri 700 mila euro d’indennità di mancato preavviso. Il Ciucci direttore è quindi pensionato, il Ciucci presidente è rimasto tale e stipendiato fino al crollo del viadotto Himera.

Tornando alla nostra terra disgraziata mi sento di escludere che i tir e i camioncini utilizzeranno gli aerei per arrivare da Catania a Palermo o viceversa, lo stesso vale per autolinee e caravan. Temo che per molto tempo, al di là delle previsioni ottimistiche dell’assessore Pizzo, si riverseranno non solo sulle strade statali,ma sulla Catania-Messina e Messina-Palermo,che non gode affatto di ottima salute. L’Anci, che martedì ha organizzato un sit-in di protesta sul viadotto, ha proposto al Cas di sospendere in questi mesi il pedaggio in quella che da autostrada terrificante si appresta a diventare tunnel infernale. Senza bisogno di avere la palla di vetro ho qualche dubbio sul fatto che il Consorzio dica sì alla proposta dell’Anci. Da decenni da quell’orecchio non ci sente e il più assurdo (ma remunerativo) di tutti i pedaggi, quello di Ortoliuzzo, non sarà mai sospeso o cancellato neanche se il consigliere di quartiere Mario Biancuzzo dovesse dopo milioni di battaglie crocifiggersi al casello di Messina nord. L’aspetto che mi terrorizza è che ci apprestiamo a vivere la quarta estate consecutiva vittime di un altro viadotto, quello Ritiro,che sfida la logica e le leggi di staticità da quasi 2 mila giorni, perché fiumi di mezzi immobili sullo steso imbuto per ore ed ore ne hanno testato la resistenza a qualsiasi peso. Dopo aver atteso per quasi 20 anni lo svincolo Giostra Annunziata ci apprestiamo ad un’altra eternità. Passiamo da un’eternità a un’altra, invecchiando in corsia. Tra l’altro, finalmente dovrebbero iniziare anche i lavori dalle nostre parti quindi piove sul bagnato. Più che chiedere l’esenzione dal pedaggio dovremmo chiedere di essere pagati, di riunirci in Associazione vittime del Cas. Poco prima del Boccetta dovrebbe esserci un casello con signore che ci chiede in che epoca storica siamo entrati in autostrada, se prima o dopo il governo Letta o Monti, e a quale ingresso. L’automobilista può esibire le foto tessera del prima e del dopo, dalle quali si evince come il viaggio lo abbia visibilmente provato e siano spuntati i primi capelli bianchi (non si sa se per il panico o lo stress da fila). Il casellante chiede se il malcapitato abbia avuto conseguenze psicofisiche tra attese, restringimenti, manto dissestato, gallerie al buio, poi esegue un rapido elettrocardiogramma, controlla la pressione e stabilisce se pagare un risarcimento da 1 a 20 euro in base alla gravità della situazione. Tra Himera e Ritiro, strade statale trasformate in imbuti non ci resta che il paracadute, il mulo, i pattini a rotelle,i pedalò, le barche a remi. Oppure ci arrendiamo al fatto che siamo piombati nel Medioevo e per un paio d’anni evitiamo di uscire dal confine di Messina e se dobbiamo comunicare con “l’estero”, con l’altra parte del Regno delle due Sicilie usiamo le mail, skype, le videochiamate. Sarà più bello poi incontrarsi di presenza quando varcheremo la soglia del Rinascimento. Sotto il profilo delle infrastrutture la Sicilia è una vergogna. L’attacco finale ai treni è stato solo posticipato e prima o poi saranno cancellati e arriveremo a rimpiangere i vagoni stile western a bordo dei quali hai sempre l’impressione di vedere gli indiani che assaltano la diligenza con il controllore che si trasforma in John Wayne. Altro che Freccia Rossa noi le uniche Frecce che rischiamo di vedere sono le Frecce indiane. Per colmare il gap infrastrutturale che ci divide dal Pianeta dovrebbero passare altre ere geologiche e nel frattempo dovrebbe fermarsi il progresso oltre lo Stretto. Solo così riusciremo a raggiungere le pari opportunità delle infrastrutture. Più tempo passa più diventiamo “isola”..In altre realtà se crolla un viadotto c’è sempre un’alternativa e i tempi di soluzione sono brevi. In Giappone dopo il terremoto hanno ricostruito strade e ponti in pochissime settimane. Da noi non c’è l’alternativa. Ogni cosa è rattoppata. Non possiamo definire la A/20 o la A/18 un’alternativa, tenuto anche conto del fatto che si rischia anche la decadenza della concessione. Pensiamo a Tremestieri, l’attracco attuale sembra più un lido, il mitico “Sabbie d’oro”, come possiamo pensare di completare il porto e persino in 3-4 anni? Ci prendiamo in giro da soli? Non servono poteri speciali, serve proprio la bacchetta magica. Pensiamo a Metromare, le cui sorti dipendono sempre da un bando e da risorse dosate con il bilancino. Ustica Lines nei giorni scorsi dopo aver annunciato di voler licenziare sullo Stretto ha spostato le ipotesi di tagli nella tratta con le Eolie (e poi ci ha ripensato). Mi aspetto sorprese amare da qui a giugno, quando la gara sarà aggiudicata. Le Ferrovie hanno deciso di abbandonare lo Stretto e lo faranno,è solo questione di tempo, perché 40 anni di non-rappresentanza alle spalle ci hanno lasciato un’eredità pesantissima di “insostenibile leggerezza dell’essere”. Detto in soldoni “non contiamo niente”. Mi ha colpito il commento di uno dei più affezionati e competenti lettori di Tempostretto, Dino Giuttari a proposito della cerimonia per la richiesta all’Unesco di rendere lo Stretto Patrimonio dell’umanità. “Per il sindaco Accorinti, infine, anche questa “è una grande pagina di storia che resterà indelebile": Il carnefice RFI concede generosamente al condannato a morte LO STRETTO DI MESSINA di esprimere l'ultimo desiderio, prima di morire: una mini crociera sul TITANIC con canti, balli, abbuffate di manicaretti e dolci di Irrera. Mentre l'orchestra suona allegramente…intanto la nave continua ad affondare.

Tra quattro o cinque anni,quando diventeremo patrimonio dell’umanità Rfi avrà completato il disegno che ha iniziato diversi anni fa e non ci saranno traghetti sui quali festeggiare o tagliare nastri. Più che le poesie servono a questa isola sempre più isola prosaiche operazioni di matematica. L’abisso che ci divide dall’Italia sta in quel Freccia Rossa che per l’Expo collegherà Roma-Milano in poco più di 2 ore. Forse ci servivano meno forestali e più infrastrutture, meno corsi di formazione e più autostrade. Se avessimo la capacità di creare gli oggetti con le parole a quest’ora saremmo la prima potenza mondiale. Quello che dobbiamo recuperare è il senso di dignità. Abbiamo sbandierato lo Statuto siciliano con l’arroganza e la presunzione di essere superiori ed eredi di stirpi reali, ma con le parole non ci costruiscono Ponti e strade. Viaggiamo, nel senso letterale del termine,con 40 anni di ritardo. La Brebemi, (Brescia-Bergamo-Milano), a 4 corsie,l’hanno costruita in 6 anni, noi in 18 non siamo stati in grado di completare decentemente uno svincolo. Però abbiamo lo Statuto speciale. Ah,sì, e il sole e il mare e la granita e i templi e il teatro greco etc etc

Rosaria Brancato