La Corte dei Conti blocca le spese di Palazzo Zanca. Nel mirino dei giudici il consuntivo 2012

Dopo mesi di silenzio, la Corte dei Conti torna a fare la voce grossa con il Comune di Messina. Con delibera n.58, emessa in seguito all’adunanza del 14 Aprile scorso, la Sezione di controllo della Corte dei Conti ha disposto la «sospensione dei programmi di spesa non obbligatori ed indispensabili» e preclude altresì all’ente «l’assunzione di impegni e il pagamento di spese diversi da quelli dovuti per legge». Un fulmine a ciel sereno per il Comune di Messina, dopo mesi di apparente tranquillità: da adesso in poi potranno essere sostenute solo spese indifferibili.

La decisione dei giudici contabili scaturisce dall’analisi dei dati relativi al bilancio consuntivo 2012 e della relazione del Collegio de revisori dei Conti di palazzo Zanca. Come si ricorderà, il documento contabile di chiusura esercizio 2012 fotografa la gestione economico-finanziaria degli ultimi 8 mesi di Buzzanca e dei primi quattro di Croce, ma è stato approvato dalla Giunta Accorinti e dall’attuale Consiglio comunale (vedi correlati).

Nell 21 pagine della delibera n.58, il relatore Gioacchino Alessandro spiega che l’attività di controllo ha perseguito un duplice obiettivo: accertare la regolarità finanziaria del 2012 e valutare l’adozione di idonei provvedimenti correttivi conseguenti ai rilievi mossi al rendiconto del 2011.

Già, perché il Comune non è certo nuovo alle tirate d’orecchio da parte della Corte dei conti ed anche in questa occasione la magistratura contabile è stata tutt’altro che tenera con il nostro ente, dove persistono numerosi elementi di «grave criticità». Quali? Sono gli stessi magistrati ad elencarli: grave ritardo nell’approvazione del rendiconto; mancato rispetto del patto di stabilità 2012 per 6,49 milioni di euro; notevole squilibrio tra spese ed entrate correnti , con un saldo pari a 4,7 milioni di euro; consistente saldo negativo di cassa pari a euro 172 milioni; un disavanzo di amministrazione pari a euro 2.468.132,88; il persistente e sistematico ricorso ad anticipazioni di tesoreria, par ad euro 162.191.054, per 363 giorni, che si reitera da più esercizi finanziari; un elevato numero di residui attivi relativi ad anni precedenti al 2008 e l’assenza di motivazioni sul loro mantenimento in contabilità in sede di riaccertamento da parte dei responsabili delle relative entrate; il superamento per gli esercizi 2009, 2010, 2011 e 2012 dei parametri di deficitarietà strutturale degli indicatori ; la presenza di consistenti debiti fuori bilancio; la scarsa capacità di riscossione della Tarsu e l’assenza di proventi per quanto concerne la voce “altri tributi”; il mancato allineamento con le contabilità degli organismi partecipati .

Nella deliberazione n.58 – notificata proprio nelle scorse ore ai Consiglieri Comunali, al sindaco ed ai revisori dei conti – viene fatto presente che, all’adunanza del 14 Aprile scorso, hanno partecipato il segretario/direttore generale di Palazzo Zanca, Antonio Le Donne, ed il ragioniere generale Antonino Cama, i quali voluto dare ai magistrati rassicurazioni circa il percorso di risanamento dell’ente, informandoli della « predisposizione di un articolato piano finanziario pluriennale che terrà conto anche delle criticità derivanti dagli organismi partecipati» ed evidenziando che «tale strumento oltre al ripiano dei debiti sarà al contempo finalizzato a mettere in bonis le gestioni dei servizi essenziali nel settore dei trasporti, dell’acqua e dei rifiuti, garantendo gli equilibri economici e gestionali attraverso l’adozione dei contratti di servizi e di adeguati piani finanziari per la copertura delle relative spese». Le Donne e Cama hanno anche spiegato al relatore Alessandro ed al presidente Maurizio Graffeo che è stata adottata la delibera relativa alla ricognizione degli organismi partecipati.

Le rassicurazioni fornite dall’amministrazione non sono tuttavia servite ad “archiviare” il caso e la Corte dei Conti non ha potuto fare altro che confermare i rilievi mossi, evidenziando che, con le deduzioni presentate, non sono stati forniti elementi sufficienti ad escludere il permanere delle criticità. Due su tutte quelle che pesano come macigni nei conti dissestati del Comune: l’enorme mole di debiti fuori bilancio e le discrasie contabili tra l’ente e le sue partecipate.

DEBITI FUORI BILANCIO. La Corte dei Conti segnala «la presenza di consistenti debiti fuori bilancio, riconosciuti (euro 1.808.454,99) ed in gran parte non riconosciuti (euro 117.091.938,24) senza che per questi ultimi siano stati individuati i mezzi finanziari, per un totale di euro 118.900.393,23. L’effettiva situazione debitoria, comprensiva delle situazioni latenti – si legge ancora in un passaggio della delibera n.58 – resta assai incerta, atteso il mancato riscontro della richiesta istruttoria sul punto da parte dell’organo di revisione, ed è suscettibile di assumere dimensioni ancora più imponenti». I giudici specificano, infatti, che a ciò «si aggiungono ulteriori e gravissimi elementi di criticità, primo fra tutti, l’emergere di una massa di situazioni debitorie potenziali pari ad oltre 350 milioni di euro, stando a quanto comunicato dall’organo di revisione dell’ente in base alle ultime ricognizioni , peraltro non ancora ufficiali e definitive». Per la Corte dei conti dunque, «è evidente che l’incombenza di siffatta situazione debitoria non riconosciuta rende del tutto inattendibile il risultato di amministrazione, già negativo, evidenziato nei documenti contabili. Il disavanzo sostanziale sarebbe infatti ben più importate di quello registrato nei documenti contabili di consuntivo ove l’ente avesse rilevato le passività e quindi reperito e vincolato le risorse necessarie alla relativa copertura». Tra le varie tipologie di debiti da segnalare il volume di quelli derivanti da spese legali, che sfiorano la cifra di 10 milioni di euro.

ORGANISMI PARTECIPATI. Sul rapporto tra Comune e Partecipate, la Corte emette una “sentenza” durissima: «anche se in un quadro assai frammentario e lacunoso, emerge una situazione di gravissime criticità e di devianza dai più basilari principi di una corretta governance, che appare tale da pregiudicare sia l’erogazione dei servizi essenziali affidati agli organismi partecipati, sia la salvaguardia dei fondamentali equilibri di bilancio».

In conclusione, i magistrati ribadiscono quindi che «le criticità evidenziate, già rilevate in precedenti pronunce di questa sezione, hanno ormai assunto il carattere di cronicità e non sono state adeguatamente affrontate dall’ente»; certificano inoltre «la presenza di gravissimi squilibri economico-finanziari».

Per tutte queste ragioni, come accennato all’inizio, la Corte dei conti dei Conti ha disposto che il Comune provveda « alla sospensione dei programmi di spesa non obbligatori ed indispensabili fino alla concorrenza dell’importo pari al disavanzo accertato al 31.12.2012, non ripianato e per il quale non risulterebbe individuata una idonea e concreta fonte di finanziamento» ed ancora che «all’ente sia preclusa l’assunzione di impegni ed il pagamento di spese per servizi diversi da quelli dovuti per legge».

I magistrati contabili intimano, infine, al Comune di far arrivare sulla propria scrivania le misure correttive adottate dall’organo consiliare entro i termini fissati dalla legge, vale a dire entro 60 giorni.

Palazzo Zanca, dunque, dovrà mettersi immediatamente al lavoro per dare risposte concrete alla Corte dei Conti.

Danila La Torre