L’area Dem: “Crocetta bis, dalla rivoluzione al rischio di involuzione”

La querelle tra il Partito Democratico siciliano – o meglio le sue "componenti" – e Rosario Crocetta registra probabilmente oggi il suo punto più basso. La richiesta di un nuovo impulso all'indirizzo politico del governo – ed al rapporto con il governatore – è stata inserita da Fausto Raciti e dalla sua vice Mila Spicola al centro dell'agenda politica del PD Sicilia, assorbendo pressoché integralmente lo scarno dibattito interno ai Democratici. I vertici regionali hanno più volte dichiarato alla stampa ed agli organismi di partito la volontà di dare vita ad un «governo nuovo» che esprimesse una giunta all'altezza «composta dagli uomini migliori ed in una compagine più politica e meno tecnica», che non si ponesse come mero «azzeramento o spostamento di persone», ma come concreta proposta politica.

In queste settimane, tuttavia, non abbiamo assistito ad alcuna proposta programmatica – pur sbandierata -, ma solo ad un assurdo viavai di nomination per le candidature alle elezioni europee e per i nuovi assessori regionali. Nomi sempre letti e resi noti dalla stampa, partoriti nei corridoi dell'Ars o nelle anticamere di qualche albergo palermitano. Il Partito Democratico della Sicilia – indipendentemente dalle singole responsabilità che dovranno essere valutate presso gli organismi competenti – ha perso l'ennesima occasione per riacquistare credibilità agli occhi dei propri iscritti, della classe dirigente e dei cittadini siciliani tutti, cedendo alla solita abitudine dei processi eterodiretti ed alla visione Palermo-centrica della realtà regionale, distante dai territori.

Nel nome di un presupposto rinnovamento e di una svolta nell'azione di governo, si è scelto di sacrificare alte professionalità, le cui competenze sono state e continuano ad essere unanimemente riconosciute ed il cui contributo al governo regionale è stato trasversalmente apprezzato da cittadini, amministratori ed opinione pubblica in generale. Tutto ciò mortificando, nello specifico caso del Partito Democratico, il primario organo di rappresentanza degli iscritti e defraudando la direzione regionale del proprio ruolo di indirizzo, nel solito gioco di chi confonde un partito forte con un partito di forti aree, al cui interno la voce di uno possa contare come cento. Un siffatto Partito Democratico non rappresenta iscritti e militanti, che ci chiedono a gran voce di cambiare. In pochi, però, sembrano ascoltare.

Nel rispetto delle individualità e professionalità chiamate a partecipare al Crocetta-bis ed augurando loro buon lavoro – e buona fortuna -, non possiamo quindi esimerci dal contestare le modalità che hanno portato alla nascita di questo governo. Lungi dal trovare nuova forza, il governatore Crocetta rischia di apparire oggi ancora più indebolito e vittima del gioco delle correnti, rischiando di passare alla storia come il governo della involuzione più che della rivoluzione. Su questo speriamo proprio di sbagliarci, anche se le premesse del fallimento sembrerebbero esserci tutte, perché abbiamo creduto e vogliamo ancora credere nella rivoluzione.

Il presunto imprimatur romano e le maggioranze variabili all'interno del PD siciliano non sono sufficienti a sorreggere il peso di una Regione così complessa e bisognosa di Politica, a sostenere le sfide che ci attendono, a dare soluzioni alle mille e mille legittime istanze dell’intera collettività siciliana che, per contro, necessitano di un partito forte, coeso ed unito, a sostegno di un governo regionale posto ad esclusivo servizio della nostra SICILIA.

I componenti della direzione regionale:

Felice Calabrò

Alba Marino

Marina Scimone