“Per me il ritorno a Messina non è stata una sconfitta nè un fallimento”

Sono nato a Messina e, ad un certo punto, ho deciso di cambiare città per motivi universitari. Dopo la triennale, pensavo che rimanere a Messina per altri due anni sarebbe stato poco interessante. Così, sono andato a studiare a Torino.

Per usare una frase ad effetto, direi che sono andato a studiare in una città diversa “per sfida”.

I primi sei mesi fuori sono stati strani perché vivevo in uno studentato e c'ho messo un po' per ambientarmi. Dopo devo dire che sono riuscito quasi subito a trovare una mia dimensione.

All’epoca Torino non aveva un costo della vita particolarmente alto e io ho avuto la fortuna di vivere sempre in zona universitaria. Posso dire di essermi trovato sempre molto bene, nonostante i ragazzi del posto si lamentassero dei loro corsi o dell’Università.

Anche sotto l'aspetto dei divertimenti sono stato particolarmente fortunato perché sono arrivato lì subito dopo le Olimpiadi invernali e in città si respirava ancora quell’entusiasmo. Ricordo, ad esempio, che non appena arrivato c'erano le Universiadi ed era festa praticamente ogni sera.

Appena arrivato mi sentivo un estraneo e la prima cosa che ho fatto è stata cercare un contatto con i miei concittadini.

Ma – e qui dirò una cosa forse impopolare – volutamente l'ho evitato nei mesi successivi. Il ragionamento era semplice: se ero andato studiare fuori era per incontrare e conoscere persone diverse da me. E così ho fatto.

Il risultato è che ora ho tanti amici sparsi per l’Italia, più quelli della mia città.

Per quanto riguarda Messina, più che di potenziale inespresso, parlerei di poca voglia di vedere il buono che c'è intorno a noi.

È facile lamentarsi ed è un buon esercizio di stile, anche io cado spesso in questa trappola.

Per quel poco che ho visto in giro per l'Italia, non mi sembra che Messina abbia meno di altri posti in termini di persone, luoghi e attività sociali e culturali.

Certo, ci sono alcuni limiti data la dimensione della città, la sua posizione o il numero dei suoi abitanti. Ma c’è del fermento, solo che a volte non lo vediamo.

Il mio rapporto con Messina? Io la chiamo sempre, è lei che non mi chiama mai!

Scherzo.

Credo sia buono, mi fanno rabbia l'ignoranza e i comportamenti poco civili, ma tutto sommato ci vivo bene. La possibilità di poter utilizzare un mezzo come la bici 8 mesi su 12 la rende un bel posto.

In più con Startup Messina, l’associazione che presiedo, ho la possibilità di confrontarmi con tanti messinesi capaci che lavorano in silenzio. E con le persone capaci io ho un buon rapporto.

Da quando sono tornato è cambiato tutto: un delirio! Ho letteralmente ricominciato da zero, perché tanti amici che avevo vivevano altrove.

Per almeno sei mesi mi sono sentito un turista nella mia città. C'era un gioco molto interessante che facevo nei primi mesi a Messina: quando conoscevo qualcuno di nuovo, nel primo quarto d'ora di discussione, cercavo di trovare un collegamento con lui.

Per esempio riuscivo a scoprire che conoscevo il cugino o un mio compagno di classe era un suo amico. Le prime volte era frustante, ma poi è diventato divertente.

A Torino provavo nostalgia. Una volta, in un giorno di maggio piovosissimo (pioveva da oltre una settimana!), guardando un documentario sulle Eolie, ho avuto tanta nostalgia da arrivare alle lacrime. Mi vergogno un po', ma è stato davvero così.

Se c’è una cosa di Torino che porterei a Messina, sono sicuramente le aule studio, o più in generale luoghi in cui le persone possano andare a studiare o svagarsi: secondo me ne avremo bisogno. Nel mio bagaglio personale, porto invece la capacità di buttarsi a capofitto senza guardare indietro a cosa si è lasciato.

Un’altra cosa che ho imparato è che non bisogna mai dare niente per scontato, neanche il ritorno.

Quando parlo con persone che attualmente vivono altrove e salta fuori la possibilità di tornare, mi stupisce sempre che il ritorno venga escluso a priori. Non so perché, giudicare le vite degli altri è sempre difficile e quasi sempre si sbaglia. Per me il ritorno non è stata una sconfitta o il sintomo di non essere stato capace di fare delle cose fuori da Messina.

Allo stesso modo non bisogna dare per scontato neanche il restare, né farsi prendere dalla nostalgia: occorre guardare con serenità ciò che la vita ti mette davanti. È faticoso, ma tutto sommato bello.

Fabio Bruno