Don Massimo Briguglio raccoglie l’eredita di padre Donsì a 18 anni esatti dalla sua scomparsa

Era il 6 novembre del 1997 quando padre Francesco Donsì, parroco di Furci per quasi mezzo secolo, esalò l’ultimo respiro. Le sue mani strette in quelle di don Massimo Briguglio, un giovane sacerdote che con lui si era formato ed aveva maturato la vocazione. A distanza di 18 anni esatti, il 6 novembre del 2015, padre Massimo raccoglie l’eredità della parrocchia dedicata alla Madonna del Rosario. L’insediamento nella sua Furci è avvenuto nel contesto di una celebrazione sobria ma solenne. All’insegna dell’essenzialità e della semplicità. Due principi sui quali intende poggiare il mandato affidatogli lo scorso 23 settembre dall’arcivescovo emerito di Messina, mons. Calogero La Piana. Ad accoglierlo, sui gradini della chiesa Madre, decine di bambini. Tengono in mano dei cartelloni con su scritto: “Beato colui che viene nel nome del Signore”. “Siete la presenza più significativa in questa piazza”, ha detto ai ragazzi padre Massimo. Dinanzi alla porta principale il saluto, a nome del paese intero, del sindaco Sebastiano Foti. Al suo fianco il maresciallo Maurizio La Monica, comandante della stazione dei carabinieri di S. Teresa di Riva, competente per territorio. Finita l’accoglienza in piazza S. Cuore, ha fatto seguito l’ingresso solenne in chiesa del delegato ad omnia per la diocesi di Messina, mons. Gaetano Tripodo. Quindi la solenne funzione eucaristica.

La chiesa è gremita e non solo di furcesi. Padre Massimo indossa la casula con l’effigie della Madonna del Rosario che fu di padre Donsì. Un paramento impregnato di significato e di storia. “Oggi per Furci è un giorno di grazia – ha esordito mons. Tripodo, che ha presieduto il sacro rito – segnato dall’ingresso del nuovo parroco”. L’omelia è incentrata sul valore e sul ruolo che ha un prete ai giorni d’oggi in una comunità. Il pensiero poi corre all’Oasi S. Antonio, la maestosa struttura per anziani fortemente voluta dal compianto parroco Donsì: “E’ e deve essere un punto di riferimento – ha detto mons. Tripodo – non solo della comunità di Furci. Vi sono ospiti nonnini che vengono addirittura da altre diocesi. Questa realtà – ha proseguito – che conosco bene, deve essere sovrintesa dal parroco. E’ stata già attenzionata anche dall’Amministratore apostolico, mons. Antonino Raspanti, il vescovo di Acireale che regge le sorti dell’arcidiocesi di Messina in seguito alle dimissioni di La Piana.

Toccante il discorso, dopo la comunione, di don Massimo. “Questa chiesa che mi è stata Madre – sottolinea – adesso diventa sposa”. Traccia le linee guida del suo mandato volgendo lo sguardo soprattutto agli ultimi; ai poveri, ai bisognosi, agli ammalati, agli anziani ed a tutte le persone che soffrono. Ed alle famiglie, sottolineando la loro preziosità all’interno della Chiesa. Ha ricordato i sacerdoti che l’hanno preceduto, non ultimo mons. Giò Tavilla, che domenica si insedierà a Messina nella parrocchia di S. Caterina. La cerimonia si è conclusa con la lettura del decreto di nomina e la firma di quattro testimoni.

Padre Massimo ha scelto i due giovani seminaristi di Furci, Piero e Onofrio; l’insegnante in pensione Maria Pino, “fedele alla chiesa al di là del cambio dei parroci” e Piero Di Nuzzo, operatore della Caritas parrocchiale, protagonista di un gesto di grande generosità lo scorso 10 ottobre. Era l’alba quando insieme ad Aldo Pasquale Piero mise a repentaglio la vita per salvare quella di una donna e del figlio che dormivano all’interno di un camper lungo il torrente Savoca in piena. La tragedia è stata sventata per pochi minuti. Il camper è stato trascinato in mare dalla furia delle acque. “La sua – ha detto padre Massimo – è una testimonianza di vita”.

Carmelo Caspanello