Rubavano gasolio all’Atm e lo rivendevano a prezzi bassi. Tra loro anche alcuni dipendenti

Rubavano gasolio dai mezzi dell’Atm, di notte, lo caricavano in dei bidoni posizionati su un furgoncino e poi, di mattina, lo trasportavano in uno spiazzale di Santa Lucia Sopra Contesse, in contrada Campolino, perfettamente adibito a distributore di benzina “alternativo” e “abusivo”. Lì, infine, lo rivendevano a commercianti ambulanti, altri dipendenti della municipalizzata o semplici conoscenti, ad un prezzo di circa 1 – 1.20 euro per litro.
L’hanno chiamata la “Banda del Gasolio” questa associazione a delinquere che conta 11 persone, raggiunte stamani da ordinanza di custodia cautelare, ed altri 16 indagati. Rispondono tutti, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di numerosi furti aggravati ai danni dell’azienda municipalizzata ATM nonché di ricettazione.
Sono finiti direttamente in carcere Placido Fumia, 56 anni dipendente ATM al servizio di guardia, e Batessa Giovanni, messinese di 49 anni. Domiciliari per Giuseppa Urbino, moglie di Batessa, messinese di 47 anni, e Vennero Rizzo, messinese di 51 anni. Obbligo di dimora nel comune di Messina per Rosario Allegra, altro dipendente dell’Atm addetto all’impianto di distribuzione, messinese di 53 anni.
Obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria per Antonino Siracusano, messinese di 40 anni, Antonino Pandolfino, messinese di 49 anni, Letterio Lucà, messinese di 34 anni, Mohamed Jarib, marocchino di 36 anni.

A far partire l’indagine, nell’ottobre 2013, fu la DIGOS di Messina coordinata dal dirigente Michele Pontoriero, che attivò dei servizi di osservazione proprio a Santa Lucia Sopra Contesse, dove vivevano i coniugi Batessa, e nella sede dell’ATM. Ben presto venne fuori che alcuni dei dipendenti della municipalizzata rubavano gasolio dai mezzi presenti nell’autoparco e poi lo rivendevano al dettaglio. Un’associazione ben collaudata quella messa in piedi, in primis, da Batessa e Fumia che ha consentito alla banda di far fruttare, in circa un anno, oltre 180mila euro e di far contare all’Atm un danno economico di oltre 250mila euro.

Gli agenti, attraverso immagini e video, sono riusciti a ricostruire perfettamente il modus operandi degli “addetti ai lavori” che, come accertato, si verificava anche 2-3 volte a settimana. I furti avvenivano dopo mezzanotte, quando tutto il personale ATM aveva finito l’attività lavorativa. Funzionava così.
Batessa, intorno alle 19, si faceva accompagnare dalla moglie, con un furgoncino, nei pressi della municipalizzata. Il mezzo veniva posteggiato lì e poi i due se ne tornavano a casa. Intorno a mezzanotte, Batessa prendeva la sua Alfa Romeo e si recava dinnanzi all’Atm. Lasciava la macchina, prendeva il furgoncino e attendeva il segnale di Fumia. Allora entrava nell’autoparco, posteggiava il camioncino tra gli autobus, e insieme al complice iniziavano a portar via carburante dai mezzi. Ovviamente i due facevano sempre attenzione affinché gli autobus non venissero mai lasciati completamente a secco. Una volta riempiti i bidoncini, questi venivano caricati sul furgoncino. Batessa riposteggiava il mezzo nei pressi dell’Atm, tornava sulla sua Alfa e rientrava a casa, sempre intorno alle 3.
La mattina dopo si faceva riaccompagnare da Rizzo, prendeva il furgoncino e poi dritto verso il “rifornimento alternativo”, allestito a casa sua. Lì iniziava il via vai di acquirenti che andavano a riempire le loro macchine o i loro pulmini. Talvolta erano commercianti ambulanti, talvolta gli stessi dipendenti dell’Atm. I serbatoi venivano riempiti tramite una pompa che attingeva direttamente dai bidoncini messi su una scala fuori dal box. Il costo, per litro di gasolio, oscillava tra 1 euro ed 1 euro e 20 centesimi. L’Atm, quello stesso gasolio, lo comprava a circa 1 euro e 60.

Le indagini, coordinate dal pm Alessia Giorgianni, hanno appurato come durante le notti in cui avvenivano i furti, Fumia svolgeva da solo il servizio di portineria e, talvolta, chiedeva cambi ai colleghi proprio per esser libero di agire senza intoppi. In alcuni casi, quando non era presente, “pressava” su altri colleghi compiacenti affinché facessero entrare Batessa col furgoncino.
In particolare è emerso come la moglie di Batessa, oltre ad accompagnare il marito nel tardo pomeriggio, fosse presente nel loro rifornimento privato quando la benzina veniva distribuita ai clienti. Rizzo, invece, agevolava la fiorente attività della famiglia Batessa provvedendo a rifornire di benzina i clienti.
Gli inquirenti suppongono che i furti fossero già iniziati nel lontano 2011, ben prima dell’avvio dell’indagine.

Ultimo aggiornamento ore 13.00