Fini: “L’Italia si salva partendo dal sud e dalla Sicilia”

“Non si possono dimenticare il sud e la Sicilia. Siamo stati messi alla porta dal Pdl perché non volevamo mettere da parte i nostri princìpi in virtù di un tornaconto. Il Governo Berlusconi si è appiattito sulle richieste della Lega nord ed ha tradito gli elettori del sud”. E’ categorico il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini. Il leader di Futuro e Libertà, alla convention al palacultura per presentare i candidati del partito all’Assemblea Regionale Siciliana, ha intrattenuto i presenti per quasi un’ora, trattando a ruota libera gli argomenti più svariati e incentrando il suo discorso sull’importanza della Sicilia a livello nazionale ed europeo: “All’assemblea regionale siciliana vengono prese decisioni molto importanti e dobbiamo proporre un modello per garantire un futuro che ricalchi il glorioso passato di questa regione. L’isola, nei millenni, è stata un punto di riferimento positivo, con genti che hanno avuto la capacità di integrarsi e di progredire economicamente. La Sicilia non può essere universalmente conosciuta come la terra della mafia e del clientelismo, come vuol far credere la lega nord. La Sicilia è ben altro, è arte, è cultura. E su questo bisogna puntare, sulla qualità, sul turismo, sui beni culturali, sulle eccellenze gastronomiche, sulla legalità e soprattutto sulle università e sui giovani per far sì che restino in questa terra per contribuire a renderla migliore”.

Fini si è poi soffermato sui valori della buona politica e del suo partito: “La presenza di chi oggi mi ha seguito a Taormina, a Giardini, a Francavilla ed ora a Messina, induce ottimismo. E’ la testimonianza che c’è ancora la richiesta di una presenza politica, di un’intesa nell’interesse delle città e dei popoli, non di scontri tra i partiti. Non ci si può servire della politica ma bisogna servirla, anche senza finanziamenti pubblici, come stiamo facendo noi. Bisogna fare ciò che è giusto e non ciò che è utile per alcuni. La precondizione della giustizia sta nella legalità. Troppo spesso, purtroppo, la politica è contigua o è addirittura all’interno del malaffare. Queste azioni vanno sconfitte partendo da un concetto mentale, dalla cultura della legalità, da un codice etico”.

E proprio di questo codice etico, afferma Fini, si è servito il partito per scegliere i candidati da presentare all’Ars: “Viceversa saremmo poco credibili – prosegue -. Che credibilità può avere un politico già condannato? Anche solo per aprire un bar bisogna presentare il certificato antimafia ed adempiere a mille doveri. Giusto, ma allora perché all’Ars possono andare politici già condannati? Bisogna lottare la mafia in tutti i modi, consapevoli che è un virus nazionale, non solo siciliano. Questo serve anche a far partire tutti da una condizione di uguaglianza e a far emergere i più bravi nella propria terra, non a far emergere i disonesti e a far emigrare i più bravi. Vent’anni fa i giovani, col loro primo lavoro, potevano aiutare i nonni che avevano una bassa pensione. Oggi sono i nonni ad aiutare i giovani che non hanno un lavoro e che guardano al futuro con timore”.

Il leader di Futuro e Libertà, infine, dichiara la sua ricetta per risollevare la Sicilia e l’Italia: “Dobbiamo avvicinarci tutti allo spirito della costituente. In quell’occasione, persone con idee diverse si sono unite per l’interesse di tutti. La Germania lo fa da 20 anni ed è la massima potenza europea. Lì, ad ogni nuova elezione, i politici aumentano sempre gli investimenti sulla ricerca e sul sapere. L’Italia, invece, continua ad importare braccia e ad esportare cervelli. La produzione di ricchezza ed economia può fondarsi solo sulla presenza del lavoro. Dalla crisi, si esce con l’Unione Europea che guarda a sud e alla Sicilia. Il mondo non è più diviso in ovest ed est, ma in nord e sud ed essere siciliani è un privilegio, è la prima linea dell’Unione Europea, non più la periferia. La novità politica non è una traversata a nuoto, ma la partecipazione attiva. Chi vuol far sentire la propria voce deve andare a votare perché la politica non è tutta da condannare”.

(Marco Ipsale)