L’Espresso oggi in edicola: “Onorevole Genovese, che strani affari”

A distanza di due anni dall’inchiesta di Panorama sul pianeta Formazione, la stampa nazionale torna ad accendere i riflettori su Francantonio Genovese, deus ex machina del Pd messinese e siciliano, signore delle tessere. Stavolta il deputato finisce nelle pagine dell’Espresso, in un articolo a doppia firma, Lirio Abate e Primo di Nicola, e sia il fatto che il settimanale è vicino alla sinistra, sia la tempistica, nonché la foto abbinata al testo (Genovese con il ministro Franceschini e Cardinale) aprono la strada ad una serie di riflessioni.

Ma andiamo all’articolo. Stavolta al centro dell’inchiesta non c’è il variegato mondo della Formazione siciliana ma direttamente i redditi e la rete di società che fanno capo al deputato Pd. “Onorevole che strani affari”, titola l’Espresso. “Deputato Dem, ex sindaco di Messina. Con la passione per le società. E presunti crediti dallo Stato per 1,2 milioni. Che non vuole spiegare”.

Il settimanale fa i conti in tasca all’ex sindaco di Messina, Dc nel Dna, transitato con la Seconda Repubblica nella Margherita, quindi nel Pd del quale è stato il primo segretario regionale grazie anche ad un’intesa con l’ex ministro Salvatore Cardinale, nonché fondatore della corrente Innovazioni.

“Dal 2008 (quando è stato eletto alla Camera dei deputati) al 2012, ha dichiarato redditi sempre in crescita. Da 153 mila a 489 mila euro. In più, negli ultimi cinque anni, Genovese ha ottenuto dallo Stato anche un credito complessivo di imposte pari a un milione e 185 mila euro”, scrivono Lirio Abate e Primo Di Nicola.

Il parlamentare messinese a quanto pare non ha inserito nel profilo web di Montecitorio la documentazione patrimoniale, ma l’Espresso è andato a spulciare le cifre direttamente alla Camera, scoprendo, ad esempio che possiede decine di unità immobiliari e migliaia di azioni. “Per la campagna elettorale che lo ha portato a Montecitorio, invece, ha stretto i cordoni della borsa, dichiarando la modesta spesa di 81 euro e 80 centesimi”.

Nonostante una spesa così modesta per la campagna elettorale, dall’articolo si evince che il deputato è azionista in diverse società, come “ la Calaservice, che si occupa di “consulenza e pianificazione”, di “forniture di software e compravendita immobiliare”: il bilancio contiene un finanziamento che oggi arriva a circa 8 milioni di euro, effettuato dai due soci, che è stato alimentato nel corso degli anni. Nel 2005 era di cinque milioni e 600 mila euro. I soci sono Genovese, che detiene il 99 per cento del capitale e suo cognato Franco Rinaldi, deputato regionale del Pd, indagato a Messina per l’inchiesta sulla formazione professionale, che detiene l’uno per cento rimanente”. Nei bilanci della Calaservice (che è finita anche nell’inchiesta Corsi d’oro a Messina), i giornalisti rilevano che nel 2012 l’incremento del finanziamento è di 651 mila euro, mentre nel 2011 era di 451 mila, cifre quantomeno lontane dai redditi dichiarati.

L'inchiesta de l'Espresso mette in evidenza anche gli affari della “Mandarian Wimax Sicilia spa”, un’azienda di Catania che opera nel settore delle telecomunicazioni, in particolare nel mercato delle concessioni a banda larga in modalità wireless. “Fondata nel marzo 2008, Genovese ne è diventato socio insieme all’imprenditore Franza ( con il quale condivide anche parte delle quote della Tourist-Caronte), la Mandarian è uno dei 5 operatori assegnatari di licenza nazionale per l’uso delle frequenze della banda riservata al wimax. La società si è aggiudicata negli ultimi due anni appalti da decine di comuni siciliani, ha fatto affari con imprese legate a Finmeccanica e si è aggiudicata lavori per decine di milioni di euro dalla Regione siciliana”. In particolare negli ultimi due anni, si legge nel settimanale, ha preso appalti con decine di comuni dell’isola per centinaia di milioni di euro per la video sorveglianza o progetti per la sicurezza. La società di Genovese si è poi aggiudicato un lavoro per 25 milioni di euro dalla Regione per potenziare i ponti radio della Forestale, ed ancora appalti nelle Asl, in particolare due anni fa a Palermo per la realizzazione e gestione di un sistema informatizzato di archiviazione e trasmissione di immagini diagnostiche per l’azienda per 8 milioni e 600 mila euro, appalto affidato quando l’asp era gestita da Salvatore Cirignotta (arrestato nell’ambito dell’inchiesta sull’appalto dei pannoloni d’oro). E anche le Province commissariate da Crocetta secondo i cronisti avrebbero dato in appalto diversi servizi.

Stavolta rispetto all’inchiesta di Panorama, che fu poi l’inizio dell’indagine che ha portato all’operazione Corsi d’oro, si tratta di “fuoco amico”, dal momento che appare sull’Espresso, ed il segnale, per chi legge dietro le righe, è molto chiaro. Peraltro la pubblicazione avviene mentre è alle prime battute il processo sull’operazione Corsi d’oro e sulla galassia degli Enti di Formazione.

Rosaria Brancato