Vendola rimarca la distanza da Crocetta, promotore di un «cambiamento gattopardesco». IL VIDEO

Solo ieri Pier Luigi Bersani , Nichi Vendola e Riccardo Nencini hanno firmato la loro “Carta di intenti”, una sorta di manifesto di 10 punti, che rappresenterà la base da cui partire per conquistare la guida del paese e proporsi non solo come il “dopo- Monti” ma anche come l’ “anti- Monti”. L’unione “romana” o se preferite nazionale tra Pd, Sel e Psi non sarà però “esportata” in Sicilia, dove la distanza tra Pd e Sel resta netta ed il confine invalicabile. Le alleanze in campo per le ormai vicinissime elezioni regionali vedono il Partito democratico e Sinistra ecologia e libertà su due fronti opposti, che come due rette parallele sono destinati a non incontrarsi mai.

Lo ha ribadito, a chiare lettere, il presidente di Sel, Nichi Vendola, approdato in riva allo Stretto per promuovere la candidatura alla presidenza della Regione Siciliana di Giovanna Marano ma anche la sua personale candidatura alle primarie del 25 novembre. Dal palco allestito al Giardino Corallo si è rivolto ai compagni presenti – che avrebbero potuto essere più numerosi con una più efficace comunicazione dell’evento – e con l’eloquio forbito, colto e “seducente” che lo contraddistingue è intervenuto su temi locali, nazionali ed europei, invocando un cambiamento vero e affidando alla sinistra un compito importante: «lavorare affinché politica e speranza possano nuovamente incontrarsi e diventare almeno una coppia di fatto».

E il rinnovamento di cui parla Vendola è assai lontano da quello promesso dal candidato governatore siciliano Rosario Crocetta, sostenuto da Pd e Udc: «Il suo progetto politico propone un cambiamento gattopardesco, che riguarda la superficie, la tinteggiatura ma non va fino in fondo. La mala politica è anche mescolare le carte e confondere le idee. Rosario – dice ancora Vendola – ha mischiato diavolo e acquasanta». Per il governatore pugliese, il diavolo è l’Udc, a cui Vendola continua ad associare il nome di Totò Cuffaro, per lui -oggi come ieri – simbolo del male, che in Sicilia non si è estinto con la fine del governo guidato dall’ormai ex esponente casiniano ma è proseguito durante la presidenza di Raffaele Lombardo, «evoluzione della specie cuffariana, inciampato per le stesse ragioni per cui era inciampato Cuffaro».

C’è tanta critica nelle parole di Vendola nei confronti degli avversari che rappresentano l'altra fetta del centro-sinistra (nemmeno una parola parola invece per quelli del centro-destra) ma c’è anche tanta autocritica al suo partito, che non riesce a sfondare ed a conquistare consensi, soprattutto nella nostra terra: «Il nostro problema è che non riusciamo a far capire cos’è la sinistra. Se la Sicilia e Messina sono state ostaggio del centro-destra è anche perché il centro-sinistra ha reso opaca la propria offerta politica e ha disatteso la speranza del cambiamento. L’antipolitica la si combatte soltanto se il centro-sinistra lavora umilmente, ascoltando i cittadini». Il governatore pugliese è perfettamente cosciente che il vento dell’ antipolitica soffia forte anche in Sicilia e sta spingendo le vele del Movimento cinque stelle e del suo leader Beppe Grillo, reduce da un successo messinese indiscutibile. Successo che Vendola riconosce, ma commenta così: «E’ più facile bestemmiare che fare analisi».

Analisi che Vendola ritiene di avere sempre fatto e che, da queste parti, gli sono costate querele da parte degli amministratori locali. Come quando definì Messina un "Verminaio" o disse che il Ponte sullo Stretto sarebbe servito soltanto ad unire cosche, calabrese e siciliana, e non due coste. Opinioni mai rinnegate, ma anzi ribadite perché il verminaio è ancora una realtà e perché forse non serviva il ponte per unire «due cosche già unite nelle dinamiche del potere». E a chi dovesse sentirsi offeso da queste parole, Vendola rammenta: «Messina è continuamente offesa dalla sua classe dirigente; da chi seppellisce la realtà e non da chi la racconta; da chi ha fatto in modo che le persone continuino a vivere nella baracche costruite dopo il terremoto 1907 (lapsus temporale ndr)».

Secondo Vendola è , dunque, arrivato il momento di scrivere una storia diversa, svoltando a sinistra e provando ad immaginare una Sicilia nuova, con un governo regionale nuovo, che ridia giusto vigore alla politica e restituisca la speranza, ormai persa, ai cittadini. (Danila La Torre)

ALLEGATO IL VIDEO CON L'INTERVENTO INTEGRALE DI VENDOLA