I debiti fuori bilancio affossano il Comune, a dispetto degli “escamotages”

La delibera di adesione al fondo di rotazione, già depositata agli atti della Presidenza del Consiglio comunale, è stata momentaneamente sospesa. La richiesta di “congelare” la proposta deliberativa con la quale il Comune chiederà di accedere al fondo di rotazione previsto dal Decreto 174 è stata avanzata al presidente del Consiglio comunale, Pippo Previti, dai dirigenti dell’area economico -finanziaria Ferdinando Coglitore e Giovanni Di Leo , alla luce dell’ordinanza recapitata all’ente dalla Corte dei Conti il 27 novembre, che fa “slittare” i termini di presentazione delle misure correttive al 27 dicembre. «Visto che abbiamo meno fretta, possiamo aspettare che il decreto legge venga convertito in legge, passaggio che dovrà avvenire entro il 9 dicembre» spiega Coglitore al telefono.

Con la notifica della relazione firmata dal magistrato Maurizio Graffeo, infatti, la data dell’8 dicembre, che il commissario straordinario Luigi Croce continuava ad indicare come il termine ultimo per l’adozione delle misure correttive da presentare all’organo di controllo, viene a cadere e l’iter dei 30 giorni previsti dal Testo unico degli Enti Locali è ufficialmente partito il 27 novembre. Nessuna sovrapposizione di termini, dunque, e nessuna doppia relazione a distanza di poche settimane da parte dei magistrati contabili: quella recapitata martedì mattina è l’ordinanza che fa seguito all’adunanza del 9 novembre; il documento di una pagina che Croce (e solo lui) aveva ricevuto lunedì 12 novembre non era altro che la comunicazione da parte del dirigente della Cancelleria della Corte dei Conti che il Comune avrebbe avuto 30 giorni di tempo per rimediare alla grave situazione economica e finanziaria, caratterizzata da un forte squilibrio, ed adottare le misure correttive. Ma, il count- down non doveva iniziare da quel momento.

Chiarito questo passaggio, è evidente che l’allarme non cessa e che il rischio default è davvero dietro l’angolo. L’ordinanza n.355 è pesantissima, non solo nelle sue conclusioni, che si estrinsecano in precise richieste (vedi articolo correlato), ma anche nelle sue “premesse”.

La prima bacchettata della Corte dei conti è sui ritardi nell’ approvazione dei rendiconti 2009 e 2010. «Questi fenomeni -si legge nella nota – non possono che essere stigmatizzati, in quanto la violazione sistematica del termine perentorio, oltre ad essere palese sintomo di disordine gestionale, finisce sostanzialmente per impedire alla Corte di effettuare tempestivamente il controllo finanziario….. teso a segnalare in tempo le criticità e le irregolarità gestionali». Non è più “virtuoso” il bilancio consuntivo 2011 approvato il 7 novembre dal commissario ad acta nominato dalla Regione, dopo essere stato bocciato dal Consiglio Comunale.

La relazione si sofferma, poi, sui debiti fuori bilancio, che si sono trasformati nel tempo «da fattore patologico in ordinaria modalità di gestione della spesa», diventando il vero tallone d’Achille del Comune di Messina . «La situazione di grave squilibrio finanziario – si legge nell’ ordinanza -si palesa in tutta la sua criticità con riferimento ai debiti fuori bilancio» sia quelli già riconosciuti, sia quelli ancora da riconoscere, «allo stato privi di copertura finanziaria». Con riferimento ai primi, la Corte dei Conti registra «un pericoloso trend crescente» e riporta una tabella dalla quale si evince che nel 2009 i debiti erano circa 1,5 milioni di euro, nel 2010 sono diventanti oltre 9 milioni di euro e nel 2011 arrivano a quasi a 16 milioni di euro. «L’esistenza di tali passività – scrivono i magistrati contabili – rappresenta l’evidente risultato di un’inadeguata gestione finanziaria protrattasi nel tempo».

Non va meglio, anzi la situazione peggiora nel caso dei debiti censiti in attesa di riconoscimento: al 31 dicembre 2010 ammontano ad euro 44.497.869,17 e salgono al 31 dicembre 2011 alla cifra complessiva di euro 60.824.503,38, di cui euro 54.836.030,67 non riconosciuti dal Consiglio Comunale ed euro 5.988.472,71 riconosciuti ma non ancora finanziati.

Una situazione catastrofica peraltro incompleta se, come scrive la Corte dei Conti, «tali cifre, benché molto elevate si ritiene non esauriscano affatto la situazione debitoria dell’ente per via della presenza di ulteriori, ingenti, passività latenti, che rendono poco attendibile non solo il conteggio dei debiti censiti dall’ente, ma anche, più in generale, la situazione finanziaria e gestionale da questo ufficialmente rappresentata». L’ulteriore buco nei conti è causato «dalle obbligazioni sorte con gli organismi partecipati dell’ente che, per via di un evidente disallineamento tra le rispettive contabilità, non rispecchia i reali rapporti di debito/credito tra i medesimi intercorrenti». Insomma, i rapporti con le società partecipate (Messinambiente, Ato, Amam, Atm) fanno la differenza. In negativo, ovviamente.

La magistratura contabile non si limita a prendere atto della situazione ma punta il dito contro chi avrebbe avuto il dovere di fare qualcosa per evitare che si arrivasse a questo punto e, invece, è stato a guardare: «giova rilevare che i responsabili di servizi hanno l’obbligo di effettuare periodiche ricognizioni (art.193 del Tuel) ai fini di un controllo concomitante e costante della situazione gestionale, teso alla tempestiva segnalazione delle passività all’organo consiliare…. Non condivisibili, pertanto, appaiono le tesi sostenute dall’ente nell’adunanza del 10 ottobre 2012, circa l’irrilevanza dei debiti “censiti” fino al momento in cui sono ricondotti al sistema di bilancio dell'ente e circa la non obbligatorietà del riconoscimento da parte del Consiglio Comunale». A quell’adunanza citata dalla Corte dei Conti parteciparono l’esperto dell’allora sindaco Giuseppe Buzzanca, Marcello Scurria, ed i dirigenti Di Leo e Coglitore, a cui i magistrati mandano il seguente messaggio di “censura”: «un siffatto approccio mentale…. rende elevato il rischio di dissimulare la reale esposizione debitoria». In altre parole, per i magistrati contabili nascondere i debiti sotto il “tappeto” equivale al tentativo di voler nascondere i problemi, che tuttavia c’erano, ci sono e non avrebbero dovuto essere ignorati.

Non è un caso che l’ordinanza della Corte dei Conti sia finita anche sulla scrivania dei magistrati della Procura della Repubblica e della Procura della Corte dei Conti, a cui spetterà avviare eventuali indagini e cercare i responsabili del disastro nei conti del Comune. Sul fronte politico, invece, sarà una vera e propria corsa contro il tempo per provare a dare tutte quelle risposte che la magistratura contabile esige entro il 27 dicembre, ma non è escluso che il commissario Croce alzi bandiera bianca prima e prepari la delibera di dissesto da sottoporre al voto del Consiglio comunale, così come gli consigliano gli stessi magistrati contabili nel caso in cui dovesse rendersi conto che è impossibile adottare quelle misure correttive che loro sollecitano. Nei prossimi giorni, l’ex procuratore capo si recherà personalmente a Palermo per capire se esistono o meno margini di sopravvivenza per il Comune di Messina. (Danila La Torre)