Fuoco incrociato sull’amministrazione per l’ordinanza su Pace: dubbi, segnalazioni, timori

I riflettori non si spengono. In città impazza il dibattito dopo l’ordinanza della vigilia di Pasqua con cui il Sindaco Renato Accorinti ha messo nero su bianco l’autorizzazione ad usare la piattaforma di Pace come deposito temporaneo dei rifiuti in situazione di emergenza. Un provvedimento che ha scatenato innumerevoli reazioni, soprattutto del mondo ambientalista che punta il dito contro le scelte del Sindaco Accorinti, dell’assessore all’Ambiente Daniele Ialcqua e dei nuovi professionisti dei rifiuti. Il via libera all’utilizzo della piattaforma di Pace come una sorta di discarica temporanea, seppur limitatamente alle situazioni di emergenza, è stato visto da più parti come un atto che sconfessa gli anni di battaglie per la tutela dell’ambiente portate avanti da Accorinti e da Ialacqua. Proprio l’assessore aveva però già risposto alle critiche provando a squarciare il “velo di ipocrisia”, così lo aveva definito, che copre il mondo dei rifiuti in città e spiegando che questa ordinanza è solo un atto che inserisce l’utilizzo della piattaforma di Pace in un percorso di legalità, al contrario di quanto è accaduto fino ad oggi, quando in quella stessa zona i rifiuti venivano comunque accatastati a terra a seconda delle necessità. La sensazione è che per chi lavora nel settore e in questi anni ha avuto a che fare con la piattaforma di Pace scandalizzarsi oggi per questo provvedimento significa far finta di non aver mai visto cosa accadeva in passato. Proprio da chi conosce l’area però vengono sollevati dubbi e perplessità che potrebbero essere girati direttamente a tecnici e dirigenti di Messinambiente o agli amministratori di Palazzo Zanca.

Gli interrogativi riguardano innanzitutto il sistema di caricamento dei rifiuti che una volta giunti a Pace vengono sistemati a terra in una zona in cui, secondo alcune segnalazioni, non ci sarebbe nulla se non una base di cemento insufficiente ad evitare che liquami o percolato si infiltrino nel sottosuolo. C’è poi la griglia di raccolta in cui dovrebbero confluire eventuali liquidi considerata troppo piccola, spesso ostruita e non inserita in un generale sistema di pendenze necessario a convogliare il flusso in quella griglia. E in questo caso ci si chiede: dove finiscono questi liquami? Nelle condotte fognarie? Altri problemi che vengono sollevati riguardano anche il famoso nastro trasportatore che dovrebbe evitare proprio la messa a terra dei rifiuti nel trasferimento da un mezzo all’altro ma guasto da anni, oppure le reti antivento che però non proteggono la zona circostante dagli accumuli di rifiuti nelle giornate particolarmente ventose. Insomma, il sospetto di chi conosce quell’area è che nel tempo non siano state fatte quelle opere necessarie per adeguare il sito allo scopo per cui oggi l’amministrazione intende utilizzarlo.

Preoccupazioni che sono state duramente manifestate anche dalla segretaria provinciale della Federazione dei Verdi Raffaella Spadaro che riprende la nota prodotta venerdì sera dal liquidatore di Messinambiente Alessio Ciacci e che ha spinto il Sindaco a firmare l’ordinanza. In un passaggio Ciacci spiegava che la piattaforma ha un “piazzale adeguatamente pavimentato, sistema di captazione e convogliamento in fognature delle acque di piazzale previo passaggio da vasca di prima pioggia e pozzetto disoleatore” che consentono di rispettare i criteri di tutela ambientale. “Conosciamo poco l' impianto del centro di trasbordo e sul sito di Messinambiente la pagina relativa è stata rimossa , pertanto chiediamo al tecnico responsabile come funziona l' impianto di percolato e se esiste, considerato che il pozzetto disoleatore non è sufficiente a trattenere il liquido che si forma dai rifiuti che vengono a contatto con il terreno e bagnati dalla pioggia e che la vasca di prima pioggia, se non ha un serbatoio che trattiene i liquidi, non è sufficiente”, questa la posizione della rappresentante dei Verdi. Il timore più grande riguarda il deposito di percolato, il liquido che si forma dall'infiltrazione dell'acqua nella massa dei rifiuti unita alla decomposizione dei rifiuti stessi, un prodotto ad elevata tossicità. “Non sappiamo di che natura siano i rifiuti " stoccati" a Pace e anche le ordinanze ex art. 191, quelle che consentono di operare in emergenza, devono rispettare questo criterio. Il liquido va caratterizzato, cioè analizzato e conferito presso impianti idonei. Su questo chiediamo specifiche rassicurazioni, anche perché scaricare percolato nelle reti civiche costituisce reato”. Questa la posizione di Raffaella Spadaro che comunque non è l’unica a chiedere urgenti chiarimenti.

Anche la presidente del Consiglio comunale Emilia Barrile ha indirizzato una nota al Sindaco, al segretario generale, al liquidatore di Messinambiente e al Prefetto per sapere innanzitutto quali siano le condizioni di eccezionale e urgente necessità, che non possono essere fronteggiate con gli ordinari strumenti di amministrazione attiva, che hanno portato all’emanazione dell’ordinanza che non vengono indicate nel provvedimento e che, invece, ne devono costituire necessario presupposto per la sua legittimazione. Emilia Barrile chiede anche se siano state prima valutate altre soluzioni, quali deroghe alle normative vigenti siano state effettuate, quale sia effettivamente la quantità di rifiuti che si potrà scaricare a terra, perché il provvedimento non sia stato firmato dal dirigente del Dipartimento Ambiente del Comune ma solo dal Sindaco e dal Segretario generale. La presidente del Consiglio ricorda anche la denuncia dell’ottobre 2012 della Provincia che, a seguito di un sopralluogo con l’Arpa, dispose il divieto di stoccaggio nella piattaforma in quanto “l’accumulo dei rifiuti avveniva in difformità delle disposizioni in materia”. Queste interrogativi pretendono una risposta. Altrimenti si chiederà il ritiro dell’ordinanza.

In realtà però proprio leggendo quel passaggio della nota di Messinambiente sembrerebbe che l’impianto al momento abbia tutte le carte in regola per fronteggiare questo provvedimento. Si cercano però ulteriori chiarimenti e soprattutto più controlli per evitare che a Pace si consumi un danno contro l’ambiente e la salute dei cittadini.

Un altro attacco arriva infine dalla Fit Cisl che si dichiara stupita dalle dichiarazioni di queste ultime ore da parte dell'Amministrazione Comunale che “dovrebbe invece cospargersi il capo di cenere per non aver saputo porre in essere strumenti e competenze adeguate, nonostante i roboanti proclami su un nuovo sistema di raccolta che avrebbe dovuto rappresentare un cambiamento epocale in materia di raccolta e smaltimento dei rifiuti”. Il sindacato ricorda le tante denunce sulla carenza di mezzi per il trasporto, l'eccessivo costo del servizio di discarica e la cattiva organizzazione del lavoro, invoca l’intervento della Magistratura per fare chiarezza e chiede agli Organi preposti di verificare tutta la filiera che riguarda l' igiene e la sicurezza sul lavoro, i dispositivi di protezione individuale e quanto previsto dalle normative in materia.

Il clima, insomma, si surriscalda sempre più. Per questa decisione l’amministrazione Accorinti rischia di finire sotto il fuoco incrociato di associazioni, ambientalisti, sindacati, esponenti politici. Ma le carte parlano chiaro: per i prossimi 6 mesi Messinambiente potrà usare la piattaforma di Pace per scaricare i rifiuti a terra in casi di emergenza. Tutto questo in attesa che arrivi l’autorizzazione che la società si sta attivando a richiedere direttamene alla Regione per usare quella zona per lo stoccaggio di modiche quantità di rifiuti. L’intenzione non è di trasformare l’area in una discarica perché, assicurano da Messinambiente, i rifiuti a terra restano al massimo per alcune ore. Il timore generale però è che la linea tra l’uso e l’abuso sia troppo sottile.

Francesca Stornante