Il “tritarifiuti” per dimezzare costi e cassonetti: ecco la proposta di Gioveni e dell’Udc

Come ridurre del 50% la tassa sui rifiuti e far sparire i cassonetti dalle strade messinesi? La risposta l’ha data oggi il consigliere comunale Libero Gioveni che insieme a tutti i colleghi del gruppo Udc ha portato a Palazzo Zanca la soluzione per abbattere i costi eccessivi della gestione rifiuti. Nessuna invenzione, ha precisato Gioveni, solo un sistema nuovo che secondo i consiglieri potrebbe davvero abbattere costi e quantità. “Si tratta di un’apparecchiatura denominata dissipatore alimentare, meglio nota come “tritarifiuti”, un semplice elettrodomestico che viene installato sotto il lavello della cucina e in collegamento con lo scarico. Attraverso una serie di dischi metallici il dissipatore trita tutti gli scarti alimentari (bucce, uova, avanzi di cibo) riducendoli in poltiglia. Facendo poi scorrere l’acqua i rifiuti organici vengono portati via ed eliminati attraverso lo scarico domestico e quindi la fognatura, evitando che finiscano negli abituali e spesso maleodoranti sacchetti che poi gettiamo nei cassonetti”.

Il trituratore è obbligatorio in America e utilizzato in qualche città italiana, ma nel nostro Paese non ha mai preso piede, nonostante sia un apparecchio sul mercato da decenni, come ci raccontano anche tantissimi film americani. Secondo Gioveni dunque basterebbe che i messinesi installassero il trituratore nelle loro case per vedere fin da subito i primi benefici.

Il consigliere ha poi spiegato che la proposta è supportata anche dalla normativa nazionale in tema di rifiuti che non esclude l’utilizzo di apparecchiature di questo tipo. Gioveni ha citato infatti il comma 3 dell’articolo 107 del decreto legislativo 152 del 2006 che stabilisce che “ Non è ammesso lo smaltimento dei rifiuti, anche se triturati, in fognatura, ad eccezione di quelli organici provenienti dagli scarti dell'alimentazione, misti ad acque provenienti da usi civili, trattati mediante l'installazione, preventivamente comunicata all'ente gestore del servizio idrico integrato, di apparecchi dissipatori di rifiuti alimentari che ne riducano la massa in particelle sottili, previa verifica tecnica degli impianti e delle reti da parte del gestore del servizio idrico integrato che è responsabile del corretto funzionamento del sistema”. Quindi, secondo queste norme prese a supporto della proposta anche la legge italiana autorizza l’uso di trituratori, ma a quanto pare è sfuggito un passaggio. Proprio questo articolo è stato infatti più volte modificato e l'attuale testo consente l'utilizzo di tritarifiuti in determinate condizioni. Lo specifica l'articolo 9-quater del decreto legge 172 del 6 novembre 2008 che sostituisce il precedente con questo: “non è ammesso lo smaltimento dei rifiuti, anche se triturati, in fognatura, ad eccezione di quelli organici provenienti dagli scarti dell'alimentazione trattati con apparecchi dissipatori di rifiuti alimentari che ne riducano la massa in particelle sottili, previo accertamento dell'esistenza di un sistema di depurazione da parte dell'ente gestore del servizio idrico integrato, che assicura adeguata informazione al pubblico anche in merito alla planimetria delle zone servite da tali sistemi. L'installazione delle apparecchiature è comunicata da parte del rivenditore al gestore del servizio idrico, che ne controlla la diffusione sul territorio».

Quindi se anche il tritarifiuti potrebbe effettivamente essere un ulteriore sistema per produrre meno immondizia, è anche vero che devono esserci precise condizioni per poterlo installare. In città le domande sorgono spontanee: c’è un sistema di depurazione che lo consente? Le nostre condotte fognarie hanno la capacità di contenere anche l’eventuale carico di poltiglia prodotta potenzialmente da migliaia di utenze? Secondo il gruppo Udc l’Amam dovrebbe fornire delle risposte adeguate, necessarie se davvero si volesse optare per sistemi di questo tipo.

I consiglieri comunque porteranno avanti la loro proposta e porteranno in aula un emendamento al regolamento Tares per inserire la riduzione del 50% della quota variabile della tariffa per “le abitazioni in cui si certifica l’installazione e l’utilizzo di dissipatori alimentari”, riferendosi però al decreto legislativo poi modificato. Il gruppo ha anche intenzione di investire la deputazione nazionale affinché si adoperi per rendere fiscalmente detraibile il costo di questi apparecchi, costo che in media si aggira sui 300 euro.

Francesca Stornante