Anche l’esito dell’ispezione regionale era stato duro: “Ci sono casi in cui i consiglieri devono restituire i gettoni”

Da due giorni dentro e fuori Palazzo Zanca non si parla d’altro. Nonostante una crisi idrica non ancora superata, la bomba esplosa con gli arresti a Messinambiente, un lungo elenco di indagati per la finanza derivata, a tenere banco è inevitabilmente “gettonopoli”. L’inchiesta della Digos e della Magistratura ha sconquassato il consiglio comunale gettando pesantissime ombre sull’operato di molti consiglieri comunali, le dodici misure cautelari e l’indagine su oltre metà consiglio hanno minato alle fondamenta il ruolo di un organo istituzionale che farà fatica a risollevarsi dopo questo terremoto. Il filone giudiziario però sembra aver fatto totalmente dimenticare quello che in questi mesi ha camminato di pari passo con l’inchiesta: l’ispezione regionale sul caso gettonopoli a Messina. Era il 24 marzo scorso quando l’assessorato alle Autonomie locali ordinava l’invio di un commissario regionale che verificasse cosa accadeva a Palazzo Zanca, dopo il clamore mediatico scoppiato in quei giorni e i casi analoghi che si sono registrati in altre città siciliane come Agrigento e Siracusa. Con un mandato di 60 giorni il commissario Angelo Sajeva è arrivato per la prima volta a Palazzo Zanca il 24 aprile con una funzione ben precisa: "lo svolgimento dell'accertamento ispettivo nei confronti del Comune di Messina in merito alle notizie diffuse dai mezzi di comunicazione riguardanti l'elevato numero delle convocazioni delle commissioni consiliari, al fine di verificare il regolare andamento dell'attività consiliare".

E così, mentre la vita scorreva apparentemente indisturbata tra la sala commissioni e l’aula consiliare, sugli esponenti del civico consesso c’erano gli occhi degli investigatori della Digos e del commissario regionale Sajeva, due inchieste parallele che si sono chiuse praticamente quasi in contemporanea, anche se oggi sembra essere passato in secondo piano l’esito dell’ispezione regionale, arrivato poco meno di un mese fa.

Il 22 ottobre scorso, infatti, è stata recapitata al sindaco, al segretario generale ed al presidente del consiglio, la relazione finale con gli esiti dei controlli portati avanti dal commissario Sajeva. Una relazione durissima in cui sono stati indicati i casi nei quali i consiglieri comunali devono restituire i gettoni percepiti in maniera difforme alla normativa. Quindi un esito chiaro: i consiglieri devono restituire i gettoni in base alle anomalie rilevate durante i due mesi di indagine. Il presupposto della nota è il principio secondo il quale “la corresponsione dei gettoni di presenza è subordinata all’effettiva partecipazione del consigliere ai consigli ed alle commissioni”, così come previsto dalla normativa nazionale e regionale che demanda agli Enti locali il compito di emanare i regolamenti relativi alle modalità ed ai termini per la corresponsione in base appunto ad una partecipazione reale ed effettiva.

In base a questo principio erano stati individuati i tre casi in cui i consiglieri non avrebbero dovuto percepire il gettone e dunque adesso dovrebbero restituirlo perché non dovuto:

1)vengono liquidati i gettoni di presenza per le sedute delle Conferenze dei capigruppo

2)vengono erogati i gettoni di presenza ai capigruppo (o ai loro sostituti) presenti nelle sedute di commissione di cui non sono componenti

3)vengono erogati i gettoni anche per i consiglieri presenti alle convocazioni che non si sono svolte per mancanza di numero legale.

Se però nessun problema è sorto nel caso numero 1, un diverso discorso è stato fatto per i punti 2 e 3, alla luce di quell’effettiva partecipazione che viene richiesta per la corresponsione delle somme. In pratica sul punto 2 il commissario regionale ha stabilito che poiché i capigruppo non hanno diritto di voto non può evidentemente esercitare le prerogative di un componente di commissione, tra cui appunto il voto. Dunque in questo caso niente gettoni per i capigruppo e men che meno per chi ha partecipato al posto del capogruppo.

Sul punto 3, ovvero i gettoni corrisposti ai consiglieri in caso di sedute andate a vuoto per mancanza di numero legale, “non appare legittimo il riconoscimento del gettone di presenza ai consiglieri i quali siano stati presenti in prima convocazione di una seduta andata deserta ma non siano stati presenti alla convocazione successiva ed alla seduta”. Niente gettone per chi ha firmato la sua presenza in una seduta poi andata deserta e che non si è ripresentato alla seconda convocazione, incassando comunque il gettone.

“Alla luce di tale orientamento-concludeva la nota- si contesta l’irregolare corresponsione dei gettoni nelle ipotesi contemplate 2 e 3, per violazione delle disposizioni di cui all’art.19 e 19bis della legge regionale 30 del 23 dicembre 2000 e si ritiene necessario che codesto Ente, previa analitica attività di definizione dell’esatto ammontare delle erogazioni non dovute con riferimento all’intervallo temporale preso in esame, provveda al recupero delle stesse”.

La Regione ha dato 30 giorni al Comune per verificare la sussistenza dei casi il Comune, dopo aver verificato la sussistenza o meno dei casi e di provvedere al recupero delle somme percepite irregolarmente. Un mese di tempo per le opportune controdeduzioni prima di procedere, mese che scadrà praticamente tra una settimana.Vedremo in che modo il consiglio risponderà alle conclusioni del commissario, ovviamente mentre bruciano ancora sorte le ferite dell’inchiesta giudiziaria.

Francesca Stornante