REGGIO CALABRIA – C’è il presidente del Consiglio regionale – il politico catanzarese della Lega Filippo Mancuso – tra le 29 persone rinviate a giudizio nell’àmbito della “Gettonòpoli” catanzarese.
Di questi soggetti, 24 sono consiglieri comunali di Catanzaro in carica o ex consiglieri, gli altri 5 sono imprenditori. I 24 sono tutti accusati di presunti illeciti nell’attestazione della partecipazione a riunioni di Commissioni consiliari, scopo: incassare la relativa indennità benché assenti, per un ritenuto danno erariale che supererebbe i 22mila euro complessivi nel solo bimestre novembre/dicembre 2018.
Reati contestati falsità ideologica e materiale, truffa aggravata e uso d’atto falso.
Fanno parte dell’inchiesta anche le contestate assunzioni fittizie: alcune aziende avrebbero attestato falsamente d’aver assunto quali dipendenti vari consiglieri comunali catanzaresi, allo scopo di far conseguire loro i rimborsi a copertura delle assenze per ragioni istituzionali.
Il legale del presidente Mancuso, avvocato Francesco Iacopino, ha poi diramato una nota stampa in cui ribadisce il rispetto d’ogni decisione giurisdizionale, ma puntualizzando che a Mancuso non si contesta il falso bensì solo una truffa «per poche centinaia di euro», che viene a essere ipotizzata solo per la «diversa lettura del dato relativo alla “effettiva partecipazione” dei politici alle Commissioni». Una partecipazione intesa dalla Procura in senso “quantitativo” (cioè per l’intera seduta), e invece in senso “qualitativo” dai collegi difensivi, anche perché l’assenza temporanea dalla seduta in relazione a un dato argomento «assume una valenza politica». E poi, manca uno «specifico» Regolamento comunale che fissi i margini di durata per considerare «effettiva» la partecipazione di un consigliere alle sedute di Commissione, mentre il Regolamento per la partecipazione ai Consigli comunali – sempre applicato analogicamente per le sedute di Commissione – consente di ritenere «effettiva» una partecipazione anche discontinua del consigliere.
Il presidente Mancuso si dice dunque «assolutamente sereno» riguardo al procedimento e sicuro che in sede dibattimentale «la sua posizione sarà chiarita definitivamente».