cronaca

Giallo di Caronia, inchiesta archiviata

Va in soffitta l’inchiesta sul caso di Viviana e Gioele, mamma e figlio di Venetico trovati morti nei boschi di Caronia l’agosto 2020. Il giudice per le indagini preliminari di Patti Eugenio Aliquò ha accolto la richiesta della Procura e archiviato l’indagine, dicendo no agli ulteriori accertamenti chiesti dalla famiglia della giovane dj di origine torinese e del bimbo di 4 anni.

Anche per il giudice quindi, che condivide la tesi del procuratore capo Angelo Cavallo e dei sostituti che hanno lavorato con lui al caso, non c’è altro che si possa fare per chiarire i contorni di quei tremendi giorni d’agosto che hanno tenuto l’Italia col fiato sospeso, e gettato la famiglia Mondello in uno sconforto che non se ne va.

Nel provvedimento di circa 495 pagine il giudice spiega perché ha rigettato la richiesta di proseguire gli accertamenti avanzata dagli avvocati Claudio Mondello e Pietro Venuti e perché non ci sarebbero elementi utili a sostenere una pista alternativa da percorrere a quella ipotizzata come più probabile dagli investigatori messinesi – la Squadra Mobile di Messina in particolare – e dagli inquirenti di Patti.

La verità giudiziaria su questa tragedia è quindi ora è scritta ed è quella messa nero su bianco dalla Procura di Patti: capire com’è morto esattamente Gioele non è semplice, di più facile lettura cos’è accaduto a Viviana, quel giorno tra i boschi. Che cosa li ha portati lì, invece, stando alle testimonianze e alle intercettazioni telefoniche sembra più chiaro: Viviana soffriva di psicosi non curate a dovere, che l’hanno spinta con grossa probabilità all’omicidio -suicidio. Di depistaggi non c’è traccia.

La verità che le immagini di Viviana e Gioele hanno iscritto nel cuore di tutti noi è invece un’altra, e racconta della bellezza che le gioie semplici di una famiglia portano, e che andrebbero custodite come preziosi gioielli fragilissimi.