Alluvione del 2009, nessun reato nei lavori in emergenza

Sei non luogo a procedere per i lavori di smaltimento del fango e dei detriti nel dopo alluvione 2009, a Giampilieri e Scaletta. Il Gup Salvatore Mastroeni ha quindi archiviato le ipotesi di reato di smaltimento non autorizzato di inerti e rifiuti speciali per gli imprenditori Santo Rosario Ferraro di Sana Teresa Riva della Effe Costruzioni; Ricciardello Giuseppe di Brolo, Rosario De Domenico della Ingegneria e Costruzioni. Non luogo a procede anche per il responsabile provinciale della Protezione Civile, Bruno Manfrè, il responsabile dell'Ufficio Tecnico di Scaletta, Salvatore Calabró; il reggente dell'area tecnica di esercizio dell'Anas, Pierfrancesco Savoia, in concorso con gli imprenditori, che sarebbero stati autorizzato malgrado non avessero l'iscrizione all'Albo richiesto per quello genere di operazioni. Hanno difeso gli avvocati Nino Favazzo, Danilo Santoro, Silvano Martella e Antonio Amata. Il Giudice ha disposto il non luogo a procedere sulla base dello "stato di necessità" dettato dall'emergenza alluvione, che ha costretto un po' tutti, istituzioni comprese, a lavorare in deroga alle norme ordinarie. C'era da far fronte ad una montagna di fango che aveva letteralmente inghiottito cinque centri abitati e aveva ucciso 37 persone. Passata l'emergenza, la magistratura ha avviato uno screening completo di tutti i lavori effettuati nella zona, ivi compresi quelli effettuati in emergenza.

Nello screening finì anche la Marinoter del l'imprenditore Tindaro Marino di Brolo, da cui Ricciardello aveva noleggiato i mezzi. Due anni dopo, nel 2011, Marino venne arrestato per mafia e l'impresa sequestrata. (Al.Ser)