I bilanci spiegati a Donna Sarina: il peccato originale, Ponzio Pilato, la politica del gambero

I bilanci non sono argomenti che arrivano “alla pancia della gente”. Sono temi ostici, affrontati con un linguaggio per adepti di sette segrete. In realtà, quelle cose incomprensibili finiscono nella vita reale e arrivano davvero alla pancia come un pugno allo stomaco. Quando nei tg nazionali si parla dell’indice Nasdaq cambio canale, ma quel che mi ostino a non voler capire avrà una influenza determinante nella mia vita. Lo capisco solo quando i freddi numeri si traducono in disservizi, Tari alle stelle, ‘munnizza per le strade, stipendi non pagati, valigie che le mamme fanno per i figli che emigrano, Casa Serena che chiude, mensa scolastica interrotta, aule al gelo, cantieri servizio mai avviati, strade piene di buche, aiuole non potate, emergenza idrica, proteste dei lavoratori. Tutte quelle volte che ho cambiato canale o girato pagina quando si parlava di economia non capivo che si parlava di questo. Di vita reale. Servirebbe un traduttore che usi il linguaggio della pancia. Oggi provo a spiegare a Donna Sarina nel modo più semplice la storia di Ponzio Pilato, del peccato originale, del destino del gambero, che facendo un passo avanti e due indietro ha fatto trascorrere 3 anni senza risolvere nulla, senza avanzare di un solo passo se non verso il baratro.

IL PECCATO ORIGINALE- il copyright è di un mio amico che non cito per evitargli ritorsioni perché con certa stampa è bene non parlare. Il peccato originale dell’amministrazione Accorinti risale all’estate 2013. Poco prima, in campagna elettorale l’allora candidato e CMdB, erano per il dissesto. Anzi, Accorinti, intervistato da Danila La Torre lo disse chiaro e tondo: “è un deficit pazzesco ma questo default non è che viene come la pioggia, non è un fatto naturale: gli amministratori hanno sperperato il denaro pubblico. Ognuno viene qua a parlare del default come se fosse una calamità naturale; l’hanno provocato le amministrazioni che hanno governato senza un briciolo di saggezza. Dobbiamo dire alle persone che c’è un default di fatto”

Era il 31 maggio 2013. Il 1 luglio aveva già cambiato idea. Invece dell’operazione verità sui conti, l’amministrazione Accorinti ribalta posizione e s’infila nell’imbuto del Piano di riequilibrio. Avvia la maxisanatoria nei confronti delle vecchie amministrazioni, copre le magagne e le macerie e scende dal cavallo della discontinuità. Ha perso la possibilità di fare uno spot lungo 5 anni: “siamo in dissesto per colpa di quellicheceranoprima”. L’unico spot vero rispetto a quelli che invece abbiamo sentito nei quasi 3 anni successivi.

IL GIOCO DELL’OCA

Da quel 2013 in piena continuità l’amministrazione ha ripetuto anche gli errori delle vecchie amministrazioni. La Corte dei Conti, e il Ministero nelle osservazioni al Piano di riequilibrio contestano a Signorino le stesse cose contestate in passato a Buzzanca e che poi sono finite nell’inchiesta sui bilanci 2009-2010-2011. I magistrati (non solo quelli contabili) hanno contestato comportamenti volti a ritardare il risanamento dei conti dissimulando il disavanzo al bilancio e le sue reali dimensioni”. Nascondendo una situazione di default lo si allontana ma si ritarda anche l’intervento di risanamento e soprattutto non lo si risolve. In particolare si fa riferimento a “previsioni di entrata sovrastimate, previsioni di spesa sottostimate ed omissioni nell'iscrizione di spese già prevedibili”. Se poi andiamo a leggere le criticità (ben 23) che il Ministero ha avanzato un anno fa, chiedendo la rimodulazione del Piano di riequilibrio, vediamo che le perplessità sono le stesse. Il nodo irrisolto ad esempio è il rapporto con le partecipate e l’allineamento dei bilanci. Val la pena ricordare, a proposito di entrate sovrastimate che Atm ed Amam sono considerate nel Piano come scrigni miracolosi, in grado di produrre 40 milioni di profitto in 10 anni la prima e 27 la seconda (leggi qui). Tornando alla politica del gambero, oggi siamo indietro di 2 anni, perché, il 7 febbraio 2016 non abbiamo ancora il bilancio di previsione 2015. Il previsionale è come quel quaderno nel quale Donna Sarina annota i sogni ad inizio pagina e gli scontrini alla fine. Se nel mese X ha preventivato di rifarsi il guardaroba da Armani dimenticando che ha una pensione da 500 euro e ci deve pagare le bollette, mangiare e dare la paghetta settimanale al figlio, a fine mese è piena di debiti e sull’orlo del divorzio. E’ questo il rapporto tra previsionale e consuntivo. Non è puro esercizio accademico. Nel gennaio 2015 Accorinti ha annunciato trionfante che entro marzo avrebbero esitato consuntivo 2014 e previsionale 2015. Un anno dopo ci ritroviamo con il solo consuntivo 2014 votato il 29 dicembre….. Ecco perché nel 2016, devi per forza tornare alla casella di partenza come nel gioco dell’oca. Donna Sarina si è rifatta il guardaroba ma non ha pagato le bollette il Simply non le fa più credito e rischia il divorzio. Ecco la versione in scala ridotta dell’attuale gestione provvisoria. Nel quaderno si può sognare e mentire sulle entrate, ma a fine mese la realtà ti riporta per terra.

PONZIO PILATO

Il Piano di riequilibrio è stato più volte modificato su richiesta del Ministero ma non è stata decisa la sua sorte definitiva. Dopo quasi 3 anni è nel limbo e Messina è diventata una pallina di ping pong. Il Ministero continua a chiedere modifiche per renderlo “approvabile”, ma la giunta, impelagata in una realtà che è di dissesto acclarato ma sottaciuto, non ce la fa. Siamo ormai al Piano di riequilibrio 2/3, perché il 2.0, trasmesso un anno fa ha registrato nuove perplessità del Ministero che ad ottobre ha chiesto un’integrazione e il previsionale 2015-2017. Dopo 4 mesi non abbiamo ancora risposto perché non sapremmo cosa inviare visto che siamo tornati alla casella di partenza del gioco dell’oca. Il Comune ha anche chiesto il RINVIO dell’accesso al Fondo di rotazione di un anno. Il che significa che anche nel 2016 non se ne parla. Nella migliore delle ipotesi in primavera Palazzo Zanca potrebbe spedire l’integrazione al Ministero e quest’ultimo “temporeggiare” per altri mesi. Per tutto l’anno continueremo ad essere né carne né pesce. Al Ministero il Piano non piace, altrimenti l’avrebbe già approvato, ma non ha il coraggio di bocciarlo. Sa che, male che vada, ci penserà poi la Corte dei conti a bocciarlo. E saremo già nel 2017. L’amministrazione avrà “guadagnato” un altro anno nel limbo. Poi potrà sempre ricorrere alle sezioni riunite della Corte dei conti e si farebbe fine 2017. Insomma sarà trascorso un mandato elettorale e quellidiadesso lascerebbero in eredità a quellichecisarannodopo un ordigno nucleare. Se il Ministero fa Ponzio Pilato anche l’amministrazione non è da meno, perché avendo compreso d’essersi “incartata” temporeggia fino al limite massimo. Con la consapevolezza che saranno gli altri a dover trovare una soluzione.

Quel che è peggio però è che quando saltano i conti non posso guardare al futuro. Non c’è presente e non c’ è futuro. Questa giunta ha ritardato l’appuntamento con il futuro di 3 anni. La politica del gambero e di Ponzio Pilato ci ha indeboliti, all’appuntamento arriveremo alla canna del gas. E nel ritardare l’appuntamento per uscire dal tunnel ha anche “ipotecato” il futuro. Per pagare i debiti di bollette arretrate, saldare il Simply e mettere la benzina nella Fiat 500 del 1980 Donna Sarina dovrà sudare lacrime e sangue per anni. Nessun prestito è gratis. Neanche al Monopoli. Il Fondo di rotazione dura 10 anni, quasi due generazioni.

Rosaria Brancato