Aborto nel bagno del policlinico, condanna confermata per medico obiettore di Messina

E' stata confermata anche in Corte d'Appello la condanna per il medico messinese Leone Scurria, accusato di omissione di atti d'ufficio per una vicenda che risale al 2010. Protagonista una giovane donna, ricoverata al Policlinico per un aborto terapeutico, lasciata sola a partorire il feto senza vita perché i sanitari di turno erano tutti obiettori.

Tra questi il professor Scurria appunto, difeso dall'avvocato Antonio Brancatelli, il quale si sarebbe rifiutato di procedere con l’aborto terapeutico.

La donna l'8 giugno del 2010 si era sottoposta ad un’ecografia ed aveva scoperto che il feto era affetto da alcune gravi patologie, compresi problemi di natura cardiaca. Patologie che furono confermate da una nuova ecografia effettuata il giorno successivo. La trentasettenne chiese di essere sottoposta ad aborto terapeutico e la sera dell’11 giugno cominciò ad avere forti contrazioni e chiese l’intervento di medici ed infermieri.

Nella stanza della 37enne si recò solo un infermiere ma solo per avvertirla che nessun medico del reparto sarebbe intervenuto poiché erano tutti obiettori di coscienza.

Alla puerpera, con l’assistenza della madre, intorno all’una di notte non rimase altro da fare che recarsi in bagno e partorire il feto nel water.

In nottata fu sottoposta a raschiamento e la mattina seguente fu dimessa dal Policlinico. I familiari presentarono una dettagliata denuncia che fece scattare inchiesta giudiziaria.

Al.Ser.