Morto folgorato mentre gioca a calcetto, processo a gennaio per la Gemmo

Sono stati rinviati a giudizio il presidente di Gemmo S.p.a., Susanna Gemmo, e il manager della società, Francesco Trimarchi, chiamati in causa per la morte di Salvatore D'Agostino, il quindicenne di Gaggi deceduto nel 2016 dopo essere rimasto folgorato urtando un faretto nella piazza del paese, mentre giocava a pallone con gli amici. Sarà il processo quindi a stabilire se l’accusa di omicidio colposo in concorso, ipotizzata dalla Procura di Messina, è davvero fondata o se la ditta non ha responsabilità nella tragica morte del ragazzo.

Alla Gemmo il Comune aveva affidato la gestione e la manutenzione dell’illuminazione pubblica. La madre, il padre e la sorella della vittima, con il loro penalista, Filippo Pagano, si sono costituiti parte civile e il Giudice per le indagini preliminari Eugenio Fiorentino ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal PM Antonella Fradà. Il processo comincerà il prossimo 24 gennaio davanti al giudice monocratico. L’incidente è accaduto la sera del 2 agosto 2016, nella piazza della Chiesa Madre della frazione di Cavallaro.

Salvatore, per recuperare il pallone, aveva oltrepassato una ringhiera ma aveva toccato un faretto: l’impianto non era a norma e la scarica elettrica che ha investito il ragazzo non gli ha lasciato scampo, fulminandolo. Dopo 18 giorni di coma è morto. Gemmo, legale rappresentante della società, e Trimarchi, dipendente della Gemmo Spa, sono accusati di non aver rilevato che i fari installati nella piazza della Chiesa Madre di Gaggi, in disuso da anni e privi di lampade, erano alimentati dall’impianto di illuminazione pubblica. Sono difesi dall’avvocato Alessandro Farano.