Sono stati scagionati dalla pesante accusa di aver picchiato in malo modo un trentatatrenne che avevano fermato per un normale controllo stradale nel 2010. I due agenti, di 44 e 46 anni, all'epoca dei fatti erano in servizio alla sezione Volanti e avevano bloccato il giovane sul motorino con la fidanzata. Quando si è visto fermato, l'uomo avrebbe opposto resistenza e avrebbe provato a scattare una foto all'auto dei poliziotti, convincendoli che qualcosa non andava.
Gli agenti lo hanno quindi portato in caserma per l'alcol test, risultato positivo. Ne è uscito dopo 4 ore ed ha denunciato i due uomini in divisa di averlo malmenato in malo modo. A loro volta i due poliziotti lo avevano invece denunciato per le lesioni riportate cercando di calmarlo.
Le due denunce avevano dato corso a due diversi processi, riunificati in un unico procedimento arrivato a sentenza di primo grado nel giugno 2017: il giudice monocratico Marcello Ciprì aveva condannato tutti, agenti e trentatrenne, a due anni. Nelle motivazioni il giudice aveva così concluso: la colluttazione tra poliziotti e fermato c'è stata certamente, e i poliziotti si sono difesi mentendo, perché il ragazzo è stato certamente picchiato, gli agenti non si sono limitati a far fronte alla reazione violenta del ragazzo.
Addesso la Corte d'Appello (presidente Sicuro) ha ribaltato il verdetto, assolvendo "perché il fatto non sussite" i due agenti Anche il trentatreenne fermato ha incassato due assoluzioni parziali, ma rimane la condanna per uno dei capi di imputazione contestati – lesioni.
Impegnati nelle difese gli avvocati Nunzio Rosso, Nino Cacia, Fabio Di Santo e Mario Ceraolo.