Operazione Bella Vita, scarcerato Frisone

Regge al vaglio del Riesame, se pur con qualche aggiustamento, l'operazione Bella Vita, l'inchiesta anti riciclaggio della Guardia di Finanza di Taormina. Il Tribunale della Libertà ha riesaminato la posizione dei quattro arrestati, uno in carcere e tre ai domiciliari, confermando in gran parte la decisione del primo giudice, quello per le indagini preliminari.

Il Riesame ha però scarcerato l'imprenditore Rocco Frisone, di Letojanni. Era andato ai domiciliari lo scorso 29 settembre con l'accusa, in sostanza, di essere un prestanome di Angelo Mulè, costruttore jonico d'origine ma trapianto nel bresciano. Ai domiciliari anche la moglie di Mulè, Patrizia Tretti e Antonino Nicita, titolare della trattoria Da Nino di Taormina, mentre Mulè è andato in carcere.

Confermato, almeno per il momento, il sequestro di oltre i due milioni di euro in quote societarie della società che possiede un notissimo albergo a 5 stelle a Taormina, il 51% del ristorante altrettanto conosciuto, 4 immobili tra cui un villino, denaro, conti correnti e polizze assicurative per altri due milioni di euro. Sequestrata anche una società immobiliare intestata a Nicita e la Tretti, secondo gli investigatori poco più che una società "di comodo".

I finanzieri hanno scoperto che Mulè emetteva degli assegni circolari a soggetti che nulla ne sapevano, se non quando addirittura deceduti o irrintracciabili. L'importo veniva incassato e poi girato e accreditato a Frisone e Nicita che provvedevano a restituirlo, dopo aver trattenuto per sé una percentuale. A coordinare l'indagine è il Pm Francesco Massara.

Alessandra Serio