D’Alia: “Se dopo un anno la soluzione alla crisi è battere moneta con l’Accorintum…”

“Un anno è un tempo sufficiente per prendere cognizione della situazione e se in un anno la soluzione alla crisi che quest’amministrazione ha trovato è battere moneta e stampare l’Accorintum allora siamo messi male”. Usa l’ironia il presidente nazionale dell’Udc Gianpiero D’Alia nel tracciare un bilancio di un anno di giunta, ricordando però il pieno sostegno che, sia da parlamentare che da ministro alla Pubblica amministrazione ha dato: “Noi abbiamo rispettato il voto democratico e ci siamo messi subito a disposizione degli amministratori per il bene della città. Nel decreto del fare è grazie a me che sono state inserite le norme per salvare Messina dal dissesto. Se adesso gli amministratori possono lavorare per evitare il peggio è grazie al nostro sostegno. Come ministro poi sono intervenuto sia con le norme sul precariato che per quelle sulle partecipate. Ma se in un anno la proposta che viene dall’amministrazione è quella di battere moneta non posso che dare un giudizio negativo”.

Ai maligni che dicono che dietro alcune scelte, come quella del segretario generale Le Donne ci sia lui, rispedisce al mittente ogni dietrologia “noi abbiamo collaborato e ci sono rapporti cordiali e ottimi con persone che stimo”.

La presenza dell’ex ministro alla conferenza stampa dell’Udc sulle unioni civili, così come quella del presidente dell’Ars Ardizzone, suona come il “la” per dare il via alla stagione di un’opposizione più netta di quanto non lo sia stata finora, anche in virtù del fatto che il partito sta avviando un percorso verso un “rapporto più stabile” se non fusione, con il Nuovo centro destra, con l’obiettivo di ricreare le condizioni per una formazione di centro-destra sulle ceneri di un sistema sfilacciato e fallito.

In quest’ottica rientrano anche i discorsi avviati con Crocetta dopo le Europee a proposito di un governo regionale molto più simile alle larghe intese di Letta e Renzi che non a quello varato all’indomani delle regionali del 2012.

“No, il discorso è molto più ampio- spiega D’Alia- Noi non chiediamo l’allargamento al Ncd in giunta. Noi chiediamo al governatore riforme serie e concrete. Se non ci fosse stata l’Udc e il presidente Ardizzone, non ci sarebbe stata quella norma inserita nella legge per le Città Metropolitane che ci consentirà di pensare all’Area integrata dello Stretto in termini concreti. Noi rinnoviamo la fiducia a Crocetta, ma deve riempire di contenuti l’operato del governo. Ad esempio serve una cabina di regia per un diverso uso dei Fondi europei. Serve impegno per dare contenuti alla riforma sui Liberi Consorzi, per avviare un percorso di sviluppo. E’ chiaro quindi che per fare riforme radicali occorre un’ampia maggioranza che sostenga il governo, quindi è importante ricompattare l’area”.

Per il leader centrista ormai non ci sono più dubbi: l’Udc non è un partito di centro-sinistra. Certo, per arrivare a questa conclusione ci sono volute esperienze un po’ di qua e un po’ di là, alcune delle quali ancora in corso, come alla Regione con il Pd ed al governo con Renzi, nonché fino alle amministrative 2013 con il centro-sinistra messinese. Ma adesso all’orizzonte c’è un percorso comune con il Ncd che metta la parola fine al berlusconismo nelle sue varie forme.

“L’Udc ha rotto con Berlusconi nel 2006, nel 2008 ci siamo presentati alle Politiche da soli, perdendo anche in termini di eletti, ma è stata una scelta netta. Con le Politiche del 2013 è saltato il sistema bipolare. Non c’era maggioranza, il Pd ha vinto, si fa per dire, con uno 0,5% in più che però gli ha consentito di ottenere il premio di maggioranza ma non un governo stabile. La verità è che dobbiamo lavorare ad una riforma elettorale che porti ad un sistema decente. Non esiste più il centro-sinistra o il centro-destra per come lo abbiamo conosciuto negli ultimi 20 anni. Per questo stiamo pensando ad un soggetto politico che sia all’interno del Ppe, sostenga il governo nel cammino delle riforme, sia elettorali che economiche. Siamo utili al Ncd, ma non basta per cambiare. Per questo dobbiamo pensare a Scelta civica ed all’area moderata. Stiamo lavorando per unire non per “assemblare” pezzi di partito”.

Guardandosi indietro, alle amministrative del 2013 quando l’Udc si è alleata con il Pd di Genovese sostenendo Felice Calabrò sindaco non rinnega nulla, ma ricorda che pochi mesi prima i centristi avevano chiuso ogni rapporto con un centro-destra dilaniato e le cui scelte al Comune, con la sindacatura Buzzanca non avevano condiviso. “La candidatura di Calabrò l’abbiamo sostenuta pensando ad un’amministrazione che potesse interloquire con il governo regionale di Crocetta e quello nazionale di Letta. Io però vorrei concludere rispolverando la memoria a quanti, anche nella giunta Accorinti, hanno la memoria corta. Nel 2008 è stata l’Udc a porre a Buzzanca il problema del possibile dissesto, indicando la strada da seguire. Ma nessuno ci ha ascoltato. La situazione attuale è frutto anche di diversi pezzi di Messina che hanno contribuito al disastro, da una certa imprenditoria ad un certo sindacato. Noi abbiamo detto subito che bisognava intervenire. Lezioni su questo tema non solo non le accettiamo, ma le diamo”.

Rosaria Brancato