Soppressione corte d’appello, l’ANM apre al confronto pubblico

Dopo il documento congiunto del novembre scorso, siglato dalle Giunte sezionali di Messina, Catania e Palermo, l’ANM è tornata a chiamare a raccolta operatori della giustizia e tutti i cittadini per spiegare quali sono i pericoli insiti nella paventata soppressione di alcune Corti d’Appello, a cominciare da quella di Messina.

Ed è proprio qui che ieri la sigla che raccoglie i magistrati, guidata da Maria Teresa Arena, ha convocato un’assemblea, partecipatissima, per fare il punto sui nodi essenziali del panorama che si prospetta, nel settore giustizia. Il risultato è stato che l’allarme è unanime: sia i magistrati che gli altri operatori dell’amministrazione giudiziaria, passando per gli avvocati, vedono all’orizzonte una progressiva smobilitazione e paralisi della macchina giustizia.

“La Magistratura siciliana ha sempre fornito allo Stato un contributo rilevante anche in termini economici, attraverso la confisca di ingenti quantità di beni immobili, di denaro e di interi patrimoni di soggetti appartenenti alla mafia, fornendo cospicue risorse alle casse dello Stato”, ricorda l’Associazione Nazionale Magistrati: “I dati statistici forniti dall’Agenzia Nazionale per i Beni confiscati (dati ricavabili dal sito dell’Agenzia) evidenziano che la Magistratura siciliana fornisce allo Stato italiano circa il 40% dei beni confiscati e che il totale dei beni, confiscati definitivamente sino al gennaio 2013, ammonta a poco più di 11 mila di immobili e circa 1.700 aziende; nel Fondo Unico Giustizia, secondo dati forniti dalla Ragioneria Generale dello Stato, sono confluiti poco più di due miliardi di euro alla data del 31 dicembre 2011”.

Di seguito il documento presentato all’assemblea:

L’ANM da lungo tempo denuncia la grave crisi di efficienza e di funzionalità in cui versa il sistema giudiziario italiano, che si traduce in crisi di credibilità della Giustizia, con gravi ricadute sul principio di legalità e di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Tale situazione non è certo causata dall’inettitudine o dalla scarsa laboriosità dei magistrati ma da carenze organizzative, da gravi vuoti nell’organico del personale amministrativo -largamente inferiore alle necessità minime del sistema-, da un’innovazione tardiva e insufficiente, da una politica da troppo tempo disattenta ed incoerente nei settori della giustizia civile e penale.
L’ANM richiede da tempo riforme coraggiose, attraverso gli investimenti adeguati, che restituiscano al sistema efficienza e dignità, sollecitando in particolare:
– interventi sugli organici, sulla riqualificazione e sulla formazione del personale amministrativo, ormai ridotto a livelli inferiori a quelli di minima funzionalità e gravato da crescenti responsabilità;
– forti interventi nel settore dell’organizzazione, con una stabile disciplina della magistratura onoraria e la piena realizzazione dell’ufficio del processo;
– un corretto processo di informatizzazione, che non cerchi di realizzare risparmi attraverso l’imposizione ai magistrati di compiti impropri e di un inaccettabile aggravio delle modalità di lavoro;
– hardware e software adeguati ed una rete efficiente;
formazione qualificata e assistenza tempestiva, a sostegno del processo civile telematico e del nascente processo penale telematico;
– il completamento della riforma della geografia giudiziaria e degli organici;
– la realizzazione di condizioni di lavoro adeguate al decoro della giurisdizione, sia per i magistrati sia per tutti coloro che contribuiscono al servizio;
– interventi nel settore del processo civile, diretti a realizzare la semplificazione e l’uniformità dei riti;
– la riforma coraggiosa del processo penale, che vinca ogni resistenza conservatrice e promuova la semplificazione del rito, la salvaguardia delle garanzie reali e l’eliminazione di ogni inutile formalismo;
– la riforma urgente della prescrizione, che ne escluda il decorso almeno dopo la sentenza di primo grado, eliminando le storture di un sistema che vanifica anni di lavoro;
– il sollecito esercizio della delega già conferita al Governo nei settori della depenalizzazione, delle sanzioni e delle misure alternative.
L’ assenza degli interventi indicati comporta l’esercizio continuo di un’attività di supplenza in vari settori dell’attività giudiziaria; emblematiche in proposito sono l’assenza dei cancellieri durante lo svolgimento delle udienze civili e l’ assenza degli ufficiali giudiziari nelle udienze penali, che determinano la necessità di verbalizzazione delle attività da parte del magistrato e la difficoltà a garantire l’ osservanza del divieto di comunicazione dei testimoni tra loro e con le parti (art. 149 disp. att. c.p.p.).