Il Pd dà a Crocetta e Cardinale licenza di “uccidere” Drs e Megafono

Il via libera, a quanto pare, è venuto dall’alto e guarda lontano, alle Europee ed alle Politiche. Al di là dei balletti regionali, tra lo stucchevole e il farsesco, il “richiamo all’ordine”, per Rosario Crocetta e Totò Cardinale sarebbe venuto direttamente dai vertici nazionali del Pd. Ai prossimi appuntamenti elettorali il Partito Democratico siciliano non può andare indebolito dalle emorragie di tesserati ed elettori che confluiscono nei movimenti Drs e Megafono, né tantomeno dai continui scontri tra alleati. Il discorso è stato chiaro per entrambi i leader: tirate le reti a riva. In sostanza, smantellate i due movimenti che rischiano di crescere troppo e diventare, da alleati, pericolosi concorrenti alle ambizioni dei singoli.

La prova generale di un Megafono che rischia di crescere troppo sono state le Politiche di febbraio, quando Beppe Lumia, Pd, è stato eletto senatore con il movimento del governatore. Il Megafono ha conquistato un senatore, ma non ha presentato liste alla Camera, per mantenere gli equilibri con il Pd, equilibri che però non sono destinati a durare. Il Partito Democratico infatti non ha alcuna intenzione di rischiare alle prossime elezioni ed ha posto al governatore un ultimatum che, al di là di quanto appare in queste settimane, è molto più chiaro di quanto si pensi: smantellare il Megafono o renderlo “innocuo”. In caso contrario il Presidente della Regione, alle prese con la mozione di sfiducia del M5S e della lista Musumeci, dovrà cercarsi all’Ars la maggioranza su ogni provvedimento e il Pd sarebbe pronto a rendergli la vita impossibile. Crocetta dal gruppo Megafono è quindi tornato a casa, passando al gruppo Pd all’Ars e preparandosi a fare la guerra interna in vista dei Congressi. Nel Megafono restano i deputati Giovanni Di Giacinto, Antonio Malafarina, Giambattista Coltraro, Nello Di Pasquale e Salvatore Oddo.

Tutti sono fedeli al governatore e pronti a seguirne i percorsi, anche se Giambattista Coltraro, messinese di nascita siracusano d’adozione, difficilmente sarà disposto ad accasarsi nel Pd e molto più probabilmente tornerà in casa Udc, anche alla luce di un rapporto personale con Gianpiero D’Alia. Il governatore ha poi un motivo in più per riflettere sul futuro del Megafono ed è Beppe Lumia, divenuto senatore in barba al Pd con una manovra da manuale. Alle prossime Politiche l’alchimia sarà difficile da ripetersi ed il Pd non lo riprenderà tanto facilmente dopo i bocconi amari che ha dovuto ingoiare in questi mesi. L’alternativa per Lumia sono le Europee del 2014, ma il collegio Sicilia-Sardegna è troppo vasto per potere tentare a colpo sicuro l’elezione con il Megafono. Un accordo Crocetta-Pd potrebbe invece assicurare ad entrambe le parti una riappacificazione con reciproca soddisfazione e, magari un posto in Europa per Lumia e di conseguenza l’ingresso di Antonio Presti al senato come primo dei non eletti. Il Pd in cambio non avrebbe “tra i piedi” il movimento alle prossime elezioni ed anche all’Ars i rapporti sarebbero molto più distesi.

Passiamo ai Democratici Riformisti per la Sicilia, “creatura” che nasce con lo zampino anche di Totò Cardinale, leader del Pd e papà della due volte deputata Daniela. Se il movimento cresce ulteriormente, e le premesse ci sono tutte, il rischio è che guardi a Roma e finisca con il pestare i piedi al Partito democratico. Il partito tra l’altro sta diventando un alleato di ferro per Crocetta, a scapito degli alleati della prima ora che lo hanno portato alla Regione. Da qui la necessità di “renderlo innocuo”. I Drs erano sei fino a sabato scorso: Beppe Picciolo (capogruppo), Marcello Greco, Marco Forzese, Salvatore Lo Giudice, Edi Tamajo e Riccardo Savona. Al Congresso di sabato scorso però Crocetta, cogliendo al balzo i malumori interni al partito nei confronti di Savona, proveniente dal Grande Sud e finito intercettato in un’inchiesta, lo invita a lasciare la sala in nome del codice etico. Riccardo Savona abbandona la sala tra gli applausi dei presenti per Crocetta, che, per inciso, ha deciso in casa d’altri, ma facendo appunto il gioco di altri. Di fatto però i Drs sono scesi a 5. Nei prossimi giorni non è escluso che anche Marco Forzese, la cui testa da presidente di Commissione è stata chiesta ed ottenuta dal Pdl con il silenzioso avallo del Pd, veleggi verso altri lidi, in particolare verso l’ala oltranzista del Pdl, che sta iniziando ad organizzarsi anche in Sicilia. Cardinale sa bene che, se vuole vedere riconfermata la figlia tra le fila del Pd deve tagliare le gambe ai Drs, riportandoli all’ovile o indebolendoli al punto da non poter presentare liste alle Politiche, cosa che invece piacerebbe molto a Beppe Picciolo, in continua ascesa politica. Difficile che il deputato messinese torni nel Pd dove è in corso una guerra fratricida antigenovesiana con Laccoto che ha fatto un balzo da leopardo divenendo renziano in un battito d’ali e osannando al rinnovamento. Gli spazi sono strettissimi. Marcello Greco, origini socialiste, passato nell’Udc ed eletto nel Megafono per poi passare ai Drs difficilmente accetterebbe la “proposta indecente” di Cardinale di passare nel Pd. La manovra è più semplice per Crocetta che per Cardinale. Tranne Nello Di Pasquale, i deputati megafoniani sono fedelissimi del governatore e comunque non propensi ad una guerra ad oltranza per difendere i confini del partito. Nel caso dei Drs invece sarà assai più dura per Cardinale fare marcia indietro e smantellare un movimento che cammina con i suoi piedi e con deputati per nulla disposti a seguire indicazioni che potrebbero non piacere, soprattutto se sono indicazioni che portano acqua ad altri mulini.

Rosaria Brancato