Province, l’Ars impallina Crocetta sulla proroga dei commissari. Si torna al voto?

Il governo Crocetta finisce impallinato all’Ars sulla proroga dei commissari delle Province.

La maggioranza affonda per un solo voto ma il segnale è chiaro, anche perché, complice il voto segreto e molte assenze, la sconfitta arriva sulla proposta di una proroga ai commissariamenti, mal digerita dagli stessi alleati del governatore. Di fatto lasciare altri sei mesi (in commissione poi ridotti a due) i commissari nelle Province e nel contempo ritardare i manager nella sanità equivarrebbe a lasciare campo libero a Crocetta fino alle elezioni europee, con un “potere” che neanche Lombardo, che pure di commissariamenti “a vita” ha fatto ampio uso, ha mai avuto.

L’Ars ha bocciato quindi le proroghe, approvando invece l’emendamento soppressivo presentato dalla Lista Musumeci e votato a favore da 33 deputati contro 32 contrari.

Del resto, alla fretta con la quale a maggio Crocetta ha abrogato le giunte e i consigli provinciali, per poi commissariarli a giugno con nomine di sua scelta, non ha corrisposto uguale celerità per una riforma che doveva essere approvata entro il 31 dicembre e che ancora naviga in alto mare.

Nel frattempo in quel che resta delle Province, si sono registrati problemi per i tagli alle risorse e per il caos scaturito dalla questione competenze e funzioni.

Dopo la sonora bocciatura in Aula è successo di tutto, con l’opposizione che ha chiesto le dimissioni del governatore e Crocetta che ha puntato il dito contro gli inquilini dell’Ars colpevoli di “fare resistenza alla rivoluzione”.

Che poi questa strana rivoluzione cammini a passo di lumaca e solo nella direzione che piace al governatore è un dettaglio…..

Adesso il governo ha altri 45 giorni di tempo per fare quella riforma che non ha definito in sei mesi, ma il percorso appare assai più arduo dopo l’approvazione di un emendamento, quello della Lista Musumeci, che apre le porte al ripristino delle Province e quindi al ritorno al voto.

“Non si stanno sopprimendo le Province- ha chiarito Nello Musumeci – ma si sta solo puntando a cambiarne denominazione, basta leggere il disegno di legge presentato da Cracolici: ‘i liberi consorzi dei Comuni svolgono le stesse funzioni delle Province regionali, utilizzano gli stessi mobili, e impiegano lo stesso personale’. Possiamo far passare il cambiamento di una denominazione per una riforma rivoluzionaria? L’unica novità è la privazione del diritto di voto agli elettori. Se in altri tempi fosse stato un presidente centrodestra a farlo, avremmo visto una mobilitazione generale, e la sinistra avrebbe alzato barricate, perché il diritto di voto non si discute. Ma siccome arriva dal governo Crocetta, comunista al di sopra di ogni sospetto, può passare”.

La posizione di Musumeci ha avuto il sostegno di tutta l’opposizione anche alla luce di una riforma che, come detto, non si vede neanche all’orizzonte.

“Visto che l’egocentrismo del presidente si propaga alle periferie tramite le gestioni commissariali, meglio tornare al voto” ha sintetizzato il capogruppo del Pdl D’Asero, “Oggi – ha rincarato il collega di partito Giuseppe Milazzo – si decide se lasciare le Province nelle mani di una sola persona. In questo momento i commissari non rappresentano i cittadini, ma sono alle dipendenze del governo regionale”.

Fermi nelle loro posizioni da sempre i grillini: “Siamo per la soppressione delle Province. Senza se e senza ma”.

Alla fine i “se” e i “ma” hanno prevalso e il governo Crocetta è stato battuto sulla proroga dei commissari. Uno stop che probabilmente è anche un avviso in vista di prossime mosse ventilate, come l’idea di una quarta città metropolitana (Enna-Caltanissetta), che aprirebbe le porte ad un nuovo Libero Consorzio, quello di Gela.

Con il voto di oggi è finita la maggioranza e il governatore ne prenda atto- ha dichiarato dopo la bocciatura Giuseppe Castiglione, coordinatore regionale del Ncd- La maggioranza si è liquefatta nel segreto dell'urna”.

E Nello Musumeci dopo aver incassato la vittoria ha aggiunto: “L'approvazione dell'emendamento del nostro gruppo dimostra che una parte dei deputati è stanca di assistere impotente ai continui rinvii di un governo incapace di sostituire le province che dice di volere cancellare. Col voto d'aula di oggi si pone fine a questo teatrino.Che si mantengano le Province o che si cambi il loro nome in 'Liberi consorzi' per noi poco conta. L'importante è che gli organi operino a titolo gratuito e che siano eletti direttamente dal popolo".

Di sconfitta politica clamorosa parla il Pds-Mpa mentre secondo Lino Leanza, Art. 4, si deve ripartire dal ddl Cracolici approvando la riforma entro fine gennaio. “Crocetta non ha più una maggioranza, si torni al voto- tuona il capogruppo dei 5STELLE Giancarlo Cancelleri- Togliendo noi, rimangono 19 voti alla maggioranza dopo il voto di oggi, un po' scarsa come maggioranza. Per noi le Province sono enti inutili e basta. A questo punto dobbiamo sperare in Roma per eliminare le Province”.

Dai banchi dei Drs si fa rilevare come il voto di Marco Forzese, favorevole alla proroga, non sia stato registrato dal sistema elettronico “Al di là del mancato funzionamento del sistema di voto elettronico- dichiara il capogruppo regionale dei Drs Beppe Picciolo- sul quale è giusto che si facciano verifiche approfondite, emerge una posizione molto frastagliata tra i partiti di maggioranza. Tra assenze e franchi tiratori abbiamo toccato oggi il minimo storico. Da questa analisi bisogna ripartire e riconsiderare i motivi dello stare assieme attorno al progetto di Rosario Crocetta con lealtà e trasparenza per la realizzazione del programma e delle riforme, in primis quella dell’abolizione delle province entro i quarantacinque giorni previsti”.

Un invito quindi alla riflessione all’interno della maggioranza e rivolto ai colleghi del Pd che puntano sull’approvazione del ddl Cracolici, in alternativa a quella che è stata definita “bozza Valenti”, l’assessore agli Enti locali in quota Udc.

E mentre Forza Italia, attraverso Saverio Romano, chiede il ritorno al voto dei siciliani, in casa Udc il segretario regionale Giovanni Pistorio definisce gravissimo quanto accaduto oggi: “Probabilmente è frutto della confusione e della tensione di una sessione parlamentare molto delicata e complessa, nella quale bisogna approvare anche la finanziaria: la maggioranza che sostiene il presidente Crocetta, quindi, si è mostrata nervosa e non sufficientemente compatta”, indicando quindi proprio tra i banchi degli alleati i “franchi tiratori” e responsabili dell’impallinamento di un pezzo di riforma che, paradossalmente, proprio lui, che è anche capo di gabinetto dell’assessore Valenti, aveva contestato…..

Rosaria Brancato