Punti territoriali d’emergenza, i Drs: “La politica non tagli servizi indispensabili”

La guardia medica, soprattutto nei territori più interni e più difficilmente raggiungibili, è diventata un punto di riferimento indispensabile per migliaia di famiglie siciliane. La riorganizzazione regionale dei Punti Territoriali di Emergenza, i cosiddetti Pte, che la giunta Crocetta mira a fare su base provinciale, non può prescindere da questa considerazione, né intaccare una rete indispensabile.

E’ partendo da queste premesse che il capogruppo regionale dei Drs Beppe Picciolo, insieme al collega Salvatore Lo Giudice, hanno richiesto un intervento all’assessore alla sanità Lucia Borsellino volto a tutelare la popolazione.

In provincia di Messina, ad esempio, un riordino dei Pte su scala provinciale, riducendoli in base al numero dei Distretti sanitari (quindi riducendoli dagli attuali 14 a 7), comporterebbe gravissimi disagi soprattutto per quei Comuni montani e distanti dagli ospedali che, ad esempio, in inverno o in caso di maltempo, diventerebbero irraggiungibili, mettendo a repentaglio la sicurezza e la salute dei cittadini.

“Nel riordino del sistema territoriale di emergenza (Pte)- dichiara Picciolo, componente della Commissione regionale sanità- bisogna tenere in considerazione le esigenze dei cittadini che vedono nel medico di guardia il punto di riferimento per la propria sicurezza ed una presenza importante delle istituzioni sul territorio. Su questi temi la politica non si può permettere né tagli né scelte sbagliate. Dobbiamo confrontarci con i territori e solo dopo pensare di agire per decreto”.

I tagli indiscriminati finiscono per colpire alcune fasce, che di solito sono quelle più deboli. In particolare la riorganizzazione dei Pte deve tenere in considerazione i servizi e le prestazioni che maggiormente incidono sulla qualità dell’assistenza, soprattutto per anziani e non autosufficienti.

Picciolo e Lo Giudice chiedono quindi all’assessore Borsellino di porre massima attenzione, nell’avviare il riordino del sistema, alla necessità di intervenire sin dalla cosiddetta “presa in carico” del paziente, ovvero il momento dell’emergenza, in un’ottica di interazione-integrazione fra tutte le strutture.

“ L’obiettivo-spiegano i due deputati- non potrà essere raggiunto utilizzando solo la logica dei numeri delle prestazioni, ma dovrà tenere conto della distanza dagli Ospedali, della viabilità, delle condizioni climatiche, delle realtà orografiche soprattutto di quelle montane e della auspicabile rifunzionalizzazione degli ospedali dismessi”.

La domanda di soccorso infatti avviene in casi di emergenza, quando è a rischio la vita di un paziente. Pensare di riorganizzare i punti territoriali prescindendo proprio da questo punto di partenza e ignorare che, in emergenza, è determinante l’immediatezza e la qualità del soccorso, significa penalizzare un territorio a scapito di altri. La salute non può essere affidata a criteri esclusivamente “geografici” o burocratici, ma “l’area di intervento sanitario- conclude Picciolo- relativa all’emergenza-urgenza deve essere organizzata per livelli di intensità di cure, con l’obiettivo di costruire un sistema a rete fra territorio ed ospedale”.

Rosaria Brancato