Crocetta alla ricerca della maggioranza perduta. Rischiando di “lombardizzarsi”

Mentre in casa Pd è guerra dopo il “no” dei quattro assessori alle dimissioni (per far posto ad altri….) per Crocetta si aggiunge il problema della maggioranza all’Ars su singoli provvedimenti che rischiano di cadere sotto il fuoco del nemico dichiarato o dei cecchini di turno. Mentre l’assessore all’economia Luca Bianchi vola a Roma per incontrare i vertici del Pd e l’assessore alle infrastrutture Nino Bartolotta attende chiarimenti dai big locali che lo volevano impallinare, il governatore sta iniziando a fare i conti con il pallottoliere per capire fin dove potrà arrivare la guerra dei nervi.

Il vertice di maggioranza previsto per ieri, spostato ad oggi è stato rinviato in attesa di tempi migliori per cercare di cucire una tela che ormai ha buchi troppo vistosi.

Lo scacchiere quindi si gioca tutto all’Ars, provvedimento per provvedimento, con i pd che aspettano la giunta al varco, e l’opposizione di Crocetta che starà seduta sulla riva del fiume. Il rischio per il presidente è quello di “lombardizzarsi”, ovvero cercare altrove quella maggioranza che in casa sua non ha più. Se i renziani hanno già fatto capire che sono pronti a dare sostegno all’amministrazione e l’Udc scioglierà il nodo sabato, ma appare orientata verso l’appoggio, Crocetta avrà bisogno di altri voti per raggranellare una maggioranza che non ha più. Il M5S ha “rotto l’incantesimo” in estate annunciando fiducia a tempo fino a dicembre, appare quindi improbabile un appoggio stabile, se non caso per caso. “Basta chiacchiere, vogliamo i fatti” è la posizione dei grillini. I Drs e l’Art. 4 di Leanza sembrano pronti a fare quadrato, anzi Forzese ha proposto una sorta di “federazione” insieme al Megafono, ma non è detto che i voti basterebbero. A Crocetta, ironia della sorte, non resta che guardare ai lombardiani, le truppe ex Mpa oggi PdS, di quell’ex Presidente dall’attuale governatore tanto detestato ma che si appresta a imitare nelle modalità di governo.

Ma è proprio Toti Lombardo, figlio di Raffaele, a far capire che aria tira: “Finora abbiamo assistito solo ad un reality show: qualcuno è entrato e qualcun altro è uscito dalla casa, ma la cosa non ci riguarda. Appoggeremo solo le riforme utili per la Sicilia, non siamo per un accordo che tenga in piedi a tutti i costi questo governo”.

Quanto ad una eventuale mozione di sfiducia lui la voterebbe, ma precisa che è una posizione personale.

I Drs intanto si riuniscono per fare il punto della situazione: “La posizione degli assessori d'area Pd ha accentuato le nostre perplessità su una crisi che e' tutta partitica e interna al Pd, e non ha matrice popolare- ha dichiarato il capogruppo regionale Beppe Picciolo- La politica delle riforme deve andare, comunque, avanti nell'interesse della Sicilia e della maggioranza che ha sostenuto il suo Presidente, Pd in primis. E proprio agli amici del Pd rinnoviamo l'invito a ritrovare i motivi che uniscono anziché continuare con difficili contrapposizioni. A Rosario Crocetta la ferma raccomandazione di riaprire un serio e rispettoso dialogo con tutti partiti e movimenti che si sono ritrovati al suo fianco ed oggi auspicano una definitiva svolta politica e morale della nostra terra".

Siamo ancora ai primi passi. Tornando ai “conti”, Crocetta in questo momento ha dalla sua parte i 10 Udc, i 6 Drs, i 6 del Megafono, i 7 dell’Art. 4 e i 4 renziani, più i singoli voti che riuscirà, caso per caso, a ottenere, compresi quelli del M5S che torneranno a fare valere sulla bilancia il peso di essere il primo partito in Aula. Ma quel che serve è una maggioranza stabile e non quella, fragilissima, che finisce con il dipendere da altri criteri e diventare pedina di scambio. La crisi è appena all’inizio. Dietro le quinte il “fantasma” del lombardismo, di quel sistema rimasto in piedi dopo la rottura tra l’ex governatore e il centro-destra, si fa sempre più reale. E per Crocetta, ripercorrere quel cammino, non sarà né semplice, né facilmente giustificabile. Non ci sono trasformismi che puzzano ed altri che profumano di rose.

Rosaria Brancato