Ato3 messa in ginocchio da Messinambiente: “Il Comune che fa per evitare tutto questo?”

Il 30 settembre si avvicina e per i dipendenti dell’Ato3 non ci sono ancora certezze sul futuro. A Palazzo Zanca l’ennesimo incontro tra sindacati e amministrazione comunale non ha sciolto il nodo del passaggio dei 53 lavoratori all’Amam. Sono saltati fuori alcuni adempimenti da portare avanti e soprattutto la necessità di un passaggio della questione in Consiglio comunale. I capigruppo consiliari vogliono infatti vederci chiaro e si riuniranno insieme agli assessori il prossimo giovedì per capire quale ruolo ha il Consiglio in questa vicenda.

Nel frattempo però in casa Ato3 i problemi aumentano giorno dopo giorno. E’ ancora una volta l’ingegnere Benedetto Alberti a prendere carta e penna e a scrivere a nome di tutti i colleghi. Un altro documento durissimo, dopo quello di qualche settimana fa con cui diceva al Comune di non pagare a Messinambiente le fatture per gli ultimi due mesi di servizio. Anche questa volta il problema nasce dalla guerra ormai cronica con Messinambiente. Il decreto ingiuntivo con pignoramento da 6 milioni di euro ha ormai messo in ginocchio dipendenti e struttura, al Comune continuano i confronti per trovare un punto di incontro ma ancora la situazione è al palo. Il personale non percepisce gli stipendi da quasi tre mesi, tutte le attività tecniche, amministrative ed operative ormai sono al collasso, non è più possibile rifornire di carburante i mezzi assegnati ai sorveglianti con conseguente impossibilità di procedere con le attività di vigilanza e controllo del servizio di raccolta, le attività di pulizia delle aree verdi della città non può essere più assicurato proprio per mancanza di rifornimento dei mezzi e delle attrezzature. L’elenco di Alberti è lunghissimo: la bolletta dei telefonini di servizio, utilizzati dai sorveglianti per trasmettere, in tempo reale, tutte le foto comprovanti la mancata realizzazione del servizio da parte di Messinambiente, non è stata pagata, conseguente distacco di tutto il traffico in uscita; a breve verrà staccata l’energia elettrica, oltre la linea telefonica, negli uffici con conseguente blocco totale dell’attività tecnico-amministrative.

“Il pignoramento ha bloccato anche il conto dedicato alla gestione dei fondi comunitari (PO FESR 2007/2013), che per legge, ed espressamente disposto dal Presidente della Regione Sicilia nei rispettivi Decreti di Finanziamento, è assolutamente impignorabile, con conseguente impossibilità di procedere ai pagamenti destinati esclusivamente alle Imprese che realizzano i progetti prodotti dai nostri Tecnici, approvati dalla Regione, finanziati all’Ato3 e realizzati o che stanno realizzando”. Alberti spiega che l’impossibilità di procedere di fatto blocca anche la necessaria attività di rendicontazione nei confronti della Comunità Europea con grave nocumento all’Amministrazione Comunale. In caso di mancato espletamento di tali attività entro e non oltre il 31 dicembre 2014, infatti, Messina sarà costretta a restituire i fondi finanziati, in gran parte già erogati, per un totale di circa 10 milioni di euro. La prima vittima potrebbe essere l’impianto di selezione e valorizzazione delle frazioni secche dei rifiuti in località Pace che, nonostante sia praticamente pronto, rischia seriamente di non vedere mai la luce per mancanza di somme necessarie al pagamento dell’allaccio Amam, all’autorizzazione da parte dei Vigili del Fuoco e altre autorizzazioni.

Dall’Ato3 ecco dunque un piccolo resoconto per ricordare al Comune qual è stata l’attività svolta in questi anni, con una evidente frecciata a chi invece non ha minimamente neanche provato a operare su questo settore. “Siamo stati i primi a fare arrivare e realizzare finanziamenti comunitari, nel campo dei rifiuti, alla Città di Messina” scrive Alberti, annotando i 6 milioni di euro per mezzi e attrezzature, 270 mila euro per il compostaggio, 450 mila euro per il piano operativo di comunicazione sulla raccolta differenziata, 210 mila euro per un piccolo impianto di selezione e valorizzazione dei rifiuti secchi differenziati, 4 milioni di euro per le cinque isole ecologiche, 10 milioni per l’impianto di Pace, 4,7 milioni per la raccolta differenziata “porta a porta”, 4 milioni per realizzare altri 5 centri di raccolta, 8 milioni per l’impianto anaerobico di recupero della frazione organica dei rifiuti (umido) con produzione di energia elettrica. Dunque progettazioni e finanziamenti per quasi 38 milioni d euro.

Alberti ricorda anche la progettazione e gestione di alcuni servizi come la raccolta differenziata fino al 2007, la cura del verde nelle ville comunali, controllo delle attività di Messinambiente, progettazione di sistemi informatici ed elaborazione dati atti alla certificazione puntuale dei dati effettivi di raccolta differenziata.

Per l’Ato3 non ci sono dubbi ed è lo stesso Alberti a scrivere che è ferma la convinzione che l’Ato sia ben più produttiva di tutte le aziende comunali. “A questo punto noi tutti ci domandiamo: ma il Comune di Messina, socia di maggioranza di Ato3 e Messinambiente, che cosa sta facendo per evitare e contrastare questi cortocircuiti? Ma dov’era quando Messinambiente ha costruito e messo in opera questo “sgarbo” all’Ato3 ed allo stesso Comune? Perché, anche se Messinambiente non esegue i servizi assegnateli, viene comunque “premiata” con il pagamento puntuale degli stipendi? Ai dipendenti dell’Ato3 quando ha intenzione di pagare gli stipendi e metterli in condizione di potere lavorare e dignitosamente vivere?”. Sono queste le domande che Alberti gira al Comune a nome di tutti i colleghi. “ A queste e tutte le altre domande noi tutti abbiamo il sacrosanto diritto ad una immediata risposta, risposte che il Comune deve dare immediatamente a tutti noi dipendenti. Ci sentiamo assolutamente rifiutati ma, tuttavia, speranzosi (che il Comune non ci abbandonerà, come un cane in mezzo alla strada dal suo padrone, e che ci dia risoluzioni certe, non promesse, senza perdere più tempo”.