I Black bloc e la lezione della panettiera di Milano e della mamma di Baltimora

L’immagine più bella dell’Expo è quella di una signora cicciottella, con la ramazza in mano, intenta a raccogliere quel che resta della vetrina del suo negozio dopo le devastazioni dei Black bloc. Lei e tutti gli altri, che dopo il raid si sono rimboccati le maniche,probabilmente nascondendo il groppo in gola, misto di rabbia e lacrime,e armati di scope,pennelli, stracci, hanno iniziato a ripulire quel che un gruppo di violenti ha oscenamente sporcato. Poche ore dopo l’assalto criminale si è visto un popolo IN PIEDI, e sono queste cose che ti rendono orgogliosa di essere italiana e di essere un’italiana che lavora. Perché quelli che hanno raccolto i vetri,quelli che hanno ripulito i muri, le facciate dei palazzi, i portoni, quelli che sono scesi a vedere quel che restava della loro auto non sono capitalisti- schiavisti, dirigenti di multinazionali, sono persone come noi, lavoratori,commesse,titolari dei negozi che hanno visto un pomeriggio del 1 maggio qualcuno che entrava nella loro vita, nella loro storia personale, senza conoscerla, senza rispettarla, ignorando i sacrifici,i sogni le speranze, ignorando quanto sangue, sudore è costato anche un solo centimetro di quel negozio, e l’hanno sporcata. L’hanno violata e sporcata.

La signora in questione è una panettiera, le hanno distrutto il negozio e hanno bruciato il mezzo che usava per le consegne, così ,senza smettere di scopare,ha detto ai cronisti che non sapeva come avrebbe fatto lunedì per portare il pane. Chi è andato a dare una mano subito dopo il saccheggio ha spiegato il perchè: “ai turisti che vengono qui per l’Expo dobbiamo far trovare una città pulita”. E un altro esercente ha dichiarato: “All’inizio pensavo che mi sarei fatto prendere dalla rabbia. Ma non è così che si risolvono le cose e mi sono messo a sistemare tutto. Quello che amareggia è che si sapeva benissimo che i Black bloc avrebbero attaccato, si doveva vietare il corteo”. Oggi pomeriggio saranno tutti in piazza, senza bandiere dei partiti, per la manifestazione “Nessuno tocchi Milano”, un grido d’orgoglio e di fierezza.

Chi si rialza subito ha già vinto. Quella signora normale, ha vinto sulla vigliaccheria di chi nasconde il volto mentre devasta, di chi s’incappuccia e sostiene di farlo per un ideale, di chi tira pietre, usa ogni arma possibile, mazze,martelli, asce, ma poi si nasconde dentro un corteo,in mezzo alle famiglie e sfrutta un ideale quello sì,reale,per devastare. Non riesco a capire quale razza di ideale possa esserci dietro frasi “la città brucia”, “sbirro muori”. C’è solo furia devastatrice. Allora se è il tuo ideale,il tuo valore di vita fallo a viso aperto, lancia sassi contro le signore affacciate al primo piano e poi lasciati arrestare e spiega perché incendi auto di persone che non conosci e che magari le hanno pagate a rate dopo il primo stipendio, hanno fatto sacrifici e ogni domenica le fanno pulire e non ci dormono la notte se c’è un graffio nel paraurti.

Roberto Saviano ha fatto una lucida analisi del comportamento delle forze dell’ordine che non sono intervenute proprio perché era quello il principale obiettivo dei Black bloc, provocare per far partire le cariche, per dire “la polizia picchia tutti”. Stavolta non è stato così “Non sono cascati nell’obiettivo dei nuovi squadristi-antagonisti che hanno aggredito per fare caricare i pacifisti e coinvolgere tutti- scrive Saviano- Non ci sono cascati,è stato un costo terribile ma una scelta intelligente. Ma così facendo questi nuovi squadristi hanno oscurato le legittime critiche all’Expo”.

Le ombre nere sono scomparse perchè sono rientrate nel gruppo e si sono fatti scudi dei pacifisti. E’ stato il corteo che non ha isolato i violenti. Lo si può comprendere perché a parte quanti erano complici c’è anche il terrore di fronte a chi ha come unico obiettivo la violenza e dell’Expo si Expo no non gliene frega niente. Peccato, perché condivido molti dei punti contestati dai manifestanti (quelli veri). Anche visivamente era evidente il contrasto tra la testa del corteo,con la Banda degli ottoni a scoppio che suonava Bella ciao, i clown,le famiglie, i bambini, i pacifisti,i No tav, e l’ombra nera che si nascondeva nella parte centrale.

Lo stesso contrasto tra la testa e la coda del corteo si ripete tra l’immagine della panettiera che raccoglie i vetri sperando di poter consegnare il pane lunedì e un selfie orrendo, di una ragazza sorridente con il braccio appoggiato sulla carcassa bruciata di un’auto. Tutto questo cancella le motivazioni di un No all’Expo che ha radici ben diverse e voleva essere un coro fatto di numerose voci, quelle di chi ha un’altra idea di come “nutrire il Pianeta” rispetto a Mac Donalds. La rabbia e la violenza hanno zittito non l’Expo ma il No Expo.

Quando accadono queste cose penso al cuore impazzito di quel giovane agente in prima fila (non so perché ma penso sempre che sia giovane e che gli batta il cuore fortissimo perché ha paura di sbagliare, ha paura che vada tutto male e avverte tutto come più grande di lui). Penso che ha l’ordine di non muoversi e non reagire neanche quando gli sputano e gli lanciano offese o sassi e lo fanno per il solo fatto che lui è un poliziotto, e penso che ci sono milioni di ragioni che spingono i nostri ragazzi a entrare nelle forze dell’ordine e nessuna di queste è quella di farlo perché vogliono picchiare un manifestante che per lo più ha la sua stessa età. Così quando li vedo immagino i loro pensieri nel vedere quelle macchie nere lanciare molotov sulle case dei nostri fratelli e distruggere negozi dove le nostre sorelle fanno le commesse per 400 euro al mese. Penso alla paura che hanno avuto le mamme in prima fila con i bambini, loro andavano al corteo e c’erano macchie nere in quello stesso corteo che usavano mazze da baseball, come glielo spieghi a tuo figlio di 5 anni che vuoi nutrire la terra senza Mac Donald e poi accanto a te c’è uno che scrive sul muro “sbirro muori” e lancia molotov?

La lezione della panettiera di Milano è anche questa, l’immagine di chi vuol lasciare ai suoi figli un Paese nel quale non ci si arrende di fronte alla violenza cieca, ma si prende una scopa e ci si mette a pulire, senza aspettare che lo faccia il Comune (che comunque ha immediatamente mandato squadre di pronto intervento). Allo stesso modo c’è una lezione che viene da Baltimora, da una mamma che riconosce il figlio tra i manifestanti incappucciati intenti a lanciare sassi e mattoni contro la polizia. Era la manifestazione di protesta dopo la morte di un giovane afroamericano, Freddy Gray, avvenuta mentre era in stato di arresto. La mamma di Baltimora riconoscendo il figlio con il cappuccio nero lo raggiunge,lo prende a sberle,gli grida “togliti il cappuccio” e lo riporta a casa. Poi dirà “l’ho fatto per difenderlo da sé stesso,non voglio che diventi un altro Freddy Gray”. Il commissario della polizia Anthony Batts ha commentato: “Ce ne fossero di genitori così, in quella manifestazione penso fossero giovani dei licei che pensavano fosse figo tirare mattoni ai poliziotti”. La Baltimora Mom è diventata un’icona e il video delle sberle al figlio incappucciato ha fatto il giro del mondo. Sui social dopo l’assalto di Milano in tanti l’hanno “evocata”. C’ è un abisso tra l’avere “un’idea altra” e la rabbia. Non esiste altro modo di manifestare la propria idea se non pacificamente. “Mettete fiori nei vostri cannoni” vale anche per queste situazioni ed era il senso della banda che suonava Bella ciao. A Messina abbiamo avuti esempi concreti di come si possa mostrare con i fatti che un’altra idea è possibile. Gli occupanti del Teatro in Fiera o dell’ex scuola Foscolo non hanno lanciato molotov,hanno organizzato spettacoli, dibattiti, dopo scuola, laboratori, Dimostrare un’idea altra si può.

L’Expo non mi appassiona come argomento e al momento le immagini che mi resteranno dell’evento inaugurale sono questi cittadini che armati di scope e pennelli non si sono fermati davanti alla violenza,perché ,non c’è tempo per recriminare, per dire “è colpa di..” oppure “tizio si dimetta Caio se ne vada”,non c’è neanche tempo per piangere. Hanno preso scopa e pennelli e hanno ridato colori, hanno cancellato il nero della rabbia per far tornare i colori della luce.

Rosaria Brancato