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Hikikomori, anche a Messina il fenomeno aumenta

Di fatto la parola “Hikikomori” significa “stare in disparte”. Nasce dalla fusione tra le due parole Hiku e Komoru, che significano rispettivamente “tirare” e “ritirarsi”, e la si usa sempre più spesso per definire quei ragazzi che si trovano in una condizione di disagio e malessere tale da scegliere volontariamente di ritirarsi nelle proprie camere da letto, auto-segregandosi pur di non vivere alcuna forma di socialità. Un fenomeno in espansione in tutta Italia, e Messina non è da meno.

Zanghì: “Un centinaio di famiglie nel messinese”

“Non ci sono dati ufficiali, ma sappiamo che si tratta di un fenomeno in espansione e che tra la città e la provincia coinvolge almeno un centinaio di famiglie”. A spiegarlo è la dottoressa messinese Emanuela Zanghì, psicologa dell’Associazione Hikikomori-Italia. “Un errore comune è considerare gli Hikikomori come dei ragazzi pigri o approfittatori, non come persone con un forte disagio psicologico. L’Hikikomori è una pulsione all’isolamento fisico, che nasce come reazione a forti pressioni di realizzazione sociale”.

L’associazione Hikikomori anche a Messina

Le fasce d’età

In Italia già dal 2017 l’Associazione Hikikomori-Italia si è attivata per mettere in luce questa condizione psicologica. A livello nazionale sono centinaia di migliaia le richieste di aiuto, che continuano ad aumentare. Le fasce d’età coinvolte sono principalmente due: quella tra i 15 e i 19 anni e quella tra i 20 e i 29. Due inneschi importanti potrebbero essere il periodo post-diploma ma anche il passaggio dalle scuole medie alle superiori.

Il ruolo della pandemia

E il Covid, quanto ha influito? “Bisogna chiare due punti su questo argomento – spiega la dottoressa Zanghì -. I ragazzi che già si erano ritirati nelle proprie stanze hanno vissuto quel momento con meno pressione e meno disagio, dato che finalmente tutti si trovavano nella stessa situazione e quindi non si sentivano giudicati per essere ciò che sono, per la scelta di vivere al di fuori della comune socialità. Invece per i ragazzi che sicuramente stavano già sperimentando un sentimento di disagio nel vivere la socialità, in tutte le forme che essa ha, la pandemia ha dato quell’opportunità di sperimentare il ritiro nel luogo considerato sicuro, cioè la loro camera o casa propria”.

L’influenza del mondo virtuale

Videogame e mondo virtuale che influenza hanno? “Qui dobbiamo distinguere la dipendenza ai videogiochi e il ritiro sociale che spesso sono stati identificati come la stessa cosa. Chi si trova nella condizione di ritiro sociale trova spesso nel mondo virtuale quella connessione con relazioni che magari di presenza non riuscirebbero ad affrontare per i propri vissuti di vergogna e di giudizio. Perciò riescono a sperimentarsi e anche sperimentare diversi ruoli che l’adolescenza di per sé richiede, riescono attraverso anche la lettura di manga, la visione di anime, a dare un linguaggio al proprio mondo interiore, ad identificarsi e a condividere con altri i propri vissuti interiori, che appunto nel ‘mondo fuori’ hanno difficoltà a fare”.

La convenzione e il protocollo

“Gli psicologi convenzionati con l’Associazione – prosegue la dottoressa Zanghì – offrono servizi di consulenza psicologica, parent training, psicoterapia familiare e intervento domiciliare a prezzi calmierati per i ragazzi e i genitori. L’Associazione Hikikomori Italia si occupa di dare supporto e sostegno alle famiglie in diversi aspetti come il gruppo gratuito di Auto Mutuo Aiuto e offre ai ragazzi, sempre gratuitamente, sedute online individuali e di gruppo e non solo. Abbiamo da poco firmato un protocollo di intesa con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia, il FoRAGAS, L’Ordine degli Psicologi della Regione Siciliana e la Società Italiana di Psicologia Pediatrica per attuare progetti di prevenzione e intervento nelle scuole sul territorio”.