L’intervista “scandalo” a Totò Cuffaro, i suoi eredi nel Pd di Renzi e la “diceria dell’untore”

Un’intervista all’Huffington Post e si è scatenato l’inferno. Un fiume di prese di distanza, di precisazioni, tutto pur di “scacciare l’untore” e, soprattutto, “il contagio”. Tutto è iniziato con l’intervista che Totò Cuffaro ha rilasciato all’Huffington Post ribadendo quanto finora dichiarato dopo l’uscita dal carcere, dove ha trascorso gli ultimi 5 anni per favoreggiamento alla mafia, commentando poi i fatti politici dell’era renziana e crocettiana. A mio giudizio, dando per scontata l’intelligenza dell’ex governatore siciliano, sapeva che quelle sue parole avrebbero gettato scompiglio e scandalo nel Pd pigliatutto. E così è stato. Perché l’uomo che è stato il più potente della Sicilia e il 30 maggio partirà per il Burundi insieme alla moglie per fare volontariato, ha detto quel che è sotto gli occhi di tutti, e cioè che gli eredi del cosiddetto cuffarismo si sono spostati, e lo hanno fatto nel Pd renziano come approdo naturale e come va di moda. Un secondo dopo quelle dichiarazioni, la sola idea che le parole di Totò vasa vasa possano avere “contagiato” il Pd ha comportato smentite e prese di distanza, il dagli all’untore.

“Con Renzi si stanno spostando i miei voti e la mia classe dirigente. Dunque quelli che stavano con me e ora nel Pd fanno le tessere. Ma non capisco il clamore, lo scandalo, a me pare naturale. Prendevo 1 milione e 800 mila voti, lì dentro c’era la Sicilia”. Queste le parole dell’ex Presidente che poi ribadisce: “Ho smesso di fare politica”. Alla domanda sulle direzioni dei cuffariani non ha dubbi: “si sono spostati con Renzi, erano il 60% in Sicilia, ora quella Sicilia si sta spostando. Renzi non è il Pd dei miei tempi, è un Pd diverso, moderato. E a destra non c’è un partito moderato. E’chiaro che si spostano nel Pd, del resto è esagerato dire che renzi è di sinistra. C’è un bel po’ di democristianitudine lì dentro, il Pd è un partito post-democristiano”.

All’ex governatore piace di più il Nuovocentrodestra di Alfano, anche se non lo trova molto autonomo al momento, poi cita i nomi di alcuni tra i tantissimi che adesso in Sicilia si sono spostati nel partito, da Valeria Sudano a Marco Zambuto (che è stato anche presidente regionale del Pd e candidato alle Europee): “ In Sicilia non c’è stata rottamazione ma riciclo, anzi, hanno restaurato i miei tempi. La politica non ha cambiato sistema ma nascondiglio”.

Dichiarazioni così non potevano non scatenare reazioni a catena perché è come se avesse “macchiato” di cuffarismo mezzo Pd siciliano. In realtà basterebbe avere memoria per capire che non c’era bisogno dell’intervista per vedere dove sono gli eredi della dc, del cuffarismo e del lombardismo, ma un’intervista di questo calibro comporta le reazioni. Primo tra tutti Lorenzo Guerini, numero 2 del Pd: “Cuffaro stia sereno, il Pd non sta tesserando i suoi uomini. Siamo un partito di centro-sinistra che non ha niente a che vedere con idee politiche sue e dei suoi sostenitori”.

Guerini dimentica quel che sta accadendo a livello nazionale e probabilmente poco conosce della politica siciliana, comprese le primarie nell’isola alle amministrative del maggio 2015 (un caso per tutti quello del forzista Silvio Alessi ad Agrigento che vinse le primarie Pd). Sostenere che oggi il Pd è un partito di centro-sinistra che nulla a che vedere con gli eredi dc o di Forza Italia è quantomeno azzardato. Tuona poi Roberto Speranza, che nel Pd è all’opposizione: “ vengono notizie molto preoccupanti in merito ad iscrizioni di massa al Pd da parte di gruppi organizzati che nulla hanno a che fare con la nostra storia e la nostra cultura politica. In Sicilia vasta parte del mondo legato a Totò Cuffaro si sta riciclando sotto il nostro simbolo. Lo confermano le parole inquietanti rilasciate dallo stesso Cuffaro. Questo non è accettabile. Chiedo ai due vicesegretari del partito di fare immediatamente chiarezza. Lo dobbiamo alle tante persone per bene che continuano a credere nella nostra comunità politica". Gli fa eco Fausto Raciti, segretario regionale Pd: " Non siamo eredi del cuffarismo. Chi rimesta tessere sbatterà il muso".

Insomma, i voti iniziano a “puzzare” solo se Cuffaro rilascia dichiarazioni mentre fino a poco prima “profumavano”. Resta la domanda: ma, a prescindere dalle responsabilità che Cuffaro ha e che ha pagato con il carcere, di quali “colpe” si sono macchiati, gli ex cuffariani? Non si rischia di sparare nel mucchio?

Scatenato l’inferno Cuffaro ha così risposto: "L'onorevole Roberto Speranza è parlamentare che ho sempre stimato per la sua onestà intellettuale e culturale. Vorrei sommessamente chiedere che la mia intervista all'Huffington Post venga valutata per quello che è. Ho voluto semplicemente ribadire la mia scelta definitiva di abbandonare la vita politica. Lungi da me l'idea di impegnarmi nel tesseramento di qualsivoglia partito politico".

Il cuffarismo fa ancora paura ma quel che amareggia è un clima da “diceria dell’untore” che spaventa più di ogni altra cosa.

Rosaria Brancato