Palagiustizia satellite, l’unica certezza è la confusione

Resta in alto mare l’annosa vicenda del secondo palazzo di Giustizia, su cui è chiamato ad esprimersi il Consiglio comunale. La seduta odierna del Civico Consesso, convocata all’indomani della seduta straordinaria dedicata ai tagli alla giustizia messinese (vedi correlato), è andata a vuoto per ben due volte ed è stata aggiornata a domattina. Il pericolo vero è che anche domani si faccia un buco nell’acqua e che molti consiglieri comunali decidano di starsene alla larga da Palazzo Zanca facendo mancare il numero legale per non dovere affrontare la patata bollente ed evitare così di scottarsi, assumendo una decisione che potrebbe alla fine ritorcersi contro di loro.

I termini della questione, tutt’altro che di facile soluzione, sono i seguenti: nel 1995 Ministero di Giustizia concede al Comune di Messina un contributo di 13 milioni di euro, incrementato nel 2004 di ulteriori 5 milioni di euro per la costruzione e/o acquisto di immobili da destinare ad edilizia giudiziaria. Tutto rimane fermo sino al 2009, quando -dopo apposito sollecito dal parte dell’allora Ministro Alfano – l’amministrazione Buzzanca decide di pubblicare un INVITO AD OFFRIRE in base a determinati requisiti, che vede classificarsi al primo posto, su cinque partecipanti, il Gruppo Gmc srl, seguito dalla Neptunia Spa (Gruppo Franza) e dalla Curia. La seconda e terza classificata decidono di presentare ricorso, ma vedono le loro domande rigettate dal Tar, così come quella proposta da un gruppo di avvocati messinesi.

Il 9 settembre 2009, il Comune di Messina decide, dunque, di sottoscrivere col Gruppo Gmc srl, un compromesso di vendita, ma anche questo viene impugnato dalla Neptunia Spa e dalla Curia. In questo caso, il Cga di Palermo accoglie il ricorso presentato dall’Arcidiocesi, stabilendo nelle motivazioni della sentenza emessa ad ottobre 2011 che la procedura risulta viziata per incompetenza dell’organo di giunta a siglare la vendita e sottolineando al contempo, nelle oltre trenta pagine dell’atto, tutta una serie di anomalie ed incongruenze di cui sarebbe responsabile la commissione incaricata di valutare le offerte.

In virtù di quella sentenza del Cga, lo scorso ottobre – esattamente un anno dopo – il commissario Croce decide di revocare, in autotutela, il provvedimento della giunta municipale relativo al procedimento di acquisto dell'immobile da destinare al secondo palazzo di giustizia. Qualche settimana dopo, sottopone all’attenzione del Consiglio comunale una nuova proposta di delibera per superare l’impasse.

In questo momento, i Consiglio comunale ha, infatti, tra le mani l’atto deliberativo con cui il reggente di Palazzo Zanca – in ossequio alla sentenza del Cga n. 651/2011 del 12 ottobre 2011 – invita i consiglieri «ad approvare la scelta di reperire sul libero mercato idoneo complesso immobiliare da destinarsi ad uffici giudiziari; a ratificare la graduatoria finale come formatasi a seguito dei lavori della Commissione di Valutazione giusta deliberazione giunta municipale n.454/2009; a confermare la scelta del complesso immobiliare offerto in vendita dal raggruppamento societario G.M.C srl – Raffone Placido s.a.s – Dino srl, autorizzandone l’acquisto e la conseguente destinazione ad uffici giudiziari; e a dare mandato al Commissario straordinario per tutti gli atti conseguenti fino alla stipula del contratto d’acquisto».

In pratica, Croce propone o “ impone” al Consiglio di ratificare la decisione della Commissione giudicatrice, tenendo quindi in considerazione solo la parte motiva della sentenza del Consiglio di giustizia ammnistrativa circa l’incompatibilità della giunta ad aggiudicare la gara, ma “tralasciando” le obiezioni sollevate in merito alle procedure di valutazione da parte della commissione. Per il Cga, invece, la strada da percorrere potrebbe essere anche un’altra: annullare tutto l’iter e ricominciare da zero. Imboccando tale via, però, si rischia di perdere i finanziamenti ma soprattutto di dare il là ad azioni di risarcimento da parte del Gruppo Gmc srl, della Neptunia Spa ,della Curia (che hanno già alzato la voce, vedi correlati) e degli altri due partecipanti, che a quel punto sarebbero inevitabili. Come comportarsi, dunque? E questo l’interrogativo a cui il Consiglio comunale vorrebbe dare una risposta certa ed insindacabile e che invece produce mille dubbi ed incertezze, politiche e giuridiche.

Se da un lato c’ è, da parte dei consiglieri comunali, la volontà di non perdere il finanziamento del Ministero per la realizzazione del palagiustizia stellite , dall’altra parte c’è anche troppa paura di sbagliare, causando un danno alle casse dell’ente e rischiando di doverne rispondere personalmente.

Un gruppo di consiglieri comunali , formato dal presidente Pippo Previti, Felice Calabrò, Giuseppe Melazzo, Roberto Nicolosi, Pippo Trischitta, Piero Iannello ed Enzo Messina, questa mattina tra la prima e la seconda convocazione del Consiglio comunale, si è riunito in “camera caritatis” per mettere a punto la strategia migliore, che faccia arrivare a Messina i soldi del Governo, che eviti l’insorgere di giudizi per il Comune e metta il Consiglio comunale al sicuro da azioni di responsabilità. L’idea è quella di intraprendere la “terza via”, disegnando un percorso alternativo rispetto a quello tracciato sia dal commissario Croce che dal Consiglio di giustizia ammnistrativa .

I consiglieri comunali ritengono, infatti, imprudente sia azzerare tutto sia non tenere nella giusta considerazione le obiezioni sollevate dal Cga circa la procedura di valutazione e per questo, attraverso la rimodulazione degli emendamenti già presentati, chiederanno la costituzione di nuova commissione che giudichi le stesse cinque offerte pervenute nel 2009 e stili la nuova graduatoria, confermando o sovvertendo quella precedente.Se alla fine si optasse per questa soluzione, sarebbe destinata a restare in un cassetto l’ipotesi progettuale della torre in vetro da costruire all’interno del cortile in cui sorge anche Palazzo Piacentini, apertamente sponsorizzata dall’Ordine degli avvocati, ma osteggiata da quanti ritengono quella struttura un obbrobrio architettonico

Stasera, gli “attivisti” del Consiglio comunale torneranno a riunirsi per “partorire” l’emendamento o gli emendamenti da presentare domani in Aula. Sperando che non resti semivuota come oggi. (Danila La Torre)