Politica

“Il bancomat delle partecipate”. Cosa è successo nel primo anno di De Luca

“Metteremo in liquidazione le partecipate e le accorperemo al palazzo municipale, e, anche in questo caso, esalteremo le competenze dei dipendenti che continueranno con serenità il loro lavoro”.


Parlava così il sindaco De Luca un anno fa, a pochi giorni del turno di ballottaggio che lo avrebbe portato ad essere eletto sindaco di Messina.

“Finisce l’era del bancomat delle partecipate, della politica e del malaffare» annunciava a gran voce dentro e fuori Palazzo Zanca nei giorni del SalvaMessina a novembre”.

Il programma elettorale

Se poi torniamo al programma elettorale era tutto nero su bianco: «Tutte le società partecipate, incluso Amam, Atm, MessinaServizi Bene Comune, saranno poste in liquidazione e tutte le funzioni ed i servizi, dovranno essere accentrati nell’apparato burocratico municipale, sotto il controllo diretto del sindaco e della giunta comunale, con l’accorpamento nella dotazione organica del comune del personale legittimamente assunto nelle società partecipate, previa riqualificazione professionale e ricollocazione in base alle risultanze dei carichi di lavoro».

Questa “epocale operazione”, così veniva definita, dovrebbe consentire un notevole risparmio di costi, oltre 5 milioni di euro annui. Ma ad oggi siamo ancora nell’alveo del condizionale. Perché nulla si è effettivamente concretizzato rispetto a quelli che erano gli obiettivi: gestore privato per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti ed avvio del servizio porta a porta; realizzazione di fonti alternative di approvvigionamento idrico e riqualificazione delle condotte di distribuzione urbana dell’acqua; eliminazione del tram esistente e realizzazione di un sistema veloce a monorotaia, rialzato su strutture leggere.

Un anno dopo?

Un dato su tutti: le partecipate comunali sono ancora tutte in vita. Anzi nel frattempo ne sono nate altre due, prima Arisme per il risanamento e poi Messina Social City per i servizi sociali. In cantiere ne è rimasta una terza, quella per la valorizzazione del patrimonio comunale che il consiglio comunale per il momento ha deciso di stoppare.

Le poltrone

Dei risparmi ancora non si è vista traccia. In compenso però c’è stata la moltiplicazione dei pani e delle poltrone. Perché dopo la “cacciata” degli ex direttori generali e presidenti dell’era Accorinti, l’amministrazione De Luca ha nominato Cda a tre componenti in tutte le partecipate comunali, anche laddove c’erano amministratori unici, come Amam e MessinaServizi. A cui si sono aggiunti i nuovi di Arisme e Messina Social City.

Quindi in realtà nel variegato mondo delle partecipate il primo anno dell’amministrazione De Luca non ha portato ancora nessuna grande rivoluzione. E’ vero che all’orizzonte ci sarebbero ancora quattro anni, è anche vero però che la vita di questa esperienza amministrativa, stando alle ultime dichiarazioni del sindaco, potrebbe finire a dicembre. Dunque al momento proviamo a tracciare il bilancio di questo primo anno sul fronte partecipate e servizi.

Atm e trasporto

Proprio l’azienda di trasporto pubblico è stata posta in liquidazione pochi giorni fa per fare spazio all’Atm 2.0, una spa che nel giro di sei mesi dovrebbe raccogliere le redini della gestione del servizio di trasporto pubblico locale. Contro la vecchia gestione dell’era Cacciola-Foti, il sindaco De Luca non ha risparmiato attacchi fortissimi a suon di dossier e numeri che certificherebbero una montagna di vecchi e nuovi debiti e una gestione fallimentare. E per questo nei primi mesi è stata messa in moto un’operazione di smantellamento di quanto era stato fatto sul fronte del trasporto pubblico locale.

Lo stravolgimento più grande è stato il nuovo piano di esercizio che ha creato non pochi disagi e che per questo è stato rivisto innumerevoli volte, fino praticamente a tornare a quello di prima, lasciando però il sistema Shuttle come asse portante.

Tanti balzi in avanti e altrettante retromarce sul personale: dei roboanti annunci sui concorsi pubblici per dire basta al sistema delle assunzioni tramite agenzie interinali, passando per la riqualificazione dei lavoratori impiegati nella Ztl per reclutare autisti e informatizzare la sosta a pagamento, si è passati a una selezione per nuovi autisti tramite Centro per l’impiego, quindi senza concorso, e con una “promozione” di aumento delle ore al personale della Ztl che è rimasto lì dov’era.

Del tram rimangono le polemiche e la confusione per l’eliminazione delle corse domenicali e una pietra tombale sul futuristico progetto del tram volante.

I servizi sociali

E’ forse questo il settore che ha visto davvero uno stravolgimento rispetto al passato. De Luca aveva annunciato l’internalizzazione dei servizi e l’addio al sistema delle cooperative. E in effetti così è stato. In fretta e furia e forse bruciando troppe tappe, è nata la Messina Social City che dal 1 marzo gestisce in modo diretto tutti i servizi sociali comunali. Anche in questo caso però dalle invettive ai raccomandati della politica e delle lobbies si è arrivati ad un’infornata di assunzioni in massa di quasi tutti quelli che lavoravano nelle cooperative. Una scelta giusta, se si pensa che potevano rimanere senza lavoro oltre 500 persone. Ma contradditoria rispetto ai concorsi di cui aveva sempre parlato De Luca. Senza dimenticare che, forse per la fretta, dalla Social City sono rimasti fuori lavoratori storici dei servizi sociali che ad oggi sono disoccupati, senza risposte e senza appigli.

I rifiuti

L’amministrazione De Luca è stata sempre chiarissima: gestione dei rifiuti ai privati e addio a MessinaServizi. A sostegno è anche arrivato il fallimento di Messinambiente e l’obbligo di privatizzare imposto dalla Legge Madia. Tra i dubbi e le richieste di approfondimento mosse da consiglio comunale e sindacati, l’amministrazione però ha preso tempo. La giunta ha votato la messa in liquidazione di MessinaServizi, ma ad oggi la società cammina a ritmi serratissimi e lavora come se non dovesse morire mai, per dirla con le parole del suo presidente Pippo Lombardo.

MessinaServizi in questi mesi ha mosso passi importanti, dalla nuova pianta organica all’organizzazione della grande rivoluzione del porta a porta, con gare d’appalto e nuovi acquisti. Non è stata però rispettata nessuna delle ottimistiche scadenze che lo stesso De Luca aveva dato: 30% di differenziata entro ottobre scorso, poi entro marzo, poi addio ai cassonetti dal 1 giugno e 65% di differenziata entro il prossimo luglio. Al di là delle date però la società adesso è davvero pronta per iniziare con il porta a porta. Un anno di lavoro coronato da un passo che sta per essere compiuto.

All’appello però mancano i numeri. Mancano cioè i bilanci di questo primo anno del nuovo corso a trazione De Luca. E quelli saranno fondamentali per leggere dal punto di vista economico-finanziario come sono andate le cose.

Francesca Stornante