Società

Il caso: l’aiuola “impossibile” di via Tommaso Cannizzaro

MESSINA – I ciclamini prima ci sono, poi non ci sono più. Per ben due volte. Ladri di fiori? Affatto. “Perché sotto terra ci sono i bulbi originali da me piantati allora. Hanno falciato le piantine col decespugliatore”.

Alessandro non si da pace. Per ben due volte ha piantato ciclamini nello sterrato intorno l’alberello sul marciapiede di via Tommaso Cannizzaro, per ben due volte un bel mattino non le ha trovate più. Meglio la terra nuda, il marciapiede brullo, deve aver pensato qualcuno. O proprio non si tollera che un commerciante abbellisca lo spazio davanti la propria bottega, prendendosi nello stesso tempo cura di un’aiuola pubblica?

La prima volta era successo a novembre scorso, e Alessandro aveva pensato al gesto di un vandalo: “Avevo messo a dimora dei ciclamini nell’aiuola antistante la mia tabaccheria per dare un po’ di colore e di verde naturale per tutti coloro che transitano quotidianamente e ne sanno apprezzare la bellezza. Prescindendo da una valutazione di tipo economico sul valore dei beni asportati, inferiore ai 10 euro, ancora una volta non ci resta che evidenziare il profondo senso di inciviltà e disonestà di qualcuno dei nostri concittadini che crede che non esista una differenza tra ciò che è di sua proprietà e ciò che non lo è”, aveva commentato sconfortato.

Ma non si era arreso: aveva acquistato nuove piantine e ridato vita alla fioriera. Proprio in quella occasione, però, e anche qualche giorno fa quando sono stati nuovamente asportati i ciclamini, si era accorto che i bulbi c’erano ancora, arrivando alla conclusione che le piantine non erano state rubate ma falciate, forse da chi si occupa per mestiere dell’arredo pubblico.

“Stai a vedere che ho commesso un abuso – si chiede il commerciante – saremmo all’assurdo che bisogna chiedere un permesso per rendere più bello un pezzo di (non) verde pubblico rendendolo verde appunto. Ma se anche così fosse, che senso ha quel che è accaduto?”.

Giriamo la domanda ai nostri lettori.