Società

Il Centro del Buon Pastore spegne la sua prima candelina

Il Centro del Buon Pastore è nato dal desiderio dei suoi volontari, in pieno spirito pastorale come dice il suo stesso nome, di fare qualcosa concretamente per i più bisognosi. È una struttura polifunzionale a sostegno delle fragilità e, per tutto l’anno, si è occupato della cura verso i nuclei familiari meno abbienti, soprattutto verso i più piccoli, collezionando molti successi.

Sembra difficile da immaginare, ma la povertà nel nostro territorio è davvero consistente, per questo il ruolo svolto dal Centro diviene ancor più fondamentale, “non possiamo pensare esistano davvero dei bimbi le cui famiglie non abbiano soldi per i pannolini, invece in Italia sono un sacco. Il sistema sanitario non va bene per niente, puntiamo a raggiungere i più alti livelli tecnologici, perdendoci nel banale: la povertà. Vi è una grossa povertà sanitaria e infantile, abbiamo tantissime storie da raccontare, un papà italiano, per esempio, ha trovato qui il regalo della prima comunione per i figli. Non vogliamo più vedere questa povertà ma siamo felici per ciò che abbiamo conquistato in quest’anno meraviglioso, è il segno che avevamo visto giusto, la direzione era quella” afferma Francesco Certo.

Tantissimi, infatti, i progetti realizzati: “Rifarmaco”, in collaborazione con il Banco Farmaceutico, per la distribuzione di farmaci ai bisognosi, anche on the road per curare i senza tetto; “Passo dopo Passo”, con Meter&Miles, per i ragazzi disabili tra i 20 e i 40 anni che vogliono acquisire e migliorare la facoltà di leggere e scrivere; “Prima Vita” con Spaccio Alimentare, per donare pannolini e omogeneizzati.

A festeggiare con il Buon Pastore sono l’Onlus Terra di Gesù e l’Università di Messina, a questa vanno, infatti, i più sentiti ringraziamenti per aver concesso in comodato d’uso i suoi locali, in cui un tempo sorgeva la segreteria di Scienze Politiche, sentendosi da subito vicina al progetto. All’Università è stato, quindi, consegnato il Premio Medico di Carità 2019.

Una collaborazione così forte è fondamentale, soprattutto in questo momento storico, dimostrando come il nostro territorio sappia essere unito dalla passione, dallo spirito di solidarietà e di integrazione.

Così, infatti, si è espresso Monsignore Cesare Di Pietro, presente all’evento: “a parlare qui sono i fatti non la retorica, qui tutto palpita di vita e l’Università di Messina non si è privata dei suoi locali, li ha aperti, piuttosto, alla cultura. Questo centro propone una cultura della vita, offre all’Università una cultura a 360 gradi, grazie a Cuzzocrea e al taglio dato al suo rettorato, dedicato all’umanizzazione”.

Non resta, allora, che soffiare la candelina e festeggiare insieme, il prossimo invito sarà ad ottobre per il report sanitario su tutte le attività svolte.