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“Il Covid ha portato via mio marito e colpito pure me. L’aiuto psicologico è necessario”

Sono Anita, ho 50 anni e per tutto il mese di aprile sono stata ricoverata al Policlinico Universitario di Messina per Covid. Per i primi 4 giorni sono stata ricoverata, a due stanze di distanza, con mio marito Salvo, anche lui 50 anni, ma il 6 aprile mi ha lasciata da sola a combattere questo maledetto virus.

Approfitto per fare una nota di grande merito a tutto il reparto Covid del Policlinico, tutti hanno fatto di tutto per salvarmi, a dire dei medici anch’io ero molto grave, e starmi vicino per farmi sentire meno la solitudine che il covid ti porta.

Si è soli. Ho saputo della morte di mio marito tramite il gruppo di scuola whatsapp di mio figlio di 14 anni. Sono subito stata supportata per il mio immenso dolore dalla psicologa dell’ospedale e da tutto il personale medico e paramedico. L’unico contatto con l’esterno erano i loro occhi. Ho sopravvissuto in ospedale per un mese convivendo, con il dolore di aver perso mio marito. Avevo 16 anni quando mi sono fidanzata con lui; la paura di morire e lasciare anch’io i miei figli di 20 e 14 anni; la paura per i miei figli, anche loro positivi, soli in casa ad affrontare il loro dolore e le loro grandi paure; paura per i miei genitori positivi e con altre patologie; paura per mia sorella Nicoletta sola ad aiutare tutti noi, solo l’amore può darti questa forza; paura per la mia amica Barbara che poteva crollare davanti alla paura di perdermi e non poteva permetterselo perché insieme a mia sorella è stata la mia roccia di sostegno; paura per tutti quelli che mi vogliono bene, i familiari di mio marito, mia suocera Lina, i miei cognati, i miei nipoti, i miei amici, le mie sorelle di cuore, i miei zii i miei cugini, Giuseppe, Mariangela, che hanno sostituito me e mio marito con i miei ragazzi, i professori di mio figlio, che vivevano nel terrore di perdere anche me; il dolore degli altri pazienti che supplicavano in lacrime i medici di non farli morire; il dolore di vedere i lettini con volti coperti dalle lenzuola. Paura, solo paura.

Il tempo era sospeso, guardavo fuori dalla finestra e vedevo la vita scorrere mentre io ero ferma, immobile dal dolore. Sono uscita da positiva dall’ospedale e, per evitare altro isolamento ai miei figli, sono andata a casa di mia mamma. Mi sono negativizzata dopo 56 giorni. Ho sempre pensato di essere una donna forte ma questa tragedia mi ha reso debole. Provo un dolore immenso e non riesco a “muovermi” verso la nuova normalità. Ho trovato nel mese di giugno il coraggio di andare in presenza dallo psicoterapeuta, il dott. Fabio Manenti, servizio offerto per i malati post Covid dall’Asp di Messina. Ho trovato subito un grande aiuto e supporto psicologico. Con il dott. Manenti riesco ad esternare tutte le mie emozioni. Lui mi sta aiutando a “nascere” perché forse anch’io sono morta in ospedale. Da oggi però sono molto sconfortata e non dovrei, come dice il dott., perché in questo tragico periodo della mia vita devo cercare di pensare più positivamente possibile. Ho saputo che le autorità competenti stanno pensando ad un depotenziamento del servizio di supporto psicologico. Io come farò? Non posso permettermi economicamente l’aiuto a pagamento. Ora sono sola a dover crescere i miei figli. Vi supplico non interrompete questo servizio di assistenza psicologica in presenza. Io non so affrontare da sola la mia nuova vita, ho bisogno che qualcuno mi insegni a camminare ed anche a saper rialzarmi dopo le cadute. La vita per me oggi è qualcosa di surreale. La somma di tutti i dolori della mia tragedia da un valore troppo grande, non posso “contare” da sola. Dovete, per favore, mantenere il supporto psicoterapeutico per dare continuità terapeutica “alla ripresa della mia/nostra vita” evitando si cronicizzino i dolori .Non vorrei trovarmi costretta a ripetere la mia sofferenza ad un altro psicologo o addirittura ad un psicologo online. Non voglio più sentire il rumore assordante della solitudine. Vi prego aiutatemi , aiutateci”.