La Tari approvata dal Consiglio per senso di responsabilità ed il gioco delle parti

Votiamo sì turandoci il naso”. Oltre a calzare a pennello in tema di rifiuti a Messina la dichiarazione di voto di Giuseppe Santalco, Pd, è illuminante sulle dinamiche dell’Aula e sulle motivazioni dei Consiglieri comunali.

La giunta Accorinti, ancora una volta, ha potuto contare sulla nuova maggioranza bulgara e trasversale ( composta anche da rappresentanti di quellicheceranoprima) che mercoledì notte ha approvato una Tari che ha cambiato solo un paio di virgole rispetto alla Tares, ridotto di poco più di 50 mila euro il Piano finanziario da 42 milioni di euro dello scorso anno, arrivato in Aula come una sorta di fotocopia del precedente salvo alcuni ritocchi. Quanto ai cittadini, i più fortunati risparmieranno 20 o 30 euro, a fronte di costi di gestione che rispetto all’anno scorso non sono stati abbattuti a dispetto degli annunci dell’amministrazione.

Il voto sulla Tari merita alcune riflessioni rispetto ad una giunta che ha seguito gli stessi percorsi, anche politici, dei tanto odiati predecessori, si è vista costretta a far pagare ai cittadini l’intero ammontare del costo di gestione (ma la responsabilità è della normativa nazionale) e non è riuscita a fare nessun miracolo annunciato, ma anche rispetto ad un Consiglio comunale le cui motivazioni lasciano perplessi.

Intanto l’esito del voto: 20 favorevoli, 5 contrari, 1 astenuto, il che equivale a dire che in Aula, su uno degli argomenti più importanti per i messinesi, le tasse da far pagare su una raccolta dei rifiuti a dir poco improbabile, c’erano solo 26 consiglieri su 40. Questa cifra non è un’eccezione, è, con variazioni minime, la regola. Chissà perché gli altri si sono fatti eleggere visto che nei momenti di pienone si arriva al massimo a 30 presenti.

Andando a rileggere le dichiarazioni dei 20 favorevoli si scopre che, così come avvenuto per il Piano di riequilibrio questa Tari ed il Piano finanziario sono indigeribili ai consiglieri che contestano il servizio, i risultati, le indennità pagate ai consulenti, gli sprechi, la filosofia di gestione, la mancata raccolta, la piattaforma di Pace ed un lungo elenco di doglianze ma nonostante ciò la votano, come dice Santalco “turandosi il naso”. I 20 con il naso tappato sono in gran parte Udc, Dr, Megafono, Forza Italia, SiAmoMessina, e tre capigruppo area Pd, una nuova maggioranza trasversale che contesta quotidianamente la giunta anche sul colore delle magliette del sindaco ma è abilissima a lanciare le ciambelle di salvataggio all’occorrenza, in nome del “senso di responsabilità”.

A determinare infatti l’esito del voto sono state le dichiarazioni del segretario generale Le Donne e del vicesindaco Signorino che hanno ricordato ai presenti che in caso di bocciatura i 42 milioni di euro, invece che i messinesi,li avrebbero dovuti trovare il Comune con le conseguenze ben note per un Palazzo a rischio default. Insomma, il rischio era tornare tutti a casa.

Ecco che, così come per il Piano di riequilibrio il ritornello è stato “voto questa cosa invotabile per senso di responsabilità”.

Sull’altro fronte quindi ci sono quelli che secondo questa logica sarebbero “irresponsabili”, ovvero i 5 che hanno votato contro la delibera di giunta: Daniele Zuccarello, Antonella Russo, Claudio Cardile e Simona Contestabile (tutti e 4 Pd) e Nina Lo Presti, ex CMdb, ora Gruppo misto. La Barrile, Pd, si è astenuta. Quindi i contrari erano tutti del Pd, mentre a far da sponda alla Tari sono stati Centro-destra, Dr, Megafono e Udc.

Da un lato quindi c’è chi ha votato sì seguendo la logica della “responsabilità”, ovvero le conseguenze in caso di bocciatura, dall’altro chi ha detto no per coerenza e per principio. Se il servizio è un disservizio e viene fatto gravare sui cittadini, se l’amministrazione non ha rispettato gli impegni, dicono, non chiedeteci di approvare un Piano finanziario che non piace neanche allo stesso commissario Ciacci che l’ha firmato con riserva. Ci sono due “sensi di responsabilità” uno rivolto verso il Palazzo, l’istituzione messa a repentaglio dalla bocciatura, ed un altro verso i fruitori del servizio e unici sostenitori dei costi di gestione, cioè i cittadini.

Da un lato c’è un’amministrazione che ha ripercorso gli stessi passi dei predecessori, compresi quelli della “strategia diplomatica” per avere l’approvazione del Piano, dall’altro un Consiglio che ha fatto pesare quelle ciambelle di salvataggio, che rischiano di diventare cambiali per i prossimi anni. Lo stesso Fabrizio Sottile lo ha sottolineato: “Signor sindaco si ricordi di chi oggi sta votando questa Tari”.

C’è poi il senso di responsabilità a corrente alternata. Per il Piano di riequilibrio, ad esempio, sul quale grava il rischio del dissesto e quindi era scontato il sì del Consiglio, Giuseppe Santalco, capogruppo Felice per Messina, ha definito la giunta un’accozzaglia di incompetenti e ha chiesto le dimissioni di Signorino, scordandosi dieci giorni fa il senso di responsabilità rispolverato invece mercoledì sera quando si è capito che la Tari poteva essere bocciata. Anche Paolo David, capogruppo Pd, che sul Piano di riequilibrio ha fatto fuoco e fiamme, è passato a più miti consigli per la Tari, sempre per “senso di responsabilità”. Stessa posizione per il terzo capogruppo di area Pd, Francesco Pagano. I tre capigruppo Pd quindi hanno votato in direzione opposta ai loro colleghi di partito, ennesima dimostrazione che c’è qualcosa che non va. Giuseppe Trischitta, capogruppo Forza Italia, è riuscito a cambiare idea tre volte nell’arco della stessa seduta, passando dal sì iniziale, al no dopo lo scontro con Zuccarello e tornando al sì quando i numeri erano traballanti. Per alcuni quindi il “senso di responsabilità” non è un valore assoluto, ma dipende dalle circostanze,cioè da quanto a rischio sia la ciambella di salvataggio per quella giunta che sostengono di contestare. Gli assenti poi (ben 14 su 40 eletti), si sa, hanno sempre torto, soprattutto quando il voto su un balzello così pesante rischia di essere un boomerang per chi l’ha votato. Ed allora meglio non esserci, soprattutto per quanti “non esserci” è una regola in Consiglio.

L’amministrazione Accorinti ha fatto appello a quel senso di responsabilità che è lo stesso al quale si appellavano i vecchi amministratori . I consiglieri, ieri come oggi, hanno fatto appello allo stesso senso di responsabilità, che serve a far quadrato all’occorrenza. Le strategie e le dinamiche sono le stesse del passato. Il copione si ripeterà per il consuntivo 2013 e poi, chiuso il sipario, lo show anti-Accorinti riprenderà su temi più vacui, più scenografici forse, più d’effetto ma meno di sostanza. Qualcuno si è definito eroico per aver detto no all’isola pedonale di via dei Mille, dichiarandosi vittima di una “persecuzione” di una dittatura che non ama il confronto. Salvo poi approvare una Tari definita inaccettabile e presentata da questa “ditattura”. Tanto, basta turarsi il naso.

Rosaria Brancato