Operazione Beta, Borella si difende

E' durato circa un'ora e mezzo il confronto tra l'imprenditore Carlo Borella e il giudice Salvatore Mastroeni, che ha disposto per lui gli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta Beta. Il costruttore, assistito dagli avvocati Isabella Barone e Alberto Gullino, ha risposto difendendosi, e chiarendo i suoi rapporti con Biagio Grasso, il suo direttore tecnico oggi in carcere a Milano, accusato di essere la "cassaforte" del catanese Vincenzo Romeo.

Borella, rientrato dal Congo domenica sera e consegnatosi ai carabinieri del Ros all'aeroporto di Fontanarossa, ha chiarito tutti i passaggi ripercorsi dall'inchiesta della Procura di Messina, sottolineando in particolare che si tratta di fatti già oggetto del processo in corso, denominato Buco Nero.

I carabinieri svelano infatti i retroscena dei passaggi societari dalla Demoter, la holding madre dell'ex presidente di Anci Messina, alla Cubo e alla Brick.

Due aziende nate, secondo l'accusa, per evitare che i grossi appalti in corso della Demoter venissero vanificati o passassero di mano, per via dei guai della casa madre, incappata nelle interdittive antimafia proprio per via dei rapporti poco chiari di Grasso.

Passaggi societari fittizi, perché la disponibilità resta in capo a Borella – ed è questa l'accusa principale al processo già in corso seguito all'inchiesta Buco Nero sul crack vero e proprio. Ma volti anche – e questi sono gli sviluppi scoperti dai carabinieri con l'operazione Beta – a permettere al socio occulto Romeo di recuperare i soldi investiti.

I difensori non hanno depositato richieste al giudice e stanno valutando se ricorrere al Tribunale della Libertà.

Alessandra Serio