Concorso vigili urbani, i vincitori denunciano nuove “stranezze” su uno dei ricorsi presentati al Tar

I giorni passano, le settimane scivolano via come nulla fosse, ma per loro, i 20 vincitori del concorso di polizia Municipale, il tempo ha assunto una valenza ben diversa, perché la fine dell’odissea sembra ancora lontana e, purtroppo, le “stranezze” continuano a presentarsi. Al momento, lo ricordiamo, i quasi vigili sono ancora in attesa del parere che l’Avvocatura deve fornire al sindaco Buzzanca rispetto alla possibilità, da parte dell’amministrazione, di procedere alla messa in servizio del personale nonostante i contenziosi giudiziari non siano ancora terminati. Sebbene, infatti, il Tar di Catania abbia ritenuto irricevibili i tre ricorsi presentati (di cui peraltro uno ancora da discutere) per difetto di competenza, nei successivi trenta giorni al verdetto un concorrente ha inoltrato ricorso al Tar del Lazio.

Ma come detto, più passa il tempo più la vicenda si fa complicata e i 20 vincitori di concorso, appositamente riunitisi in comitato, spiegano il perché in modo chiaro e circostanziato, trattandosi di un fatto che «se confermato – scrivono – oltre ad amareggiarci per le vicende che ci riguardano in prima persona, da cittadini Messinesi ci indigna, gettando delle ombre sull’attenzione e l’operato dell’Amministrazione nella gestione della cosa pubblica, sempre più predominio di ristrettissime cerchie». I fatti di cui parlano i componenti del comitato riguarda proprio il terzo riscorso, come detto non ancora esaminato al Tribunale di Catania (udienza 22 marzo) , ma soprattutto lo studio legale che ne ha curato la presentazione: «Segnaliamo – affermano – un grave episodio di conflitto di interessi derivante dal fatto che professionisti avvocati svolgenti la loro opera come membri del Collegio di difesa del Comune di Messina, quindi legati da vincoli professionali oltre che etici e/o deontologici, non esitano a far uscire dal loro Studio professionale atti e iniziative giudiziarie promosse contro il Comune medesimo che pure assistono e difendono».

La denuncia dei quasi genti, fa riferimento «al ricorso che risulterebbe patrocinato da un avvocato, Gaetano Mercadante, facente parte di un noto Studio Legale Associato Falzea, di cui un suo autorevole componente, Paolo Falzea risulta essere membro del Collegio di difesa del Comune. Nei fatti dunque, essendo ben chiara a molti la modalità operativa di uno studio associato, sembrerebbe che all’interno di uno medesimo Studio Legale Associato (che condivide con i suoi componenti ambienti di lavoro e, soprattutto, interessi economici) vi siano, da una parte, avvocati, lo stesso Falzea, appunto che si occupano continuativamente della difesa del Comune percependo soldi pubblici per le prestazioni professionali elargite quale membro del collegio di difesa e, dall’altra suoi colleghi e soci di studio (Gaetano Mercadante) che, in evidente conflitto di interessi, propongono azioni contro il medesimo Comune».

Per i vincitori si tratta di uno scenario che violerebbe palesemente alcune norme del codice deontologico forense, ma soprattutto, allenterebbe ulteriormente una proceduta già sufficientemente “appesantita” proprio da coloro che dovrebbe fare gli interessi stessi dell’amministrazione: sebbene infatti, anche per il terzo ricorso in questione, il Tribunale di Catania si esprimerà in modo negativo (difetto competenza) così come per gli altri due, i ricorrenti, esattamente come gli altri, avranno diritto, nei successivi trenta giorni, di inoltrare tutta la documentazione al Tar del Lazio, come già fatto da qualcuno. E di nuovo tutto da capo. Cresce dunque la rabbia dei quasi vigili, che di fronte alle continue attese non è escluso possano decidere di ricorrere anche loro alle vie legali.