Il caso Genovese alla Camera, parla Leone

Slitta di 24 ore la relazione sul caso Genovese alla Camera dei Deputati. L'onorevole Antonio Leone (Ncd) riferirà domani ( giovedì 10 aprile) alla Giunta per le autorizzazioni a procedere le sue conclusioni in merito alla richiesta di arresto di Francantonio Genovese avanzata dalla Procura di Messina nell'ambito dell'inchiesta sulla Formazione. Il deputato esporrà alla Giunta le accuse contestate all'esponente messinese del Pd, inquadrandole nell'inchiesta più in generale.

I 21 deputati che compongono la Giunta hanno esclusivamente un compito di consulenza sulla legittimità della richiesta di arresto, il voto finale è poi rimesso a tutti i deputati .La relazione di Leone, peró, costituirà il fondamento delle discussioni di merito. Ovviamente dirà la sua anche "l'imputato" Genovese, che ha già depositato le sue considerazioni alla Camera. Una memoria corposa, quella dell'onorevole, che risponde punto per punto alle contestazioni degli inquirenti messinesi, e non lesina gli "attacchi" trasversali alla stessa genesi e all'impianto dell'indagine.

Il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, che ha coordinato il caso, si è mosso su più livelli, indagando sotto tutti i profili la gestione degli enti di formazione che facevano riferimento ai due principali esponenti politici locali, da Genovese all'ex sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca. Il magistrato ha passato in rassegna i conti, i contratti di affitto e di noleggio, l'attività effettiva dei corsisti. Poi ha ascoltato i principali protagonisti del settore, per esempio l'ex assessore Mario Centorrino e il direttore del Dipartimento Ludovico Albert. Infine, ha messo sotto controllo i telefoni dei principali indiziati, o ha acquisito le intercettazioni svolte nell'ambito di altre indagini.

Proprio la tecnica utilizzata da Ardita per captare alcune conversazioni di Genovese è una delle principali contestazioni dell'interessato, che nella memoria parla di espedienti messi in campo per aggirare le guarentigie costituzionali riconosciute agli onorevoli.

Genovese delinea un clima di forte sospetto e "pregiudizio" nei confronti del suo operato e della sua famiglia, nonché nei confronti del mondo della formazione professionale in generale. E punta il dito contro una presunta "persecuzione" nei suoi confronti, testimoniata per esempio dal fatto che sono state puntualmente rigettate le memorie difensive, i documenti prodotti dagli indagati, le stesse dichiarazioni di disponibilità a "risarcire" l'ammontare della contestazione (disponibilità che non ha evitato successivi nuovi sequestri, per esempio).

In qualche passaggio la memoria difensiva di Genovese ricalca la battaglia tra accusa e difesa che si sta già combattendo in aula, a Messina, al processo scaturito dalla prima tranche di inchiesta, quello che vede alla sbarra la moglie Chiara Schiró. Processo celebrato ieri in un'aula come sempre affollatissima. Un'altra udienza fiume, quella di ieri. In mattinata i difensori hanno contestato la deposizione di uno dei consulenti della Procura, il dottor Megna, impegnato negli accertamenti contabili sfociati nel secondo filone di inchiesta, quello incentrato sul ruolo di Genovese appunto. La Corte ha ascoltato le eccezioni e si è riservata la decisione.

Udienza aggiornata dalle 12 alle 14.30, quindi, e nel pomeriggio è toccato al consulente Barreca, quello che ha spulciato i conti di Aram, Ancol e Lumen. Barreca è stato "interrogato" dagli avvocati Alberto Gullino e Marcello Scurria, difensori dei fratelli Capone. I difensori gli contestano in particolare i criteri utilizzati per la stima degli immobili, le cifre di affitti e vendite, le valutazioni sulla congruità dei prezzi delle forniture. Poi tutto rinviato al 29 aprile, quando Barreca tornera' al banco per rispondere agli altri numerosi avvocati difensori. Terminato l'esame del consulente si dovrebbe poi passare alle "note dolenti": la perizia sulle intercettazioni telefoniche e il flusso informatico captato nel corso delle indagini. Nella lunga udienza di ieri, terminata alle 20, ha avuto il tempo di prendere la parola l'ex assessore Capone il quale, rendendo dichiarazioni spontanee, ha raccontato dello sfratto dell'Aram da uno degli immobili in affitto ed ha chiesto l'acquisizione della documentazione relativa.

Alessandra Serio